Corriere della Sera, 11 febbraio 2023
Andrea Cozzolino è stato arrestato
MILANO A carico di Andrea Cozzolino gli investigatori belgi ritagliano un ruolo centrale, quello per il quale ieri l’eurodeputato del Pd (già sospeso dal partito) è stato arrestato con l’accusa di far parte, con Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, della «squadra» che sarebbe stata in grado di condizionare a suon di mazzette in contanti la politica del Parlamento europeo piegandola agli interessi di Marocco e Qatar. Arresto prevedibile dopo che il 2 febbraio scorso l’assembla lo aveva privato dell’immunità parlamentare con Marc Tarabella, il collega italo-belga che ieri mattina è finito in cella a Bruxelles, mentre Cozzolino è stato raggiunto dal mandato in una clinica di Napoli e poi portato in carcere a Poggioreale.
Che le cose si mettessero male per i due è stato chiaro dal momento in cui la procura federale di Bruxelles ha chiesto e ottenuto dal Parlamento la rimozione dell’immunità. L’operazione è scattata ieri mattina quando la polizia giudiziaria ha fermato Tarabella ed ha perquisito ad Anthisnes, ad un centinaio di chilometri a sud-est di Bruxelles, la sua abitazione, il suo ex ufficio di borgomastro e ha aperto la cassetta di sicurezza che aveva in banca. Mentre nella capitale veniva perquisito l’appartamento di Cozzolino nel quartiere di Ixelles e scattavano i sigilli agli uffici parlamentari di entrambi. «Finalmente, vi aspetto da due mesi, ora potrò essere ascoltato», avrebbe detto Tarabella agli agenti. Nelle stesse ore a Napoli, la Guardia di finanza bussava al Vomero all’abitazione di Cozzolino, senza però trovarlo. Sarà rintracciato più tardi in una clinica a Mergellina dove è ricoverato per problemi di salute e per lo stress subìto da quando è esplosa l’inchiesta che sta scuotendo le istituzioni europee. Il Pd esprime «piena fiducia nella giustizia» ribandendo che la propria posizione è netta dall’inizio e annunciando di volersi costituire parte civile in un eventuale processo.
Con l’arresto il 9 dicembre di Antonio Panzeri, del suo «socio» Francesco Giorgi e dell’ex vicepresidente Eva Kaili e il ritrovamento di oltre 1,5 milioni in contanti nelle loro case, Cozzolino e Tarabella (entrambi espulsi dal gruppo Socialisti&Democratici) sono emersi come i loro principali complici. Loro si sono sempre dichiarati estranei alle accuse, ma le carte delle indagini dicono altro, seppure non con la perentorietà che ci si aspetterebbe da un’inchiesta così delicata. Quanto a Cozzolino, affermano che con Panzeri e Giorgi sarebbe stato in contatto diretto con i servizi segreti marocchini. Una relazione degli 007 di Bruxelles, che ha dato vita all’inchiesta, dice espressamente che su questo «non c’è alcun dubbio». Cozzolino si sarebbe anche recato in Marocco personalmente con un volo pagato, scrive il giudice istruttore Michel Claise, dai servizi segreti di Rabat, ma non c’è conferma che l’eurodeputato campano sia mai salito sull’aereo.
Fino a ieri, era la posizione di Tarabella ad apparire la più complicata a causa delle ammissioni di Panzeri, l’amico di vecchia data con il quale condivide la passine sfegatata per l’Inter. L’ex eurodeputato lombardo creatore dell’Ong Fight impunity, considerato l’architetto delle trame pro Qatar e Marocco, il 10 dicembre, il giorno dopo dell’arresto, confessò che nella sua attività di «lobbying» era costantemente a caccia di appoggi tra i parlamentari ma che, nel caso di Tarabella, questi «è stato ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, tra i 120 mila e i 140 mila euro». Tarabella avrebbe appoggiato il Qatar, ad esempio, nella riunione della commissione Diritti umani che il 14 novembre si occupò del trattamento dei lavoratori dei cantieri per gli stadi del Mondiale di calcio alla presenza del ministro del Lavoro qatarino Ali bin Samikh al Marri, ritenuto il dispensatore delle tangenti. Fino ad allora aveva sempre espresso dubbi e critiche sulle condizioni dei lavoratori, ma in quell’occasione cambiò radicalmente atteggiamento. «Gli ho dato più volte denaro in contanti e talvolta ero accompagnato da Giorgi».
Ieri, infine, la Corte d’appello di Milano ha revocato i domiciliari per Maria Monica Rossana Bellini, la commercialista della famiglia Panzeri.