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 2023  febbraio 06 Lunedì calendario

Breve storia di Panorama


C’è stato un tempo lontano, ma in fondo non lontanissimo, in cui i due settimanali «L’Espresso» e «Panorama» arrivarono a sfiorare le quattrocentomila copie ciascuno, contendendosi a queste vertiginose altezze il primato delle vendite in edicola.
Chi volesse raccontare davvero non solo la storia dei giornali e del giornalismo, ma la storia d’Italia tra i Sessanta e i Novanta del secolo scorso (la politica, certo, e i movimenti, e le stragi nere, e il terrorismo rosso, e gli scandali, ma pure, e forse soprattutto, i cambiamenti della cultura, dei costumi, dei gusti, della moda in una società in via di rapida secolarizzazione) dovrebbe tenere questo dato nel conto dovuto.
Anche perché il target dei due settimanali era il medesimo. E cioè un pubblico borghese, dinamico, di cultura medio-alta, di buon reddito, fatto in primo luogo di professionisti, manager, quadri intermedi ma pure quadri alti, docenti, studenti universitari, che molto spesso li acquistavano entrambi: il mondo di quelli che lo storico inglese Paul Ginsborg avrebbe definito «ceti medi riflessivi».
Dell’«Espresso» si è scritto assai, di «Panorama» molto meno. E ancor meno si è scritto delle diversità (via via declinanti) e delle analogie (via via crescenti) tra le due testate. A colmare questo deficit, almeno per quanto riguarda il periodico edito da Mondadori, provvede adesso il volume Il settimanale che cambiò l’Italia. Il giornalismo di Panorama 1962-1994, pubblicato dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, prefato da Giuliano Amato e curato (ma prima ancora immaginato e per così dire «voluto») da Stefano Brusadelli.
Non avrebbe senso provarsi a condensare in poche righe il senso di 529 pagine tra saggi, saggetti, interviste ai protagonisti, articoli che in qualche modo hanno fatto epoca e testimonianze rese da molti dei tantissimi giornalisti che per un periodo più o meno lungo hanno lavorato. Chi scrive è stato a «Panorama», prima di approdare al «Corriere della Sera», dal 1981 al 1985, assunto da Carlo Rognoni che, come prima decisione da direttore, prese quella (una mezza rivoluzione) di sopprimere la testatina «I fatti separati dalle opinioni» voluta dal suo predecessore, il mitico Lamberto Sechi. Magari trova un po’ di enfasi nel titolo, e qualche autocompiacimento in alcune testimonianze. Ma pensa che la storia di «Panorama» meriti di essere raccontata in primo luogo a chi oggi vuole, nonostante tutto, avventurarsi in questo strano mestiere. E per questo ringrazia Brusadelli e i suoi autori.