La Stampa, 10 febbraio 2023
Medicine care, il flop delle liberalizzazioni
Un piede messo male nelle solite buche romane, la caduta, un ginocchio che si sbuccia e il salasso in farmacia: 12 euro per una confezione di cerotti formato large, 14 euro di Connettivina in pomata per fermare il sangue e altri 4,90 di disinfettante. Per un totale di 30 euro e 90 centesimi. È capitato a un comune cittadino della Capitale, succede quotidianamente a milioni di italiani che vanno in farmacia per acquistare integratori, pannoloni e dispositivi medici vari e si ritrovano dentro una boutique. Perché dove campeggia la Croce verde i prezzi sono a volte persino doppi di quelli praticati nel corner farmaceutico di un supermercato. A trovarlo, perché tenendosi ben stretto il monopolio della vendita dei medicinali con obbligo di ricetta, le 19mila farmacie private continuano a farla da padrone anche sugli altri prodotti, rispetto ai quali la grande distribuzione può praticare prezzi parecchio migliori, perché acquistando di più lo fa anche a condizioni migliori. E le differenze di prezzo sono notevoli.
Prendiamo i cerotti Pic, confezione da 5 in formato 10x15 cm: il prezzo varia da 6,94 a 12,30 euro. Per la Connettivina bio-plus crema da 25 mg della Fidia si passa da 8,51 a 14,20 euro. Un termometro digitale Safety parte da 6,62 euro e arriva a 11,10. Quello Chicco a infrarossi frontale può costare 31,04 al market, 57,97 in farmacia. La siringa Pic ultrafine da 5 ml in confezione da 10 pezzi monouso da 2,88 sale a 4,17 euro. Le salviette disinfettanti di Amuchina in confezione da 7 pezzi da 3,32 lievitano a 4,55.
Stesso discorso per gli integratori. A volte acquistati senza indicazione del medico, altre volte prescritti invece da questo per evitare di non dover ricorrere a farmaci con effetti collaterali più importanti. È il caso dell’Armolipid plus, usato come ultima spiaggia prima di ricorrere alle statine per abbattere il colesterolo. La scatola da 60 compresse da 33,47 euro può lievitare fino a 54 in farmacia. Lo sciroppo Gaviscon anti reflusso da 6,61 passa a 9,91, mentre nove pannoloni con tessuto traspirante Soffisof da 6,30 arrivano anche a 12,25.
Stesso discorso per dentifrici, spazzolini, creme di bellezza e quant’altro compone quei bazar che sono diventate le farmacie. Ma in questo caso chiunque è libero di scegliere e andare a fare shopping dove solitamente per questi prodotti si spende meno. Per integratori e dispositivi medici invece o trovi un supermercato con l’angolo farmaceutico o non si ha scelta.
Un’alternativa per risparmiare senza avventurarsi in improbabili cacce al tesoro in realtà ci sarebbe: acquistare online nelle farmacie autorizzate e certificate. Secondo IQVIA, il provider di dati e analisi in ambito sanitario e farmaceutico, per i prodotti senza obbligo di prescrizione medica le farmacie digitali sono riuscite a praticare sconti medi del 28% rispetto alla farmacia fisica, mentre i prezzi si riducono del 26% quando ci si riferisce ai prodotti per la cura della persona. Una possibilità per chi ha dimestichezza con la Rete, meno per chi è nato nell’era pre-digitale. Nel marzo del 2020, sollecitando il completamento del processo di liberalizzazione avviato dalle cosiddette “lenzuolate” di Bersani, l’Authority per la concorrenza rilevava che sarebbe stato opportuno liberalizzare, sempre in presenza di un farmacista, la vendita di tutti medicinali di fascia C a pagamento ma con obbligo di ricetta. Dopo 13 anni non se ne parla più nemmeno. «Le farmacie private non vogliono la concorrenza. Lo dimostra il contenzioso che abbiamo dovuto aprire per poter vendere i medicinali senza obbligo di ricetta, prescritti però dai medici sul ricettario bianco caricato sulla tessera sanitaria dell’assistito. Questo perché la Sogei non ci consente di leggere sulla tessera la prescrizione quando si va in una parafarmacia», lamenta Agnese Antonacci, vice presidente di Mnlf, il movimento dei 10 mila liberi farmacisti che una farmacia non ce l’hanno. Perché costano e perché concorsi di assegnazione se ne fanno sempre meno. A discapito della concorrenza e degli italiani.