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 2023  febbraio 10 Venerdì calendario

Olivia Magnani ricorda la nonna che non ha conosciuto

«Questa signora che rientra a casa, costeggiando il muro di un antico palazzo patrizio, è un’attrice romana. Anna Magnani, che potrebbe essere anche un po’ il simbolo della città» dice la voce fuori campo di Federico Fellini nel suo film Roma, mentre si vede l’immagine dell’attrice che, a tarda sera, rientra nella sua abitazione a Palazzo Altieri. «Chi so’ io?», ribatte alle parole del regista, il quale aggiunge: «Una Roma vista come lupa e vestale... Aristocratica e straccionesca, tetra, buffonesca. Potrei continuare fino a domattina». E lei risponde: «A Federì, ma va’ a dormi’, va’». Fellini insiste: «Posso farti una domanda?». «No – risponde Anna – nun me fido. Ciao. Buonanotte!», e chiude il portone dietro di sé, regalando al pubblico, col suo sguardo trasognato, la sua ultima importante apparizione sul grande schermo.
A cinquant’anni dalla scomparsa della grande protagonista di tanti capolavori non solo cinematografici, è la nipote Olivia Magnani, figlia di Luca Magnani, a ricordare la nonna. «Purtroppo non ho fatto in tempo a conoscerla – sottolinea – perché sono nata due anni dopo la sua morte. Ma le prime cose che mi sono state raccontate di lei, riguardano la sua attenzione e il suo spendersi per gli oppressi, i deboli, i bisognosi. Quando per esempio girò il film Vulcano, prima di lasciare l’isola fece una generosa donazione agli abitanti... Inoltre non si faceva pagare per la pubblicità: quando interpretò La carrozza d’oro di Renoir, le chiesero di posare, con il costume da Commedia dell’arte del personaggio, davanti a un’automobile della Ferrari e la foto fu usata gratuitamente!».
Nannarella è stata tra le prime, se non la prima attrice italiana a essere considerata a livello internazionale...
«È un errore costringerla nello stereotipo di Nannarella, la popolana scarmigliata e caciarona. Silvio D’Amico diceva: “Non si chiama Nannarella, si chiama Arte”. Era colta, raffinata e tutt’altro che affidata all’improvvisazione: quando studiava un personaggio si chiudeva in casa per mesi, facendo un lavoro di cesellatura maniacale. Quando Anna va in America, per presentare il film Bellissima, Bette Davis commentò: “Io rido con lei, piango con lei, soffro con lei. La Magnani è la più grande attrice e non è stata trasformata nel solito prodotto hollywoodiano”. Orson Welles la indicò come la più grande interprete nel mondo. Poi, il rapporto di profonda amicizia con Tennessee Williams: in lei vedeva la classica donna mediterranea e per lei scrisse La rosa tatuata che le valse l’Oscar. Il grande autore la elesse a sua musa ispiratrice e nella sua autobiografia racconta quando veniva a trovarla a Roma: le telefonava nel primo pomeriggio, perché Anna si svegliava tardi, poi la raggiungeva a casa con altri amici e lei faceva trovare in salotto whisky e cubetti di ghiaccio. Poi organizzava la serata e, a bordo della sua auto (mia nonna aveva la mania delle fuoriserie), li portava nei più caratteristici ristoranti romani. Si proseguiva la nottata a bere qualche altro bicchiere in via Veneto e, all’alba, al Galoppatoio di Villa Borghese con i suoi adorati cani».
Icona del cinema italiano e anche simbolo della romanità con i capolavori «Roma città aperta» di Rossellini, «Bellissima» di Visconti, «Mamma Roma» di Pasolini...
«Con Rossellini un grande amore, complicato dai rispettivi caratteri: litigavano continuamente e, com’è noto, il rapporto si frantumò con l’arrivo di Ingrid Bergman. Negli anni si sono ritrovati e, quando Anna si spense, lui disse: l’elettroencefalogramma era piatto, ma il cuore continuava a battere, perché aveva un cuore da astronauta. Io non ho fatto in tempo a conoscere il mitico regista, ma fu mio padrino al battesimo. Con Pasolini ebbe una relazione complessa: non si era sentita libera di esprimersi nel suo ruolo di Mamma Roma».
A proposito di figure materne, la Magnani ebbe il cognome della madre Marina e non del padre, Pietro Del Duce, che non conobbe mai. Inoltre, il suo unico figlio Luca è nato da una sua relazione extramatrimoniale con Massimo Serato...
«La relazione nacque quando il matrimonio con il regista Goffredo Alessandrini era ormai in crisi da tempo, separati di fatto, solo che all’epoca non esisteva il divorzio. La storia con Serato non durò molto: lui era un bell’uomo, un farfallone...».
Ma Anna ebbe il coraggio, in quei tempi, di portare avanti la gravidanza!
Con Pasolini
«Con lui una relazione complessa: in Mamma Roma non si era sentita libera di esprimersi»
«E mio padre, dopo la morte della madre, andò dal Presidente Pertini chiedendogli di poter assumere il cognome Magnani».
Il rapporto tra la romana Anna e il napoletano Totò?
«Con lui iniziò a recitare nell’avanspettacolo durante il fascismo, nella Roma occupata dai nazisti. Marisa Merlini, che li affiancava da soubrette, racconta dei teatri pieni: il pubblico impazziva per loro e, siccome nei testi satirici non mancavano le battute che inneggiavano alla libertà, Anna e Totò ebbero problemi con la censura e i tedeschi li minacciarono di far esplodere una bomba in sala».
Non una semplice attrice: una guerriera...
«E protofemminista: nel 1961 ricevette il Premio dell’Udi per aver contribuito all’emancipazione delle donne madri e lavoratrici. I suoi personaggi esaltano sempre la dignità femminile. Nell’intervista con Oriana Fallaci, parlò tra l’altro di Marilyn Monroe: era rimasta molto colpita dalla figura sofferta di quella diva americana fragile, annientata da un ambiente ostile, fasullo, competitivo...».
Come mai non accettò di interpretare Cesira nella «Ciociara», poi impersonata da Sophia Loren?
«Alberto Moravia aveva scritto il romanzo, da cui è tratto il film, ispirandosi ad Anna. Ma il personaggio di Rosetta, la figlia di Cesira, era una ragazzina, quindi mia nonna non poteva fare la parte della madre della Loren! Disse alla produzione: Sophia è più alta di me e porta la quarta di reggiseno, come può sembrare mia figlia? Proponete a lei di impersonare Cesira. Così fu e, grazie a quel ruolo, la Loren ricevette il suo primo Oscar».
Ma lei Olivia, dovendo fare i conti con cotanta ascendenza, con quale coraggio ha deciso di fare l’attrice?
«Recitare è un fuoco sacro e un omaggio a cotanta nonna... Ricordo l’omaggio davvero importante di Gagarin che, nel 1961 dallo spazio, la salutò con la celebre frase: saluto la fraternità degli uomini, il mondo delle arti e Anna Magnani».