Corriere della Sera, 11 febbraio 2023
La Moldavia ha paura della Russia. La premier si dimette
Bombe e 007, black out e complotti. La guerra in Ucraina innesca una psicosi da accerchiamento nella vicina Moldavia. La premier si dimette e lascia le leve del comando a un esperto di sicurezza interna. Il timore è che Vladimir Putin, frustrato nelle sue ambizioni neo-sovietiche in Ucraina, provi a mangiarsi due bocconi più piccoli: la Moldavia, appunto, e la Georgia.
L’allarme l’aveva lanciato il presidente ucraino giovedì a Bruxelles: «Abbiamo intercettato piani russi per la distruzione della democrazia in Moldavia – aveva dichiarato Zelensky —, conosciamo il come, il chi e il quando del piano per stabilire il controllo russo. Ne ho parlato con la presidente moldava Maia Sandu».
Buona parte dell’esecutivo moldavo guidato dalla premier Natalia Gavrilita ha passato la settimana a Bruxelles. Consultazioni con europei (e americani) devono aver confermato lo scenario spinoso per il futuro prossimo. Così il governo è rientrato in patria e ieri il potere è passato da un esponente all’altro dello stesso partito filoccidentale. Dalle elezioni del 2021, il Pas, Partito di azione e solidarietà, ha una solida maggioranza in Parlamento e non sono emerse spaccature interne. Così, in coordinamento con la presidente, anch’essa filoccidentale, verso l’ora di pranzo la premier Natalia Gavrilita si è dimessa e tre ore dopo Dorin Recean ha ricevuto l’incarico.
Gavrilita è una economista, con master a Harvard, occidentalista purosangue, ma forse non si è sentita abbastanza attrezzata per affrontare le turbolenze che prevede l’intelligence di Zelensky e che i suoi 007 confermano. Il premier incaricato, Recean, è invece un ex ministro dell’Interno e consigliere per la sicurezza della Presidenza, uomo ben addentro ai servizi segreti e alla polizia.
Con l’Europa
L’esecutivo guidato da Natalia Gavrilita è stato per una settimana a Bruxelles: consultazioni
La Moldavia è un’ex repubblica socialista sovietica divenuta indipendente nel 1991 e ha una parte del suo territorio (la Transnistria) controllato da ribelli filorussi con anche la presenza di truppe regolari di Mosca. Una situazione del tutto simile alla Georgia, altra ex repubblica dell’Urss, e alle stessa Ucraina. Le tre rientrano nello «spazio sovietico» che Putin rivendica come area di influenza, ma se Ucraina e Moldavia hanno governi che guardano a Ovest, la Georgia da qualche anno è fieramente filo putiniana. Il quadro internazionale ha avuto uno scossone con l’invasione dell’Ucraina e l’inaspettata resistenza di Kiev.
Ieri è scattata l’ennesima raffica di missili russi sulle infrastrutture energetiche dell’Ucraina. Il 14 gennaio era stato colpito un condominio a Dnipro (47 i morti), il 26 una seconda ondata, ieri la terza, per una media di un attacco ogni due settimane. La contraerea ucraina sostiene di aver abbattuto 61 dei 71 missili, ma gli effetti sono stati comunque sensibili forse grazie anche all’uso di droni. La maggior parte del Paese ieri sera era al buio. Il 75% dell’energia che veniva da centrali termiche è persa, così come il 45% da fonte nucleare.
Zelensky ha sostenuto che dei missili russi hanno violato lo spazio aereo di Moldavia e Romania e ha approfittato per ribadire la sua tesi: la Russia non si fermerà alla sola Ucraina e le armi occidentali servono a difendere tutta Europa. La Moldavia ha confermato il passaggio del missile, la Romania (parte della Nato) lo ha opportunamente negato.
Sale anche la pressione sul fronte del Donbass. I russi si avvicinano all’obiettivo di circondare Bakhmut, ma hanno subìto una sconfitta nel tentativo di sfondamento nella zona di Vuhledar, poco più a sud. Le truppe di Mosca hanno abbandonato una trentina di veicoli blindati dandosi alla fuga.