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 2023  febbraio 06 Lunedì calendario

Due italiani su tre difendono il 41 bis

Il 41% degli italiani è convinto che il 41 bis, il cosiddetto carcere duro, sia una legge giusta da mantenere così com’è.
E il pensiero è politicamente trasversale nei partiti che sostengono la maggioranza da Forza Italia (56,7%) a Fratelli d’Italia (52,3%), fino agli elettori della Lega (32%), che si dividono tra questa opzione e la possibilità di inasprire questo provvedimento ed estenderlo anche ad altri reati (28,8%). Su queste due posizioni si allineano anche gli elettori del Movimento 5 Stelle, dove il 43,7% la ritiene corretta così, mentre il 31,2 desidererebbe – addirittura- renderla più dura. Per i sostenitori del Partito Democratico il 41 bis è giusto così (42,2%). Tuttavia, nell’area delle opposizioni emerge anche uno spiraglio di riforma che riguarda la possibilità di limitare il carcere duro solo a quei detenuti considerati – agli atti – più pericolosi. La pensa così 1 elettore su 3 di Azione e 1 su 4 del Pd e di +Europa. Le posizioni così nette sul 41 bis appaiono ancora più divisive nel caso che ha coinvolto le parole del deputato Donzelli e del sottosegretario Delmastro. In questa vicenda il Paese si divide tra chi pensa che queste dichiarazioni abbiano portato alla conoscenza del grande pubblico la visita della delegazione con importanti rappresentanti del Partito Democratico in carcere ad Alfredo Cospito e ad altri detenuti sottoposti al 41 bis e chi è convinto che queste siano state solo strategie politiche usate a scopo politico per screditare il centro sinistra. Ovviamente sulla prima posizione si schierano tutti gli elettori dei partiti del centro destra; viceversa, sulla seconda si trovano schierati i partiti delle opposizioni. Sembra di assistere ad uno scontro tra tifoserie. Andando sui numeri il 42,2% ritiene che gli incontri tra i parlamentari del Partito Democratico e Alfredo Cospito siano gravi, mentre il 44,1% ritiene che sia più grave l’utilizzo e la diffusione di documenti e informazioni riservate nelle parole di accusa del deputato Giovanni Donzelli. E ancora, anche se il 35,7% non ha saputo offrire una sua interpretazione sulla violazione nella diffusione di documentazione riservata, a questo quesito il 33,1% del campione di italiani intervistati ritiene che ci sia stata un’infrazione nella diffusione di documenti – comunque – riservati, mentre il 31,2% è convinto che in questa vicenda non si sia rivelato nulla di riservato. In tema di dimissioni, 1 elettore su 3 indica i deputati del Pd chiamati in causa da Donzelli come coloro che si dovrebbero dimettere, mentre il 34,8% punta il dito sullo stesso Giovanni Donzelli e sul sottosegretario Andrea Delmastro per delle possibili dimissioni. In questo caso un elettore su due di Forza Italia (46,7%) si distingue dal resto essendo convinto che questi non siano fatti rilevanti.
La miccia è stata innescata, volente o nolente, ed è chiaro che la spinta emozionale di appartenenza ad un partito prevalga sulla possibilità di essere imparziali e consapevoli. L’appello del presidente del Consiglio alla prudenza e alla cautela deve comprendere la responsabilità di tutti a partire da chi accende il cerino, perché il rischio è che tutto possa essere strumentalizzato e utilizzato per meri scopi elettorali.