Avvenire, 10 febbraio 2023
La paralisi politica in Irlanda del Nord prolungata di un anno
La paralisi politica in Irlanda del Nord non si risolverà presto. È quello che lascia intendere la mossa di Chris Heaton- Harris, segretario per l’Ulster del governo britannico, che ieri ha presentato a Westminster una mini- legge per posticipare di quasi un anno il termine entro cui ripristinare l’esecutivo allo Stormont. Si andrà a nuove elezioni solo se lo stallo, in corso da maggio scorso, non verrà risolto prima del 18 gennaio 2024. Grande è la delusione. L’Ulster è «in ostaggio» degli unionisti del Dup che si rifiutano di co-governare con i nazionalisti del Sinn Féin, come previsto dagli accordi di pace del 1998, fino a quando il protocollo post Brexit sull’Irlanda del Nord non verrà rottamato.
I lealisti non lo digeriscono perché l’intesa che regola gli scambi commerciali tra Londra e Belfast (la prima fuori dal mercato unico, la seconda ancora dentro) li allontana dalla madrepatria. Il Dup ne ha contestato la legittimità anche in tribunale ma la sentenza dell’Alta Corte, mercoledì, gli ha dato torto: «Il protocollo è legale». Il governo britannico continua a negoziare con l’Unione Europea gli aggiustamenti all’accordo in vigore dal primo gennaio 2021 sperando che possano andar bene anche agli unionisti. I tempi supplementari servono più che altro a questo. Cresce però il malcontento di una nazione, storicamente “amica” degli Stati Uniti, che aspetta l’insediamento di ministri legittimati a prendere decisioni urgenti, per esempio, su sanità e carovita. La visita del presidente americano, Joe Biden, ventilata ad aprile per i 25 anni della pace, diventa più improbabile.