il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2023
Una Renault per amante: la folle passione di Drieu
“Questa donna è tutte le divinità della Grecia; è inesauribile come Venere, fedele e inaccessibile come Diana, calcolatrice e guerriera come Minerva”. Così scrive Pierre Drieu La Rochelle (1893-1945) in Beloukia, il romanzo pubblicato da Gallimard nel 1936. La donna era in realtà Christiane Renault – moglie di Louis, il celebre imprenditore dell’auto – con la quale lo scrittore intrecciò una relazione che ebbe fine solo con il di lui suicidio, il 15 marzo del 1945.
Nel romanzo i protagonisti, assunte vesti e presi nomi di fantasia, sono proprio i tre: Drieu (Hassib), Christiane (Beloukia) e Louis (Mansour). Mai tradotto in Italia, il libro, una delle meditazioni sull’amore dell’autore di Fuoco fatuo e de L’uomo pieno di donne, esce ora col titolo Il romanzo di Beloukia, a cura di Albino Crovetto, per Robin-Biblioteca del Vascello.
Questo è un romanzo importante nella vita destinata al naufragio di La Rochelle, reazionario ed europeista, un fascista romantico con la vocazione al suicidio fin da ragazzo; un uomo disperato e stremato che, negli ultimi giorni della sua esistenza, dall’ammirazione per la Germania di Hitler sarebbe passato a quella per l’Urss. Si tratta di un libro rilevante anche a livello biografico, intanto, rammenta Crovetto, perché “dopo la pubblicazione di Beloukia, gli amanti adotteranno i nomi dei personaggi”. Letteratura e vita coincidono, insomma. Ricorda Julien Hervier nell’introduzione ai Diari di Drieu come per lo scrittore “il destino del letterato si confonda con il destino umano”. Nell’ultimo suo lavoro, l’incompiuto romanzo Le memorie di Dirk Raspe, dice sempre Hervier, il suicidio del protagonista “non sostituisce” quello dell’autore e “il filo” della narrazione “è tagliato di netto dall’irruzione brutale del reale nell’immaginario: così la morte di Drieu mette fine all’opera incompiuta”.
La storia di Beloukia, che è storia di un tradimento, lo stesso della realtà, è ambientata in un magico Oriente. Precisa La Rochelle: “Si dirà che l’adulterio non è più di moda, ma se l’autore ha collocato il suo romanzo in una Baghdad di fantasia, non è senza ragione; è perché crede alla perennità di certi problemi”. E poi aggiunge: “Questo romanzo, apparentemente fantastico, non è soltanto concreto; è anche attuale. L’atmosfera di guerra civile rende ancora più grave il dramma che pesa sulla coppia che si sarà amata per mille notti… prima della fine”.
Drieu e Christiane non interruppero mai il loro rapporto, sebbene la passione si fosse consumata come sarebbero arsi i vagheggiamenti politici e la voglia di vivere di lui. Il 19 aprile del 1944, La Rochelle appuntava nel suo diario: “B(eloukia). Ho amato questa bella donna, questa donna vera e generosa. Dipendeva solo da lei che la passione si trasformasse in amore esclusivo, persistente nell’esclusività. Ha buttato via il mio amore come io stesso ne ho buttati via tanti”. Ma il 13 agosto 1944, precisa Crovetto, Christiane “riceve una telefonata dall’ospedale dove Drieu è ricoverato dopo il suo primo tentativo di suicidio. La donna annota: ‘Pronuncia il mio nome a fatica, chiede di uscire domani’. Il 26 agosto: ‘Gilles (il nome del protagonista di un libro di Drieu, ndr) mi chiede altri barbiturici. Lo supplico di non farlo’. Gli amanti si rivedono, per l’ultima volta, il 4 febbraio 1945. Il 16 marzo Christiane scrive sul suo taccuino: ‘Morte di Gilles; barbiturici e gas’”. Beloukia-Christiane “non assisterà ai funerali di Drieu. Qualche giorno dopo farà porre sulla sua tomba una pietra con questa incisione: B a H (Beloukia a Hassib).