La Stampa, 5 febbraio 2023
Crimea, minaccia atomica
La fine della guerra in Ucraina non si scorge purtroppo ancora all’orizzonte. Mentre nel Donbass infuriano i combattimenti e i Paesi occidentali si apprestano a fornire altre armi all’Ucraina devastata dall’invasione dalle truppe russe, nuove tensioni emergono dalle dichiarazioni di alcuni politici. Uno di essi è Dmitry Medvedev, che ieri ha minacciato una risposta «rapida, dura e convincente» in caso di attacchi alla Crimea o alla Russia «profonda»: «Tutta l’Ucraina che rimane sotto il governo di Kiev brucerà», ha tuonato l’ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza all’indomani della promessa di Washington di un futuro invio di missili a lunga gittata all’Ucraina. Ma – sempre rispondendo a una domanda su possibili attacchi in Crimea – Medvedev è anche tornato ad accennare a uno scenario terribile, quello di un possibile uso delle armi atomiche. E lo ha fatto legandolo alla dottrina nucleare di Mosca, che prevede la possibilità di ricorrere a queste armi devastanti in caso di «aggressione contro la Federazione Russa con armi convenzionali quando l’esistenza stessa dello Stato è minacciata». «Non ci poniamo alcuna restrizione e, a seconda della natura delle minacce, siamo pronti a utilizzare tutti i tipi di armi. In accordo con i nostri documenti dottrinali, inclusi i Fondamenti della deterrenza nucleare», ha dichiarato ancora Medvedev, che negli ultimi mesi è apparso sempre più incline ad abbandonarsi alla retorica più aggressiva. Le parole di Medvedev emergono da un’intervista alla giornalista russa Nadana Fridrikhson, un’intervista nella quale il fedele alleato di Putin ha anche avvertito che fornire all’Ucraina armi americane più avanzate non porterà Mosca a sedersi al tavolo dei negoziati ma solo a più «attacchi di ritorsione» da parte delle forze russe.
Il punto è che la Russia si è annessa illegalmente la Crimea nel 2014, ma Mosca – contrariamente alla stragrande maggioranza della comunità internazionale – ritiene la penisola parte del suo territorio, così come ritiene «russe» le regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, anch’esse annesse illegalmente dopo un referendum farsa (e comunque non del tutto controllate dai soldati del Cremlino). La risposta di Kiev non si è fatta attendere. «Il diritto internazionale parla chiaro. L’Ucraina può liberare i suoi territori utilizzando qualsiasi strumento», ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale ucraino Mikhailo Podolyak invitando a «ignorare sempre Medvedev».
Kiev dice di puntare non solo a riconquistare i territori occupati dalle truppe russe nella criminale invasione iniziata un anno fa ma anche a riprendere possesso delle sue regioni finite de facto nelle mani di Mosca negli anni precedenti, compresa la Crimea. Dall’altro lato, il Cremlino – che ha scatenato questa guerra atroce – non pare avere intenzione di mollare le terre ucraine occupate dai suoi militari.
In Ucraina intanto si continua a combattere e a morire. Scontri sanguinosissimi si registrano nel Donbass, dove le truppe russe cercano di avanzare premendo soprattutto sulla zona di Bakhmut, devastata dalla guerra. A Odessa, sul Mar Nero, le autorità ucraine fanno sapere che mezzo milione di persone sono rimaste senza elettricità a causa di «un incidente» a una stazione elettrica già danneggiata dai crudeli bombardamenti degli scorsi mesi, che hanno lasciato al buio e al gelo milioni di ucraini.
Dopo che Berlino ha acconsentito all’invio dei tank pesanti Leopard 2 all’Ucraina, anche il Portogallo si è aggiunto ai Paesi che hanno promesso di inviare a Kiev alcuni di questi carri armati tedeschi, il primo dei quali dovrebbe arrivare a breve in Ucraina dal Canada. Contemporaneamente, Washington ha annunciato il primo trasferimento a favore dell’Ucraina di «fondi russi» confiscati negli Usa. Nel pieno delle tensioni, Russia e Ucraina hanno comunque concordato uno scambio di prigionieri: secondo Kiev, 116 prigionieri ucraini sono stati liberati, mentre Mosca riferisce del rilascio di 63 prigionieri di guerra russi.