il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2023
Pinelli, incarichi d’oro con la sanità veneta “Questo va di moda…”
Era cominciata con la querela di Azienda Zero, che coordina la sanità del Veneto, contro un giornalista del Mattino di Padova, Renzo Mazzaro, che nel 2018 aveva scritto di presunte irregolarità attorno a un appalto ed è stato archiviato con tanto di complimenti al “giornalismo di inchiesta”. È finita, per ora, con un processo per turbativa d’asta ai vertici delle aziende coinvolte in quella gara da oltre 100 milioni di euro per le mense ospedaliere. E in mezzo c’è un’indagine sugli incarichi, numerosi e ben retribuiti, conferiti da Azienda Zero all’avvocato Fabio Pinelli di Padova, neo vicepresidente del Csm grazie a un ventaglio di relazioni trasversali che va da Luciano Violante alla Lega.
Il penalista è stato archiviato lo scorso 21 novembre: “Mancando il dolo, il fatto non costituisce reato”, ha scritto la giudice Domenica Gambardella. Che però ha ordinato ulteriori indagini sui due dirigenti che gli davano gli incarichi, con le ipotesi di induzione indebita a dare o promettere utilità – la vecchia concussione per induzione – e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, inizialmente formulate anche per Pinelli. Sono Domenico Mantoan, ex direttore della Sanità veneta e oggi a capo dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e Patrizia Simionato, ex direttore di Azienda Zero. La giudice ha anche ordinato l’11 gennaio, una settimana prima del voto per il Csm, la trasmissione degli atti al Consiglio di disciplina degli avvocati di Venezia affinché valuti la posizione di Pinelli. Che però non rischia nulla: con l’elezione al Csm, infatti, gli avvocati sono temporaneamente cancellati dagli Albi professionali e le procedure disciplinari si congelano.
Tra gli incarichi di Azienda Zero all’avvocato Pinelli ce n’era uno, del 30 marzo 2020, per il recupero delle accise indebitamente versate dalle Ulss del Veneto ai produttori di energia elettrica. Un recupero crediti, insomma, non un lavoro da penalista di grido. Un incarico “conferito – osserva la giudice – in una materia per la quale l’avvocato Pinelli non era iscritto nella short list”, ovvero l’elenco ristretto che suddivideva i legali esterni per materia. Il problema è che la delibera di Azienda Zero, oltre a modesti compensi fissi per redigere lettere e ricorsi, riconosceva a Pinelli “una quota variabile, pari al 15% dell’importo recuperato, stimata in un massimo di circa 465.000 euro”, si legge negli atti della Procura. Questo, secondo la giudice, presuppone un patto di quota lite, vietato dalla legge forense 247 del 2012. “Sono vietati i patti con i quali l’avvocato percepisca come compenso, in tutto o in parte, una quota del bene oggetto della prestazione o della ragione litigiosa”, dice l’art. 25 del codice deontologico, che prevede da due a sei mesi di sospensione. “La ratio – annota Gambardella – risiede nella necessità di salvaguardare la terzietà del professionista rispetto alle sorti della vertenza, corollario del più ampio principio della dignità e del decoro dell’avvocato”. Non è stato possibile sapere quanto abbiano incassato le aziende sanitarie del Veneto su quelle accise, né quanto sia stato corrisposto all’avvocato.
Nell’indagine della pm Silvia Golin, che aveva chiesto l’archiviazione per tutti, c’erano parecchi altri incarichi a Pinelli, sui quali in alcuni casi erano emerse perplessità dell’allora responsabile amministrativa e del collegio sindacale di Azienda Zero. Sono agli atti almeno 100 mila euro di fatture solo per il 2020 tra l’azienda sanitaria e l’Avvocatura regionale veneta. Spesso erano parcelle da 35 mila euro perché “se stai sotto i 40 mila non ci sono problemi con l’Anac”, si legge in alcune intercettazioni tra i dirigenti indagati. E ancora: “Con tutto quello che abbiamo speso, cosa vuoi che siano 30 mila…”. Almeno una volta, stando ai brogliacci delle intercettazioni, Pinelli sarebbe passato negli uffici di Azienda Zero per aiutare Simionato a scrivere la delibera con il mandato.
Non erano tutti incarichi da penalista, come quelli che gli dava la Regione Veneto per i processi su inquinamento e mafia, o quelli dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri e dall’ex spin doctor di Matteo Salvini, Luca Morisi. Per due volte, infatti, l’azienda sanitaria ha dato mandato a Pinelli di valutare (per 35 mila euro nel 2020 e 27 mila nel 2021, più gli oneri accessori) che tutto fosse stato fatto secondo le regole nella gestione del Covid, esposta alle critiche del microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore Pd. Altri 64 mila euro (82 mila con l’Iva) Pinelli li ha avuti per l’assistenza legale su una consistente fornitura di mascherine e dispositivi di protezione. In altri casi, per questioni di Tar e Consiglio di Stato, l’ente regionale nominava noti avvocati amministrativisti ma affiancava loro Pinelli. La Guardia di Finanza ha elencato incarichi con doppio legale per quasi 250 mila euro nel solo 2019. “Io so cosa pensa di Pinelli, ma questo adesso va di moda, non so cosa dirle”, diceva Mantoan in una conversazione intercettata con un altro legale. Lo stesso Mantoan, stando ai brogliacci, attribuiva la scelta di Pinelli a Luca Zaia, il presidente della Regione, mai indagato. L’ufficio stampa della Regione lo nega e Pinelli ha preferito non rispondere al Fatto. Ma insomma la Procura, la cui richiesta di archiviazione per ora è stata parzialmente rigettata, ipotizza da parte dei due dirigenti una violazione dei criteri di trasparenza e rotazione richiesti anche per i mandati fiduciari legali da Anac e Corte dei conti. Azienda Zero comunque ribadisce che l’attuale vicepresidente del Csm era solo uno dei tanti legali esterni.
Gli approfondimenti richiesti dalla giudice riguardano gli incarichi sul Covid. Si vedrà. L’inchiesta ha elementi in comune con quella che vede imputata la stessa Simionato per concorso in falso ideologico insieme a Roberto Rigoli, ex direttore delle Microbiologie del Veneto e autore di una email in cui dichiarava di aver testato i primi tamponi rapidi Abbott per il Covid comprati dalla Regione nell’estate 2020, assicurandone l’affidabilità. Si attende l’esito dell’udienza preliminare. È il fascicolo nato dall’esposto di Crisanti, che invece aveva dimostrato un’alta percentuale di falsi negativi con quei tamponi. Quello dell’intercettazione in cui Zaia, sempre non indagato, diceva di voler portare lo scienziato a “schiantarsi”.
L’indagine su Pinelli racconta molto della Regione in cui Zaia, nel settembre 2020, ha stravinto le elezioni con il 76 per cento, proprio tra la prima ondata del Covid (gestita bene, anche con il contributo di Crisanti) e la seconda (gestita con risultati meno brillanti). Dalla querela al giornalista alle inchieste sull’appalto e sugli incarichi all’avvocato, segnalati anche dalla Finanza nel maggio 2020 quando già ci lavoravano i carabinieri. E un rivolo dell’indagine è finito a Vicenza: Massimo Stellato, ex ufficiale della Finanza e responsabile per il Nord-est dell’Aise (i Servizi segreti per l’estero), è accusato di aver informato proprio Mantoan delle indagini. Mancava, davvero, solo il possibile coinvolgimento dei Servizi.