la Repubblica, 9 febbraio 2023
Il pentimento di Blanco
La preghiera del Festival (dacci oggi il nostro scandalo quotidiano) l’ha esaudita Blanco, consegnandosi ancora alla storia di Sanremo, dall’albo d’oro a quello nero. E Gianni Morandi, presentatosi ier sera subito con la scopa in mano, ha intonato stavolta l’Inno di Nilla Pizzi,Grazie dei fiori.Ma no, non era tutto studiato a tavolino come d’istinto hanno pensato milioni di dietrologi, quelli che “a me non la fate mica”. Sputare sulla pizza a Napoli non sembrerebbe, a naso, geniale “guerilla marketing”.
Andato via da trionfatore l’anno scorso Blanco, ieri sera Riccardo Fabbriconi (sempre lui) ha lasciato Sanremo dall’uscita sul retro, manco fosse un latitante, protetto e blindato da famiglia e staff per tutto il giorno. Un biglietto di scuse in rima su Instagram, partorito alle 4.30 del mattino, e via (forse verso la sua Calvagese della Riviera sul Garda), inseguito dal coro di florovivaisti, ministri, assessori, neurologi, abbonati Rai, psicoterapeuti, dotti, medici e sapienti intervenuti nell’inevitabile dibattito lampo: giustificazionisti di qua, indignati di là, negazionisti in mezzo, gong. Il Fight Club social, figurarsi, non vedeva l’ora di aprire. Tra i vari insulti sul profilo del reprobo, il più tenero: “la tua carriera è durata come un gatto in tangenziale”. A difenderlo, soprattutto, concittadini bresciani e colleghi, anche paterni come Rocco Tanica («Da casa sembra tutto facile ma provate a stare lì con un disagio giovanile che scava dentro mentre cerchi di cantare»). Rivediamola un momento al Var. Blanco, vent’anni domani (auguri), non ha interrotto la band perché era un’esecuzione “half playback”: cioè lui stava cantando davvero mentre i musicisti facevano finta, e il trucco non andava svelato. Pareva brutto, avrà pensato lì per lì mentre gli saliva il panico, far vedere che si stoppava la musica e gli altri continuavano a suonare. Quello che è seguito, non è stato migliore. Inoltre, secondo altre voci di corridoio, the bad guy non ha continuato comunque a cantare ignorando il blocco dei suoi auricolari – proprio suoi nel senso che, come ogni artista, se li era portati da casa, non erano della Rai – perché, tipo airbag, si sarebbe attivato l’Auto Tune, cioè quella sorta diphotoshop della voce che evita le stecche: alcuni cantanti lo vogliono, altri come lui no. Insomma, tecnicamente non c’erano vie d’uscita possibili. E allora Blanco s’è dato al giardinaggio in diretta, fuori di testa, altro che Måneskin.
Non era tutto diabolicamente scritto sul copione. Sì, il finale prevedeva che Blanco tirasse due calci a una rosa e si sdraiasse fetale nell’aiuola, come nel video della sua canzone L’isola delle rose :non che si trasformasse in Balotelli e rizollasse il palco, memore del suo passato da calciatore quando era detto Fabbro. Sarà contento il suo sponsor Adidas,che l’aveva vestito con la maglia azzurra della Nazionale.
Poteva al limite essere banalmente una scena molto rock, ma non si sono mai visti Pete Townshend né John McEnroe sfasciare chitarre o racchette per poi balbettare spiegazioni come «la musica deve rompere gli schemi» e «volevo divertirmi lo stesso», come ha fatto Blanco all’Amadeus buttato dentro al volo stile Pippo Baudo per riportare l’ordine davanti alla platea fischiante.
Testimoni diretti dell’incidente garantiscono la disperazione autentica dietro le quinte dell’Ariston della delegazione Universal, la casa discografica. E un Blanco contrito e confuso mandato subito a scusarsi nei camerini con autori e conduttori. «A vent’anni ho fatto anche di peggio, magari non in prima serata…» ha poi detto Morandi. «Chiedo scusa alla città dei fiori» ha titolato Blanco la sua poesiola: “Ti ho messo in lacrime/come la mia mamma, Ariston/Mi hai visto fragile come un bimbo/e qui proprio qui, dove/mi hai insegnato a correre, sono caduto... Non sono perfetto come mi volevi/ ma finalmente sono me stesso/Ti voglio bene Ariston/con tutta la mia follia”.
«Blanco – ha accettato le scuse Amadeus – è consapevole di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto. Non ha chiesto di essere capito ma di essere perdonato. Ha sbagliato e lo sa per primo». Nessuna sanzione in vista.
Giusto un anno fa, quando c’era invece da celebrare il nuovo golden boy che, pur scartato da X Factor,aveva conquistato la vetta della musica, il padre Giovanni, informatico romano, raccontò che al suo ragazzo “un po’ esuberante” piaceva “correre nudo nei boschi: la parte folle di mio figlio si manifesta non raramente”. Ecco.