la Repubblica, 9 febbraio 2023
Intervista a Ignazio La Russa
ROMA – Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, parla mentre sul rullo delle agenzie stampa impazzano i take sulle due polemiche di giornata. La prima riguarda Matteo Salvini, che ha criticato addirittura il capo dello Stato, Sergio Mattarella, per avere partecipato alla celebrazione della Costituzione al festival di Sanremo. La seconda invece lo coinvolge direttamente: pochi minuti prima, durante una commemorazione di Pinuccio Tatarella a Palazzo Giustiniani (c’era anche Gianfranco Fini) era tornato sul famoso busto di Mussolini che custodisce in casa. Spiegando: «Non lo butterò mai, non capisco perché dovrei cestinarlo, è un regalo di mio padre, avrei fatto lo stesso se fosse stato un busto di Mao Tse-tung». Attacchi dall’opposizione, il più duro è di Carlo Calenda, naturalmente via Twitter: «Ha collaborato allo sterminio degli ebrei, ha fatto uccidere gli oppositori e bastonare lavoratori. E tu non sei cinese. Sei italiano. Patria del delinquente. E Presidente del Senato. E se non capisci perché devi buttare il busto di Mussolini non meriti di esserlo».
Presidente, partiamo da Sanremo. Avrà visto le polemiche.
«Non ho visto la prima puntata.
Ma mi sembra una bella cosa che il presidente della Repubblica sia andato all’Ariston mentre si parlava della Costituzione».
E Benigni?
«Non l’ho visto. C’è chi mi dice che è stato molto bravo e chi mi dice che ha un po’ esagerato, però non avendo guardato la tv, non esprimo giudizi. Però ho letto del presidente Mattarella, ho visto un articolo in cui si dice che ha perfino sorriso o addirittura riso. Ho visto qualche critica, ma io invece plaudo al ricordo della Costituzione, soprattutto della prima parte, in cui ci sono i valori che non vanno mai messi in discussione».
L’unica critica pubblica è di Salvini.
«Non so cosa ha detto Salvini, ma dico che ha fatto bene il presidente della Repubblica a partecipare a una trasmissione nazional popolare dove si parla bene dei valori della nostra Costituzione. E il presidente non è una figura nazional popolare, in genere, è una figura seria».
Lei ci andrebbe a Sanremo?
«Ci sono già stato, una volta».
E adesso, da presidente del Senato?
«Dirò la verità, a me da un po’ di anni piace poco».
Perché?
«Mi annoia, è una gara lunga, che non finisce mai. Poi molti cantanti non li conosco. Ma se non ci vado è perché non mi diverto tantissimo, non per unapregiudiziale politica».
Torniamo al busto di Mussolini. Ne ha parlato a Palazzo Giustiniani, aggiungendo: «È una parentesi personale che volevo assolutamente esternare».
Perché?
«Ma non è stato capito quel passaggio. Io volevo chiudere quella vicenda, invece temo di averla riaperta».
E cosa intendeva dire?
«Che se Tatarella aveva fiducia in me era perché i meno fascisti, ahimé, nella storia del Msi eravamo noi, i tatarelliani. Io, Gasparri... Quelli che al di là del giudizio storico, volevano scavallare il tema del nostalgismo e guardare al futuro. Quindi l’ho legato a quello».
Perché riparlare del busto di Mussolini, allora?
«Perché per me il busto è solo un fatto familiare. Poi è un busto di 20 centimetri, mamma mia...
Basta con questa storia del busto. Tra l’altro poveretto è in un angolino buio, in una casa grande. Chi viene da me non lo vede nemmeno».
Perché continua a tenerlo?
«Mica lo posso cestinare, è un ricordo di mio padre. Questo voleva essere il senso. Non è un busto del duce, per me è un ricordo di mio padre, come ne ho altri di altro genere. Ho detto: se mio padre mi lasciava un busto di Mao Tse-tung, mi tenevo con lo stesso affetto Mao Tse-tung. Mi sembrava fosse chiaro, poi ognuno la può interpretare come vuole. Ma se ero il migliore amico di Tatarella, anche politicamente, è perché come lui condividevo la volontà di far superare alla destra la fase del nostalgismo e di pensare a una destra moderna, europea, che poi per carità può avere differenze nelle valutazioni storiche».
In che senso?
«Io penso che il fascismo vada letto come faceva De Felice e non come Scurati. Tra Scurati e De Felice, preferisco De Felice. Ma a parte questo la mia cifra politica non è mai stata come cercano di dipingerla. Anzi, ero agli antipodi rispetto ai nostalgici, nel Msi. Però lo so che non bisognerebbe mai parlare...».
Ecco. Molti la criticano, per questo, per i suoi interventi da presidente del Senato.
«Lo so, ha ragione chi dice che io spero di poter sempre spiegare quello che voglio dire, invece faccio peggio probabilmente».
A Palazzo Giustiniani ha detto che a volte, come seconda carica dello Stato, si sente “inadeguato”.
«Ma poi ho aggiunto: è poco se mi considero, ma è molto se mi confronto... E scusate l’immodestia».