la Repubblica, 4 febbraio 2023
Tornano i pensionati d’oro ai vertici dello Stato
Tornano i pensionati d’oro ai vertici dello Stato: nelle amministrazioni pubbliche, negli enti, negli istituti, nelle Authority, alla Consob. Il governo Meloni ha depositato un emendamento al decreto Milleproroghe, in discussione al Senato, bollinato dalla Ragioneria, che sospende fino al 31 dicembre 2026 il decreto Madia del 2014. Quello che impediva a tutti i pensionati, sia pubblici che privati, di lavorare per la Pa: niente consulenze, incarichi di studio o dirigenziali, tantomeno direttivi, a meno che gratuiti. E nel caso degli incarichi di vertice: gratis, solo per un anno, non prorogabili né rinnovabili.
Ebbene la stretta, voluta all’epoca per evitare le porte girevoli e favorire il ricambio generazionale nella Pubblica amministrazione, viene tolta per quattro anni, fino alla fine del 2026. Non per tutti: resta per le consulenze, ad esempio. Salta invece per «gli incarichi di vertice presso enti, istituti o aziende di carattere nazionale» conferiti da «organi costituzionali, previo parere favorevole delle competenti commissioni parlamentari». In pratica, si toglie il tappo alle nomine che contano fatte dal governo e ratificate dal Parlamento.
A partire da una che sta molto a cuore al governo Meloni, in particolare al leader della Lega Matteo Salvini: il presidente dell’Istat, ruolo ricoperto da Gian Carlo Blangiardo, nominato dal governo gialloverde il 4 febbraio 2019, scaduto ieri e ora in prorogatio per 90 giorni. L’esecutivo vorrebbe riconfermarlo, ma lui avrebbe comunicato la sua indisponibilità a proseguire per altri quattro anni a stipendio zero.
E questo perché Blangiardo, classe 1948, è in pensione dal primo novembre 2019 come professore universitario di Demografia. E quindi da allora, per la norma Madia, dirige l’Istat a titolo gratuito. Solo il primo anno – tra febbraio e ottobre 2019 – ha incassato 171 mila euro, come quota parte dello stipendio annuale che anche per Istat è pari al tetto della Pa di 240 mila euro lordi. Poi dopo, da pensionato, non ha più preso nulla.
Blangiardo ha fatto notare ai suoi interlocutori che quella norma del 2014 gode di importanti e pesanti eccezioni: il presidente della Consob e il garante per la Privacy. Paolo Savona, classe 1936, ha 86 anni e guida la Consob dall’8 marzo 2019, nominato dal governo Lega-M5S per un incarico settennale. In barba alla norma Madia cumula i 240 mila euro con una pensione da 113 mila euro (risulta dall’ultima dichiarazione dei redditi). Pasquale Stanzione, classe 1945, ha 77 anni ed è stato nominato alla guida della Privacy per un settennio il 29 luglio 2020 dal governo Conte II. Uno strappo alla regola a cui Blangiardo, 74 anni, guarda con attenzione.
Ed ecco l’emendamento infilatodal governo al Milleproroghe, anche se non si tratta di una proroga ma di uno stop al divieto dei pensionati ai vertici pubblici. Se fosse approvato, servirebbe anche per altre due nomine da fare a maggio, quando scadranno i presidenti di Inps e Inail, Pasquale Tridico e Franco Bettoni, che il governo non vuole riconfermare. Non è detto che Palazzo Chigi punti a un pensionato d’oro per questi due Istituti. Ma il paracadute è aperto.