Corriere della Sera, 11 febbraio 2023
Meloni non ha tempo per andare all’Eliseo ma lo trova per Zelensky?
PARIGI Mercoledì sera, quando è stato chiaro che Zelensky sarebbe arrivato troppo tardi, le autorità francesi hanno cancellato la cerimonia agli Invalides, vicino alla tomba di Napoleone, con la stessa fretta con la quale l’avevano messa in piedi. Ed Emmanuel Macron, che già aveva annullato la serata a teatro con la moglie Brigitte, ha aspettato il presidente ucraino direttamente sul cortile dell’Eliseo, dove è finalmente arrivato alle 22 e 10.
Sono stati giorni di sorprese e di concitazione, nel governo francese. La prima sorpresa, mercoledì mattina, è stata la notizia che – nonostante le trattative per una visita solenne a Parigi – il presidente ucraino era andato invece a Londra, a parlare di aerei da combattimento e piloti. Quindi telefonate agitate e nuovo invito volante a Zelensky e poi al cancelliere tedesco Scholz, per rimettere l’Europa anche simbolicamente al centro dei giochi.
La seconda sorpresa, giovedì mattina: la cena notturna e improvvisata a tre Macron-Scholz-Zelensky era andata bene, lo smacco diplomatico a favore di Londra sembrava scongiurato, ma neanche qualche ora per tirare un sospiro di sollievo ed ecco che la leader italiana Meloni rovinava la festa, definendo l’incontro «inopportuno».
Vista da Parigi, la protesta italiana resta a dir poco curiosa: quello di mercoledì sera non è stato un vero vertice ma una riunione informale e soprattutto – fa notare una fonte al Quai d’Orsay —, da tempo Macron aveva invitato Meloni a Parigi: «Se la leader italiana per settimane non è riuscita a trovare un buco in agenda per venire all’Eliseo, davvero lo avrebbe trovato all’improvviso mercoledì?».
Qui c’è il nocciolo del problema: dopo la crisi sui migranti della Ocean Viking, a novembre, la collaborazione tra Italia e Francia è andata avanti con una decina di incontri a livello ministeriale perché gli interessi spesso – non sempre – coincidono; ma quando serve uno scatto, quando c’è bisogno di un’intesa e una fiducia reciproca tra i leader, gli automatismi tra Roma e Parigi ancora non ci sono. E, fanno notare i francesi, non certo per colpa dell’Eliseo.
È questo il senso anche dell’ultima dichiarazione di Macron, nella notte, alla fine del consiglio straordinario di Bruxelles: «Non ho avuto un incontro bilaterale con la presidente del Consiglio Meloni ma ci siamo incrociati. Io sono sempre rispettoso delle persone e delle loro scelte. È una questione di principio. E sono felice soprattutto che faremo insieme una cosa importante per l’Ucraina, con la consegna del Samp-T (il sistema italo-francese di difesa anti-aerea, ndr). È questo ciò che conta, l’efficacia». La cooperazione continua, il lavoro più o meno di routine non può che andare avanti: ma niente di straordinario e di personale, come una cena organizzata di corsa all’Eliseo, perché nella visione di Parigi la prima a sembrare non interessata è Meloni.
Nella conferenza stampa di ieri la presidente del Consiglio italiana ha spiegato che il problema dell’incontro di Parigi era l’assenza di «25 capi di governo dell’Unione europea», non solo la sua.
«Non credo che la premier italiana possa parlare a nome degli altri europei, la presidenza semestrale spetta alla Svezia», dice in un italiano perfetto Frank Baasner, direttore del DFI – Institut Franco-Allemand, think tank influente a Parigi e a Berlino. «Sono sessant’anni che i leader di Francia e Germania si vedono, le loro riunioni non sono alternative a quelle Ue ma anzi puntano a facilitare il dibattito tra i Ventisette. Da tempo molti, e io sono tra loro, dicono che bisogna aggiungere il più possibile l’Italia, che è un Paese fondamentale per l’Unione. Ma non è chiaro se l’Italia lo voglia o no».