il Giornale, 10 febbraio 2023
La Chiesa anglicana benedice le coppie gay
Londra. La Chiesa anglicana offrirà le benedizioni alle coppie dello stesso sesso unite civilmente. Con un voto che segna una tappa storica nella sua storia, il Sinodo Generale della Chiesa d’Inghilterra, dopo una discussione lunga ed estenuante durata più di otto ore, ha approvato con 250 voti contro 181, la proposta dei vescovi più progressisti. Un passo dalla portata estremamente significativa che, secondo gli autori della mozione, intende mettere fine ad anni di dolorosa divisione interna e disaccordo sul tema della sessualità. Se questo sia vero – anche alla luce dei molti voti contrari – lo vedremo in futuro, quella che invece è certamente reale è l’apertura delle autorità ecclesiastiche anglicane nei confronti delle coppie omosessuali e Lgbtq, che in passato si sono sentite discriminate e verso cui il Sinodo ha deciso di scusarsi per i danni loro arrecati. Altrettanto vero è il sempre più profondo distacco dalla Chiesa di Roma che probabilmente non vedrà di buon occhio il modernismo anglicano.
Ciò detto, la questione è ben lungi dall’essere chiusa. Lo hanno dimostrato ieri le accorate relazioni dei vescovi più conservatori secondo i quali ancora non è possibile superare l’insegnamento tradizionale della Bibbia che ammette soltanto un tipo di matrimonio, quello tra un uomo e una donna. Proprio questi ultimi hanno infatti ottenuto, a scarsissima maggioranza, un emendamento che afferma come la benedizione alle coppie gay non significa un cambio di passo nella dottrina tradizionale. Va inoltre sottolineato che il Sinodo rimane contrario alla celebrazioni in chiesa delle unioni tra persone dello stesso sesso, tuttavia ieri sono state concordate anche altre revisioni al divieto dei sacerdoti omosessuali di contrarre un matrimonio civile e all’obbligo del celibato per coloro impegnati in una relazione con una persona dello stesso sesso.
L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, pur non essendo nel gruppo di coloro che hanno spinto per l’approvazione del documento, insieme all’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, hanno deciso di votare a favore, nella speranza che questa decisione «segni un nuovo inizio, perché abbiamo fatto un lungo percorso per arrivare fino a questo punto». «Per la prima volta la Chiesa d’Inghilterra – si legge nel loro comunicato congiunto – accoglie pubblicamente, con gioia e senza riserve, tutte le coppie dello stesso sesso. La Chiesa continuerà ad avere posizioni profondamente differenti su queste questioni che toccano il cuore della nostra identità umana. Come vescovi, ci impegniamo a rispettare la coscienza di coloro per i quali ci siamo spinti troppo al di là e ad assicurare ogni garanzia richiesta perché la Chiesa continui a rimanere unita, mentre questa discussione prosegue». Un modo diplomatico per chiarire che offrire la benedizione non sarà obbligatorio. «Nessuno dovrà farlo per forza e nessuno sarà svantaggiato se non lo farà» ha detto al Sinodo Cottrell.
Forse una delle poche asserzioni destinate ad alleggerire il peso di questo nuovo «scisma», che di fatto aggiunge un’altra differenza alle tante già esistenti tra la chiesa anglicana e quella cattolica. Il cambiamento era ogni modo nell’aria, anche perché simili decisioni sono il frutto di un percorso lungo e motivato. La mozione è stata portata avanti dal vescovo di Londra, Dame Sarah Mullally, ed è il risultato di un lavoro di oltre sei anni sulle questioni che riguardano l’identità, la sessualità, le relazioni e il matrimonio vissute nell’ambito della comunità dei credenti.
E sempre in tema di cambiamenti epocali, la Chiesa Anglicana sta anche considerando di sostituire il pronome maschile e la formula del Padre Nostro per riferirsi a Dio, con un termine più neutrale. Un’altra ipotesi destinata probabilmente ad irritare le alte sfere del Vaticano.