la Repubblica, 10 febbraio 2023
Riflessioni su Sanremo. Intervista a Linus
«Penso che sia un festival che tiene insieme tante cose diversissime, un perfetto meccanismo a orologeria. Ci sono i diritti ma non solo quelli». Linus, direttore artistico e conduttore di Radio DeeJay, direttore editoriale delle radio del gruppo Gedi, analizza il festival dei record e delle polemiche.
Perché fanno così paura i diritti in prima serata?
«Fanno paura ai superficiali. Ma onestamente penso che sia un po’ patetico che si cerchi di affibbiare un’etichetta “di sinistra” a argomenti infilati in questo evento. Il festival è una gigantesca ammucchiata di cose».
Sa parlare a tutti?
«Gli spettatori seguono gli highlights: esattamente come succede con le partite, scelgono i momenti più interessanti. Sceglie. Per me non ha nessun côté intellettuale, certi ragionamenti forse meriterebbero un trattamento più approfondito».
Però ha senso anche affrontare temi importanti, c’è un pubblico giovane davanti alla tv.
«Certo, indubbiamente: ma è l’onda social che ha travolto anche l’Ariston, e l’Ariston surfa. Parlare di certi argomenti la trovo una scelta che non ha colore. Le dico di più: a me non piace questa cosa cominciata con Fabio Fazio 20 anni fa, che poi è diventata obbligatoria, di portare l’attualità stretta dove si canta. I macro argomenti della nostra esistenza e civiltà non hanno bisogno di essere ospitati ovunque, se non per attirare attenzione. Il fatto che siamo qui a parlarne lo dimostra».
Non lo definirebbe il festival dei diritti?
«Tolga una i, è il festival dei dritti. Non è una lettura cinica, la mia. Ma questa è un’operazione fatta col righello, molto misurata, perfetta, dove funziona tutto».
Non sarà contrario a parlare in un contesto seguitissimo di argomenti importanti?
«Certamente meglio farlo che non farlo, non voglio passare completamente dall’altra parte. Portare Paola Egonu sul palco è giustissimo, una bellissima cosa. È un personaggio positivo che porta la sua storia, ma non mi pare ci sia un’emergenza».
Veramente ha detto che l’Italia è razzista.
«Ha ragione, ma sono cose che non cambiano drasticamente: stiamo crescendo e cresceremo».
A cosa lega il successo di Sanremo?
«Alla scientificità con cui è stato costruito. Una volta c’erano le incursioni di Fiorello, le esibizioni di Checco Zalone. Adesso alla fine non ci sarà una cosa che fa la differenza, ma ce ne saranno tante. Ogni cinque minuti ti aspetti che succeda qualcosa, un discorso con cui puoi essere d’accordo o forse no. Poi è tutto legato al mondo digitale e social che amplifica. Sono stati bravi sotto questo punto di vista, c’è una capacità autoriale televisiva notevole. E Amadeus è diabolico».
In che senso?
«Lui fa un po’ quello che fa Maria De Filippi: mette insieme tutti gli argomenti, la scaletta è costruita alla perfezione. L’esibizione del trio Morandi Al Bano Ranieri è stata un trionfo, quello era vero sentimento popolare. Amadeus ha ritmo radiofonico, incastra tutti i pezzi. È molto meno egocentrico rispetto a Fiorello o Bonolis. Ed è bravo a fare un passo indietro».
Un passo indietro, insomma: ha replicato per le rime a Salvini, difeso Rosa Chemical dopo l’attacco della deputata Morgante di Fratelli d’Italia.
«Intendevo sul palco. Poi difende quello che fa perché è sicuro delle sue scelte. E fa benissimo».
La presenza del presidente Mattarella all’Ariston è storica.
«Sì, e sarebbe interessante capire com’è nata. Si dice che sia stato lo stesso Mattarella a voler partecipare, aveva bisogno di dare un segnale forte per difendere il valore della Costituzione. Anche questa è grande comunicazione, stiamo parlando di attualità vera».
Raccogliere quasi 11 milioni di spettatori a sera, con picchi di 16, non vuol dire essere sintonizzati con il Paese?
«Abbiamo un’immagine del sentimento popolare da libro Cuore, ma l’insegna luminosa che attira la gente è la viralità dell’evento, visto e vissuto da tutti. La gigantesca débâcle di Mediaset lo dimostra, è pur sempre Canale 5 ma in questi giorni non esiste perché l’evento è da un’altra parte. Non è stato intercettato un sentimento ma un’attitudine: alla gente piace condividere».
Molti dicono: Amadeus è il nuovo leader dell’opposizione.
«Amadeus leader della sinistra mi sembra una barzelletta non degna neanche di Salvini».
Che ne pensa del momento fuori controllo di Blanco?
«L’indignazione nei confronti di Blanco è una cosa da branco. Ha fatto una gigantesca stupidaggine, voleva fare un richiamo al suo video, poi è venuta fuori una scena fantiozziana di cui si pentirà per sempre. Ma è pur sempre un ragazzo. Qualcuno ha cominciato a dire “vergogna” e tutti dietro a infierire».
E il gesto di Fedez?
«Si è esposto parecchio, mi è piaciuto. Lui che è un personaggio discutibile, anche irritante, trovo che abbia avuto coraggio. Il fascismo e il nazismo non devono esistere. Dovrebbe essere una certezza».