il Fatto Quotidiano, 9 febbraio 2023
Come fa l’amore un’orchidea
N on vi dà fastidio se raddrizzo i fiori del vostro corpetto?... Vorrei infilarli meglio”, e così, raddrizzando e infilando, il gentiluomo finisce a letto con la fanciulla per “fare cattleya”, alias “scopare” nell ’aulica e biforcuta lingua di Marcel Proust. Che signore! La metafora tra la cat – tleya, una specie di orchidea, e l’erosnon è però peregrina e ricorre anche altrove nella R eche rche per raccontare la “c ive tteria”floreale di un amplesso omoerotico: chi non vorrebbe d’altronde Fare l’amore come un’o rc h i d e a, da titolo del curioso saggio di Alessandro Wa g n e r ? In libreria da domani con Ponte alle Grazie, il saggio – quasi un “memoir in prima persona vegetale” – s viscera Storia e mirabilia del fiore più intelligente del mondo, celebrato sin dall’antichità come il Re della flora, sexy e saggio, fragile e astuto: “È senza dubbio qui – per dirla con Maurice Maeterlinck – che troviamo le manifestazioni più perfette e armoniose dell’intelligenza vegetale; in questi fiori bizzarri il Genio delle piante raggiunge i livelli più estremi”. È Charles Darwin il primo a intuire la furbizia “machiavel – lica” dell ’orchidea nel farsi impollinare da altri (insetti) anziché autofecondarsi in quanto ermafrodita: subito dopo L’origine della specie (1859), il biologo si dedica alla Fe r t i l i z z a z i o n e delle orchidee ( 1862 ), sua segreta passione, “più un divertimento che un vero lavoro... Non puoi immaginare quanto mi abbia deliz i at o”. Il naturalista capisce che è la fecondazione incrociata a portare avanti e far prosperare la specie, non l’au – t o fe c o nd azione, e questo vale anche e soprattutto per le orchidee, che non avrebbero in teoria bisogno di amanti esterni per procreare: benché, infatti, questi fiori presentino caratteri sia maschili (pollinia) sia femminili (stigma), la contaminazione – e quindi l’impol – linazione –tra i due è rarissima (avviene solo in casi di specie “dife ttose”) perché in mezzo a loro si frappone il rostello, una membrana inespugnabile. Così l’orchidea preferisce ricorrere agli estranei, amanti sconosciuti e occasionali, piuttosto che fare da sé: questi “a ge n t i impollinatori specializzati” –imenotteri – sono diversi a seconda dell’esemplare, dalle api ai bombi, e vengono irretiti dalla forma del fiore, che miMIRABILIA “Memoir vegetale” in libreria da domani Bassino trionfa in SuperG La 26enne ai Mondiali vince il suo secondo oro in carriera: “È il coronamento del lavoro e della costanz a”. Solo argento per la Shiffrin La Bianchetti fa “M a m a” Da oggi su Loft è disponibile il nuovo programma della conduttrice: una serie di 6 interviste a madri di persone famose, da Jacobs a Tommassini LeBron James nella storia “The kid from Akron” è sempre più “Ki ng”: il cestista ha superato il record Nba di Kareem Abdul-Jabbar toccando quota 38.388 punti segnati meticamente ricorda loro una partner succulenta con cui accoppiarsi. A questi animaletti, infatti, l’orchidea non può dare nettare, nutrimento, perché non ne ha, ma semplicemente piacere, o almeno un finto amplesso, offrendo loro una “pseudocopulazione”. La conferma scientifica di questo sopraffino inganno della flora sulla fauna – eccola, l’in telligenza vegetale –arriva solo mezzo secolo dopo Darwin, all’inizio del 900, quando si scopre che, oltre alla somiglianza estetica, il tatto gioca una parte: “Il labello del fiore ricorda all’insetto i peli del corpo delle femmine” contro cui strusciarsi. Se in Oriente l’orchidea è simbolo di purezza e innocenza già dall’800 a. C. –Confucio le attribuisce “nobile carattere”, bellezza ed eleganza –, in Occidente questa inflorescenza è sempre associata al sesso e alla tentazione; a partire dal nome greco, O rc h i s,“tes ticolo”, coniato dall’allievo di Aristotele Teofrasto, che nota persino le sue proprietà afrodisiache per il “vigore del coito”. Anche la vaniglia – altra specie di orchidea – porta in dono un’eco sessuale, derivata dal latino Vagi – na, pur essendo stata scoperta dagli spagnoli alla corte dell ’azteco Montezuma. Nata 112 milioni di anni fa, l’orchidea ha una “famiglia gig a n te s c a” che comprende un decimo di tutti i fiori del pianeta: si va dal Bulbophyllum minutissimum, grande un millimetro che pesa un grammo, al Grammatophyllum speciosum delle Filippine, che può raggiungere diversi metri di altezza e tonnellate di peso. Gioiello esotico, la sua storia si intreccia con le avventure dei Caraibi, le ruberie in Africa, il contrabbando dalla Cina, gli sciacallaggi sulle Ande, fino ad approdare stabilmente in Europa, nell’Ottocento, nelle serre d’Inghilterra, dove si fa primattrice ambita da collezionisti e voyeur, tra esemplari rari, specie antichissime e bulbi nei teschi. L’Orchid horror show merita un capitolo a sé, in cui l’inflorescenza diventa diavolessa tentatrice, famelica e assassina, con tentacoli velenosi e avide bocche da pianta carnivora: tra racconti e romanzi, il più celebre è La fioritura di una strana orchidea di H. G. Wells. Poi arrivano i botanici-detective, da Philip Marlowe a Nero Wolfe, che vanta 10 mila orchidee, mentre il suo autore, Rex Stout, ne possiede solo 300. Infine, Hollywood, la Mecca: la stessa Marylin Monroe debutta “sotto il segno del fi or e” con Orchidea bionda. Fragilità, il tuo nome è donna, ma pure orchidea: metà delle specie viventi sotto minaccia di estinzione (animali compresi) sono orchidee. Nuovi amanti e/o impollinatori cercansi.