il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2023
Sanremo, i conti in tasca al festival di Ama&Presta
Dipendesse da lui, continuerebbe a sparare annunci sanremesi pure a Pasqua, o a Ferragosto. Perso in una dimensione del tempo che nessuno sa, Amadeus è l’Eternauta dei fumetti. Non gli basta più condurre la maratona festivaliera, fresco come una rosa alle due del mattino, mentre milioni di italiani già imputridiscono sui divani. Ormai è preda della nevrosi dell’autocrate: deve occupare spazi extra di comunicazione, preferibilmente in coda al Tg1 serale o nella sala stampa del Casinò. È la strategia del tu-credi-sia-finita-qui-ma-ecco-una-grande-novità, altri quarti d’ora in una scaletta monstre, il “che faccio lascio signò”, quando la bilancia della sopportazione è colma. Da prima di Natale ci sbomballa con “occhio che domani vi dico gli ospiti d’onore”, e poi le star giovani e quelle over 70, le co-conduttrici, i concorrenti, le sorprese internazionali, il gioco d’ammicco con Fiorello che allude a una “cantante americana di origine italiana”, e tutti aspettano lo sbarco di Madonna a Nizza mentre Amadeus (finché il contratto della bizzosa M.me Ciccone non sarà blindato) ripiega sulla lombarda Vanoni.
C’è del metodo, ovviamente, nella “follia” del direttore artistico: ed è quello di procedere per una narrazione sempre interrotta sul crinale del non-ti-scordar-di-me, ché Sanremo è il forziere del bilancio Rai, e va ribattuto anche prima e dopo la settimana di passione. Un metodo rivendicato dal supermanager Lucio Presta, alla nona edizione del festival (contando quelle condotte da Paolo Bonolis, Antonella Clerici, Gianni Morandi e ora Amadeus che ha già firmato per il 2024). In un’intervista al Sole 24 Ore qualche giorno fa Presta ha detto: “Siamo nell’epoca della serialità e il Festival non fa eccezione. Ci siamo inventati un nuovo modo di raccontare, all’interno del Festival, e un nuovo modo di raccontare il Festival. Una volta il direttore artistico, alla viglia della kermesse, concedeva un’intervista esclusiva a questo o quel giornale (…). La comunicazione sul Festival, con questo schema, si concentrava in poche settimane all’anno. Con le ultime edizioni di Amadeus ci siamo detti: abbiamo il più grande strumento di comunicazione generalista del Paese che si chiama Tg1, costruiamo attraverso di esso una narrazione che abbracci più mesi e faccia discutere il pubblico per buona parte dell’anno”.
E così non basta che Ama chiuda le serate all’Ariston che già albeggia e con le rotative dei quotidiani che hanno smesso di girare. Nelle matinée in cui si trova davanti ai cronisti, il conduttore e direttore artistico ricomincia coi pizzini delle sorprese: li rompe a mò di biscotti della fortuna, e ne esce dapprima la letterina di Zelensky e poi nientemeno che lo svelamento di una lunga trattativa – irrituale vista da Viale Mazzini, ma fa niente – tra Presta e il Quirinale perché Sergio Mattarella sieda all’Ariston per ascoltare Benigni (compenso lontanissimo dai soliti 300mila euro del cachet pregresso, assicura Stefano Coletta) nella concione sulla Carta. È il format del Sanremo Infinito. E tutti gongolano, per prima, e soprattutto, la Rai. Visto che, come ha avuto modo di ricordare il traballante ad Carlo Fuortes, Sanremo è Sanremo ma è anche “oggi più di ieri il barometro della situazione dell’anno per la Rai”. Basta dare uno sguardo ai veri conti del Festival, uno dei segreti meglio custoditi della tv di Stato (andate a sfogliare i bilanci di viale Mazzini, ad esempio quello patinato del 2021, non troverete una sola cifra su Sanremo, tranne quella dell’audience).
Raccolta spot e costi
I ricavi ufficiosi della raccolta pubblicitaria – non c’è una cifra ufficiale – sono in crescita costante negli ultimi anni, addirittura pirotecnica. Secondo il Sole, l’edizione cominciata ieri avrebbe già portato a 50 milioni di euro, rispetto ai 42 dell’anno scorso (+19%). Che erano cresciuti rispetto ai 38 milioni del 2021 e ai 31 del 2020, la prima edizione presentata da Amadeus. Già allora c’era stato un progresso importante rispetto ai 28 milioni del 2019. Stando a questo, l’“Amadeus IV” potrebbe già contare su un +78,6% dei ricavi rispetto all’edizione precedente a quella del 2019, il suo debutto all’Ariston. Ma stabilire se ai ricavi corrisponda o meno un profitto finale per il bilancio della Rai o almeno un utile operativo, il risultato prima degli oneri finanziari sui debiti e delle tasse, è pressoché impossibile perché non si conoscono i costi reali del festival. Va fatta un’avvertenza. I 50 milioni di ricavi pubblicitari non è stato spiegato se siano i proventi netti che entrano nelle casse, cioè al netto delle provvigioni delle agenzie e dei centri media, o se siano i proventi lordi. Certo, a prima vista le cifre di quest’anno si presentano in maniera positiva, grazie anche all’incremento del 28,1% del listino prezzi della pubblicità, secondo Omnicom Media Group.
Il costo stimato delle ultime edizioni di Sanremo è sui 17 milioni all’anno. Anche questi dati ufficiosi. Il ritorno dei grandi ospiti internazionali quest’anno potrebbe far lievitare la cifra. Ma, secondo Il Sole, le voci “lasciano presumere un bilancio più che attivo”. Nei costi vanno però considerati non solo le spese vive per l’evento, anche la quota di ammortamenti sugli investimenti che gravano sul bilancio e la quota di oneri finanziari, visto che alla Rai i debiti sono piuttosto alti e in crescita.
L’impatto sui conti Rai
Il punto chiave però per capire l’impatto effettivo di Sanremo è un altro. Poiché si tratta dell’evento di punta per l’azienda, da Sanremo ci si dovrebbe aspettare un contributo pesante a tenere sopra la linea di galleggiamento i conti Rai. Conti che invece arrancano, nonostante l’azienda incassi un canone dal pubblico che nel 2021 ha raggiunto un miliardo e 820 milioni di euro. Il canone è la parte preponderante dei ricavi, che nel 2021 hanno raggiunto i 2,516 miliardi per Rai Spa e i 2,688 miliardi per il gruppo. Il bilancio del gruppo Rai nel 2020 e 2021 si è chiuso con un risultato netto in pareggio, ma l’utile prima delle tasse è diminuito da 15,5 a 7,1 milioni: ovvero, nel 2021 c’è stato un peggioramento. Per la sola Rai Spa il bilancio è in perdita, -20,7 milioni nel 2020 e -30,4 milioni nel 2021. A fine novembre il Cda ha approvato i risultati non definitivi del 2022 dicendo che “l’obiettivo per l’esercizio in corso rimane quello del pareggio di bilancio e di una posizione finanziaria netta a livelli di sostenibilità”. I debiti finanziari netti a fine 2021 erano un po’ diminuiti: 573,1 milioni rispetto ai 606 di fine 2020. Ma nel budget 2023 approvato dal Cda il 30 gennaio risulta che i debiti finanziari netti siano aumentati a 625 milioni a fine 2022, e c’è la previsione di un ulteriore aumento a 650 milioni a fine 2023. Chissà se ad Ama e al Prestagiatore riuscirà il colpaccio-Madonna. Non la popstar, beninteso.