il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2023
Biografia di Anna Magnani
Patrizia Carrano Tutto su Anna Vallecchi «Mezzo secolo ci separa dall ’uscita di scena di Anna Magnani, morta a 65 anni per un tumore il 26 settembre 1973. L’editore Vallecchi inaugura le celebrazioni per l’attrice romana riportando in libreria, in edizione arricchita ed esaustiva, la biografia Tutto su Anna di Patrizia Carrano. L’autrice è netta: “La vera erede della Magnani è la Magnani stessa”. Nannarella appartiene “a un passato di cui è impossibile fare a meno perché ha denudato le nostre passioni, le ha tramutate in materia viva e palpitante”. Carrano, per un decennio compagna del regista Nanni Loy, è stata testimone diretta del suo “ribellismo femminile”. Una sera, a cena, la Magnani apostrofò Loy con piglio irridente: “Brutto stronzo, quand’è che ti decidi a fare un film bello ma tutto per me?”. Tutto su Anna procede con il tono e il montaggio di un romanzo al punto che la Magnani potrebbe giganteggiare anche solo come personaggio letterario. Per di più la donna reale nata a Roma nel 1908 si specchia nelle donne di fantasia portate sullo schermo: la Pina di Roma città aperta, la barricadera onorevole Angelina, la disperata Mamma Roma, la Lupa di Verga, la detenuta di Nella città l’inferno, la prostituta di Anna Christie, la madre di Bellissima. Un destino sotto i riflettori strappato a dispetto di una bellezza anonima, disdegnata come “uno di quegli sgorbietti buoni giusto per le parti di servetta goldoniana”. In virtù del suo talento e del suo carisma. Magnani negli anni 30 è ingaggiata da una delle più quotate compagnie dell’epoca. Sono gli anni della gavetta teatrale: “Il tanfo di sudore che impregna i palchi dei teatri di provincia, lo squallore delle stanze di pensione, le centinaia di chilometri in treno, il bottone da ricucire all ’ultimo minuto, il terrore di entrare in scena”. Attrice di prosa e di rivista – memorabili i suoi spettacoli in compagnia di Totò negli anni della guerra – approda al cinema nei ruoli di donnina allegra, “o cameriera, o soubrette, o mignotta” fino alla consacrazione nel 1945 con Roma città aperta di Rossellini. Ungaretti in tivù: “Ti ho sentita gridare ‘Francesco’ dietro il camion dei tedeschi e non t’ho più dimenticata”. CARRANO RESTITUISCE tutto il clima delle riprese eroiche di quella stagione del neorealismo: “Usavano i mozziconi di pellicola trovati alla bell’e meglio. Una volta non si presentava un attore perché era finito all’ospedale, un’altra la luce se ne andava per troppo tempo e bisognava rubarla attaccandosi con un pezzo di ferro alla linea del tram”. Nel ruolo di una vedova italo-americana – costretta durante le riprese ad arrampicarsi sulle pedane per occultare il divario di statura con Burt Lancaster – seduce Hollywood e vince un Oscar nel 1956 per La rosa tatuata. “Il cinismo è, insieme al disprezzo, la sua grande forza” scrisse Oriana Fallaci, “perfino quando è buona lo è con cinismo”. Forse anche per questo le sue storie d’amore sono sempre naufragate. Quando sposa nel 1935 il regista Goffredo Alessandrini è tutto un mormorare “del servizio di piatti che ogni giorno andava in frantumi”. Si unisce in seguito all’attore Massimo Serato, star di Piccolo mondo antico di Soldati. Anche qui storia “tumultuosa, animata da furibonde scenate.” Annota Carrano: “Ad Anna piacevano le liti perché le davano la possibilità di liberare quei furori mai sopiti che si portava dentro”. Con Roberto Rossellini il sodalizio più intenso ma anche quello con l’umiliazione più bruciante dopo che la abbandonò preferendole Ingrid Bergman. Magnani – un guardaroba segnato dalla severità con i suoi tailleur neri – era, per dirla con De Sica, una donna “piena di complessi e di ombrosità”. Con Montanelli, come con tutti i suoi amici, litigava furiosamente: “Se tu mi parli da amico, cioè da stupido, mi fai sbagliare” lo rimproverava. “Se mi vuoi bene davvero è da nemico che mi devi parlare”. Allora Montanelli sfoderava ferocie in cui non credeva e lei andava su tutte le furie. È stata e resta il simbolo di Roma, “tutt ’uno con il cinismo e il risentimento, il menefreghismo e lo slancio, l’irriducibilità e la vigliaccheria di quella gente”. Federico Fellini non a caso la sceglie nel 1972 per un cameo nel suo film Roma. Anna Magnani passeggia in una capitale deserta e si dirige verso un portone. Fuori campo Fellini la insegue nel suo lento ritorno notturno e la incalza con alcune domande. Alla fine lei lo congeda: “No, nun me fido. Ciao… Buonanotte!”. E il portone si richiude “dietro al suo viso da medaglione, il pesante battente a difendere la sua intimità, la sua solitudine» [Crocifisso Dentello, Fatto 6/12/23].
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