la Repubblica, 7 febbraio 2023
E Panzeri influenzò anche Borrell
«Bloccare la nomina di Di Maio per favorire quella di Avramopoulos». Il caso Qatargate volta un’ennesima pagina. E entra a piedi pari anche nelle scelte della Commissione europea. Antonio Panzeri cerca di far cadere nella sua tela pure l’Alto Rappresentante per la politica estera, Josep Borrell.
Il metodo è sempre lo stesso: utilizzare i buoni rapporti che l’ex europarlamentare italiano ha con buona parte dell’establishment brussellese. E lo stile, come ammette in una intercettazione, è simile a quello utilizzato nel film «Ocean’s Eleven». La banda guidata da George Clooney che svaligia un casinò di Las Vegas.
Nelle ultime intercettazioni depositate negli atti dell’inchiesta spunta allora la vicenda del nuovo Inviato speciale per il Golfo. Incarico per il quale sembrava in pole position l’ex ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. Figura che evidentemente alla “cricca” non risultava gradita. O almeno non di certo quanto quella di un altro “concorrente” l’ex commissario europeo Dimitri Avramopoulos, peraltro in rapporti stretti con la Ong di Panzeri “Fight Impunity”. Anzi, nei verbali viene definito «Membro onorario del board».
Tutto nasce da un episodio che ha richiamato l’attenzione degli inquirenti. E che ha messo nero su bianco in uno dei “Carton” (così li chiama la procura di Bruxelles) allegati al dossier. Un “incidente”, certo, che però non è passato inosservato. Nel verbale delle intercettazioni, infatti, spunta l’invio di un documento direttamente a Borrell. A trasmetterglielo «per errore» via mail è Cristina Castagnoli, responsabile dell’Unità per la Democrazia e le elezioni del Parlamento europeo. Si trattava di «una nota interna confidenziale preparata da Francesco Giorgi» e preparata proprio per Avramopoulos. Giorgi racconta a Panzeri lo sbaglio commesso e quest’ultimo cerca di correre ai ripari.
Sebbene la polizia belga formalmente accolga la versione dell’«errore», la vicenda ha acceso un faro. Anche piuttosto luminoso. Appare infatti improbabile commettere un errore del genere. «Noi capiamo – è allora la versione che gli agenti danno del dialogo tra Panzeri e Giorgi – che vogliono sbarrare la strada a un certo Di Maio per favorire la nomina di Avramopoulos». Non solo. In un primo momento la polizia che “ascoltava” aveva avuto il sospetto che la persona di cui si parlava potesse essere David Borrelli, ex europarlamentare italiano. Per poi rapidamente convenire che si trattava effettivamente dell’Alto Rappresentante.
Gli inquirenti non fanno alcun riferimento alla possibilità che Borrel abbia effettivamente subito la pressione della “cricca”. Ma di certo sono convinti che fosse a conoscenza della loro preferenza a favore “dell’amico” Avramopoulos proprio in considerazione dell’«errore» commesso con la mail della «nota informale» predisposta da Giorgi. E in ogni caso il vicepresidente della Commissione non è allo stato coinvolto nell’inchiesta. Sebbene la nomina di Di Maio sia stata frenata, lo stop è stato attribuito ai dubbi del nuovo governo italiano. È comunque il segno chequella che viene definita «organizzazione criminale» aveva cercato di influenzare la Commissione europea per una nomina così importante almeno per i rapporti con il Golfo Persico e quindi per il Qatar. Non è un caso che nelle stesse intercettazioni si fa esplicito riferimento al fatto che in questa operazionepoteva essere «d’aiuto» Eva Kaili. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, compagna di Giorgi e greca come Avramopoulos.
Resta il fatto che il sistema è abbastanza collaudato. In una intercettazione tra Panzeri e un interlocutore di cui gli inquirenti non fanno il nome si fa riferimento esplicitamente al modello cinematografico americano. «Ho l’impressione – si rivolge all’ex eurodeputato italiano – che siamo come Ocean’s Eleven». Il film in cui una banda di undici ladri, guidati da Clooney, svaligia uno dei più famosi casinò di Las Vegas. E mentre lo dice, l’anonimo aggiunge: «Dammi due buste». Secondo gli agenti Panzeri ha consegnato al suo interlocutore alcune «somme di denaro».
Che la rete fosse ampia e con diversi addentellati lo dimostra anche la cena che ha coinvolto un autorevole esponente della politica francese: Michel Barnier. In una nota steak house di Bruxelles, anche l’ex ministro di Parigi, ex commissario europeo e di recente capo negoziatore per l’attuazione della Brexit, è stato intercettato a cena con Panzeri. Nessun reato o nessun sospetto su di lui, solo la conferma che l’impianto di rapporti del fondatore della Ong “Fight Impunity” era davvero ampia, complessa e in tutte le istituzioni dell’Ue.