Corriere della Sera, 11 febbraio 2023
Il tour di Lula negli Usa
«Il Brasile è stato isolato dal mondo per quattro anni: fake news al mattino, al pomeriggio e la sera», ha detto il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, in visita a Washington. «Suona familiare» ha replicato Joe Biden, accogliendolo nello Studio Ovale. «Entrambe le nostre nazioni sono state messe alla prova di recente, entrambe respingono la violenza politica».
Poco più di 24 ore per dimostrare all’America, e al mondo, che il Brasile è tornato e vuole contare sullo scenario internazionale. È stata una giornata intensissima per il non più giovane (77 anni) Lula, che in mattinata aveva colto l’occasione per rivedere qualche vecchio amico di sinistra. Il primo faccia a faccia è stato con Bernie Sanders, 81 anni, senatore socialista-democratico del Vermont che sfidò Biden per la nomination alle presidenziali, con cui si sono frequentati molto via videochat ma è la prima volta che si stringevano la mano di persona. Quindi, ha incontrato tre deputati del partito democratico tra cui Alexandria Ocasio-Cortez che, dopo l’assalto ai palazzi del potere di Brasilia lo scorso gennaio, era stata tra i primi a chiedere a Biden di «non dare rifugio» all’ex presidente Bolsonaro in Florida, dove si trova dal 30 dicembre e, scaduto il visto diplomatico, ha fatto richiesta di visto turistico e iniziato a tenere comizi. Lula ha visto anche i rappresentanti del più grande sindacato Usa (Afl-Cio). Nel pomeriggio, prima del vertice con Biden, il presidente brasiliano ha detto a Christiane Amanpour della Cnn che Bolsonaro è «un falso emulatore di Trump che non ha alcuna chance di tornare alla presidenza».
Lo scambio
Lula: «Da noi fake news al mattino, pomeriggio, sera». Biden: «Mi suona familiare»
I due leader sono sulla stessa lunghezza d’onda sulla condanna all’estremismo politico e la difesa dell’ambiente. Biden ha parlato di una ripresa dei finanziamenti al Fondo Amazzonia, oggi sostenuto solo da Norvegia e Germania, che erano stati sospesi nel 2019 a causa dell’aumento della deforestazione sotto Bolsonaro. Molto distanti, invece, le posizioni sulla guerra in Ucraina. Strenuo sostenitore di una «terza via», di cui ambisce ad essere protagonista, il presidente sudamericano ha illustrato alla Casa Bianca la sua proposta di mediazione: un «club della pace» che includa Paesi come India e Cina. Idea che porta la firma del suo consigliere Celso Amorim, eminenza grigia della politica estera lulista: «Non è stato saggio espandere la Nato – dichiarò in novembre – ma dobbiamo guardare all’urgenza di un negoziato di pace e noi possiamo aiutare con una voce alternativa». Voce che Washington ha già spento. Qualsivoglia gruppo negoziale, hanno ribadito fonti dell’Amministrazione Usa, deve riconoscere che la Russia è l’aggressore e l’Ucraina si sta difendendo.
Lula, che ha di fatto mantenuto la linea «neutralista» di Bolsonaro, ha respinto la richiesta tedesca di inviare munizioni in Ucraina e ha più volte contestato le sanzioni alla Russia. Pur dichiarando alla Cnn che Kiev «ovviamente ha il diritto di difendersi», Lula ha ripetuto ieri che non invierà munizioni: «Non voglio unirmi alla guerra, voglio porre fine alla guerra».