Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  febbraio 09 Giovedì calendario

all’India non basta sorpassare l’India

L’India ha cinque milioni di abitanti più della Cina. Ora, è la Nazione più popolata al mondo. Il sorpasso è celebrato nelle città e nei villaggi, comprensibilmente: è un segno ulteriore dell’importanza crescente del Paese. Con il record, però, vengono anche maggiori responsabilità verso il resto del mondo. E qui c’è strada da fare. Secondo le stime delle Nazioni Unite, alla fine del 2022 gli indiani erano 1,417 miliardi. Per parte sua, l’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino ha comunicato che i cinesi erano, alla fine dell’anno scorso, poco meno di 1,412 miliardi, in calo rispetto al 2021. La tendenza era nota e si prevedeva che il sorpasso sarebbe avvenuto nel 2023: è invece arrivato un po’ prima. Tra l’altro, la differenza di popolazione tra i due giganti asiatici è probabilmente ancora maggiore: l’India tende a sottostimare la crescita demografica, si sa per esempio che nell’ultimo censimento, quello del 2011, furono contati quasi 28 milioni di abitanti in meno; la Cina, al contrario, ammette malvolentieri il calo della popolazione, calo in parte dovuto alla disastrosa politica del figlio unico portata avanti dal 1980 al 2015. Essere il Paese più popoloso è naturalmente un segno di rilevanza: oggi, nel mondo, quasi un abitante su cinque vive in India, per l’esattezza il 17,7%. E, in effetti, il Paese proietta sempre di più la sua influenza, in Asia e oltre, per ragioni politiche, economiche e militari. Con contraddizioni, però. Il recente caso del gruppo guidato dal miliardario Gutam Adani – che in pochi giorni ha visto scendere il suo valore di Borsa di cento miliardi di dollari dopo che una finanziaria americana l’ha accusato di manipolazione dei corsi di Borsa e di truffe contabili – sottolinea un rischio ma anche un’opportunità. Il rischio è che gli investitori internazionali siano trattenuti dallo scommettere sull’economia indiana se non vedono trasparenza. L’opportunità è che il caso dell’Adani Group serva a migliorare gli standard di governance nelle imprese indiane. C’è chi vede nella vicenda un attacco all’India nel momento in cui Delhi ha la presidenza del G20 e quando sta attraendo investimenti che prima andavano in Cina. Dimostrare però che nel Paese si può fare business con standard internazionali è compito sia del governo che degli imprenditori della Nazione più popolosa della Terra.