la Repubblica, 8 febbraio 2023
Penone si racconta
La mia ambizione mi spingeva a fare opere con contenuti che non fossero ancora presenti nell’arte. Da questo è nata la volontà di cercare di esprimermi con gli elementi della natura». Parte da questa consapevolezza l’avventura artistica di Giuseppe Penone, riassunta nel libro 474 risposte,in cui replica alle domande del giornalista e scrittore Alain Elkann (Bompiani). Gli autori lo presentano stasera al Circolo deiLettoridiTorino.Penone, uno degli artisti italiani più affermati nel mondo, racconta una vicenda iniziata nei boschi intorno a Garessio, dove è nato nel 1947, e proseguita conlapresenzaneimaggiorimuseie centrid’arte,dagliStatiUnitialGiappone, passando per Parigi, Londra e Amsterdam, laBiennalediVeneziaeDocumenta a Kassel, il Louvre di Abu Dhabi e l’Ermitage di San Pietroburgo, le regge diVersailleseVenaria.Nel2014haottenutoa Tokyo il Praemium Imperialedellascultura.GiuseppePenone,comeènata l’idea del libro?«AlainElkannvolevaraccontareilmio lavoroaunpubblicodinonspecialisti eamenondispiacevamettereinsieme vitaearte.Lastesurahacoincisoconla pandemia,chehafavoritola riflessioneeassecondatoitempi lunghidellascrittura.Èstato divertentericordarecuriositàe aneddoticheinuntestod’arteavrei tralasciato,machefannocapireun mododipensare.Alainhacondottola narrazione:gliinteressavalastoriadi unapersonachedaunpaesedel Piemonteapprodainuncontesto globale».«Ilrapporto con la natura e i suoi elementiha impegnato profondamentelamiaconcezione delmondo»si leggeinapertura del volume.È la base della sua arte?«Quellieranoglielementiche conoscevo,assaimegliodell’ambiente artistico.Dopoglistudidiragioneria,a Torino,misonoiscrittoall’AccademiaAlbertina:miinteressavanolascultura eildisegno,malaconcezionedell’arte cheproponevanonelleaulenonmi convinceva.Volevotrovare un’identità,allorasonoandatonei boschiehoscattatodellefotografie chehopresentatoalgalleristaGian EnzoSperone,chelehaappesealle paretidelsuospazio.Dilìpassavail criticoGermanoCelant:glisono piaciute,cosìhofattoilmioingresso nell’ArtePovera.Unacasualità,ma forsenonsolo.Hopresopartealla celebremostra ConceptualArtArte PoveraLandArt allaGalleriad’Arte Modernadellacittà».Poisi èmesso subito a viaggiare, nonè così?«Nel1970,a23anni,sonoandatoaNew York,invitatoaunamostraalMoMA,e aTokyo,dovehopartecipatoalla Biennale.Alainsièstupitodiquesta precocità: ma allora era più facile affermarsi, eri protetto dalla rete delle gallerie e tra gli artisti c’erano maggiori relazioni, oggi prevale l’individualismo».Lei ha iniziato tra gli anni Sessanta e Settanta nella Torino di Luigi Carluccio e di Sperone, degli artisti internazionali, delle mostre indimenticabili alla Galleria d’Arte Moderna, da “Le Muse inquietanti” a “Combattimento per un’immagine”. Come è cambiata la scena artistica?«Miparecheavvenganomoltecose, anchesesecondomec’èunpo’di confusione.Iosonocresciutocongli amicidell’ArtePovera,daAnselmoa Zorio,mentrenonconoscobenei nuoviartisti.Vedoperòchetra installazionievideoartesiperdonodi vistaiconfinidell’operae,anchese nonpertutti,mancalacapacitàdi sintesi.Leistituzionisonoattente all’arte,manonc’èpiùilprimatodiun temponelcontemporaneo.IlCastello diRivolicontinuaperòadavereun impattoforteall’estero».Da un’intuizione giovanile, i temi dellesueopere continuano a suscitareinteresseovunque. Come spiegaquestosuccesso?«Quandohointrapresoquestaattività, sitendevaametterel’uomoalcentro,a scapitodellespecieanimalievegetalio deiminerali.Oggic’èunripensamentoeilfattoche ioabbiapostoilmiocorpoinrelazione conlacrescitadeglialberieinsistasu fascinoevaloredellamateriacrea attenzioneepiace».La sua arte è vicina all’ecologia?«Nonhomaivolutoessereassociatoa talelettura,cheritengounpo’ipocrita.Qualenaturavuoisalvare,dal momentochetuttoènatura,anchegli insetti?Credoinvecenellavitalitàe spiritualitàdellamateria,chel’artista faemergereattraversolasua manipolazione,secondounavisione quasianimista».Quali sonoi prossimi progetti?«Ametàmarzoinaugurolamostraalla GalleriaBorghese,conopereesposte ingiardinoeinsaleinterne,tracui quelladi ApolloeDafne. Sonoappena tornatodaLondra,dovehovistospazi perunnuovoprogetto.Maèprestoper parlarne».Alla fine del libro scrive che ha avutola fortuna di fare ciòche voleva.Non è pocacosa, vero?«Sì,hofattounlavorochemiha interessatoedivertitopertuttalavita. Epensarechedopolascuolamisi prospettaval’ingressoinbanca:per fortunahodettodino».