la Repubblica, 3 febbraio 2023
Intervista a Nagabe
Due figure edue tensioni, in apparenza opposte, si legano nelmondodi TheGirl from the OtherSide di Nagabe,giovane star dello “seinen manga”,target che in teoria rimanda a “giovani adulti maschi”. Il mercato giapponeseinfatti è fortemente segmentato,comevieneraccontato nelnuovonumerodi Robinsondedicatoal successodei mangain Italia. In realtà è leggibile da un pubblico assaipiù ampio visto chela protagonista,Shiva, è una candida bambinache sembra usciredalle illustrazioni di Komako Sakai, mentre il suo alter-ego, il Maestro, è un essere delmondo notturno, unafigura zoomorfae scura. Insieme attraversano, nei numerosi volumi del manga,unaforesta che potrebbe essere quella dei Mumin di Tove Jansson,con ambientazioni allaAlicediArthurRackham, sullosfondo di unainquietante eapparentemente incomprensibilepandemia. Nagabe sceglie di calare i suoi personaggi in un’atmosfera sospesa,di calma apparente,conuno sguardo attento alle piccole cose e alle azioni di ogni giorno, mentreuna cruenta battaglia di intolleranza e paura sta sterminandochiunque entriin contattoconquestomondooscuro, l’altra parte appunto, dove invece la piccolaShiva simuovesempre con leggerezzaed empatia.
L’ultimo volume Dear,appenauscito perJ-POP Manga nellatraduzione in italiano di Christine Minutoli, è una raccolta di haiku disegnati, piccoli istanti poetici sparsi nel percorso di questa storia affascinante dove niente èmaiveramentecomesembra. The Girlfrom the Other Sideè unafiabache parladella metamorfosi, dove la paura e la curiosità si bilanciano nella ricerca di una comprensione dell’altro da sé, dove si integrano e si confrontano le differenzefra specieche hanno diversa cultura e struttura biologica, macondividonoleemozioni dell’esistenza. «Sono molto contento cheleggendo questa storia questo tema dell’accettazione delle differenzeemerga chiaramente – spiega–In Giapponesi è molto consci di questo: soltanto cambiando il proprio punto di vista si può fare in modo che ci si accorga dell’altro e ci si possaveramente metterein relazione».
È un grande romanzo degli opposti: c’è l’umano e il non umano, il bianco e il nero, il sole e la luna, il maschile e il femminile, il guarire e l’uccidere, il proteggere e il mettere in pericolo.
«Queste cose si compensano e completano a vicenda, nonostante siano così diverse tra loro. È un aspetto che ho voluto rendere anche stilisticamente con il bianco e nero così netto. Sono situazioni che coesistono nell’accettazione l’una dell’altra. E soltanto tramite queste differenze che si relazionano l’una con l’altra che avviene una vera integrazione fra di loro».
Questa fiaba che ricorda “La Bella e la Bestia” ha origini particolari, nasce da una fiaba berbera che filtra nelle “Metamorfosi” di Apuleio, parla molto alla nostra cultura.
«Nellatradizione giapponese che io sappia non c’ènessuna storia che ricordi i temi deLa Bella e la Bestia,una storiache nel miopaese èconosciuta principalmente grazie al film della Disney. Il successo in Occidente è stato unagrandesorpresa:nonimmaginavochesarei riuscito a parlare a un pubblicoeuropeo edè molto bello riceveredirettamente tutti i commenti chei lettorifanno su questomanga e conoscereil loro puntodi vista».
Il tessuto narrativo di questo manga è pieno di riferimenti anche visivi alla cultura occidentale, anche estremi diversi come Edward Gorey e Tasha Tudor. Addirittura c’è un cameo di quest’ultima, che interpreta la nonna di Shiva.
«Si,assolutamente. Vuole proprio essere una citazione, adoro Tasha Tudorelanonna èproprio un personaggioche ha quella derivazione. Anche alcuni oggetti di scena all’interno del manga, per esempio i fiori, i piatti, le stoviglie sonotuttiomaggiaTashaTudor».
C’è sempre molto silenzio intorno ai personaggi. Questo ultimo volume, “Dear”, sembra proprio nascere da qui e dalla frase che chiude la serie, un haiku: “Il tempo trascorso in serenità in mezzo alla tempesta”.
«Inizialmenteerano scene che avrei tanto voluto inserire nella serie principale. Ovviamente durante il corso diThe Girl fromthe Other Side,ai protagonisti succedonomolte cose, belle e menobelle, incontrano tantissime difficoltà. Ho sempre avuto laconsapevolezza che questastoria primao poisarebbe dovuta arrivare ad una conclusione,e per procedere nella narrazionenon hopotuto inseriretanti momenti di felicità o di tranquillità che avrei voluto raccontaree che orasi possono leggere inDear.Una volta finito il romanzo hocapitoche avrei voluto creare un volume con questi piccoli momenti acui avevopensato. Ilmio intento era di far conoscere al lettore, con la calmadovuta alla chiusura della storia principale, il fatto che questi due personaggi avevanoavuto tantissimi momenti felici tra di loro all’interno della storia, e nonostante tutte le difficoltà incontrate. Dear èunvolume incredibilmenteimportante per me>.
La storia si svolge quasi sempre in una foresta, che è anche quella frutto di una trasformazione.
«Pensoche gli alberi e la natura in generalepossano essere bellissimi, ma avolte sonoenormi,e questopuò renderlispav entosi. Un’ispirazione che nasce soprattutto ricordando il mito di Dafne, che diventa un albero (per sfuggire ad Apollo ndr ): una storia tanto bella quanto terribile».
Lei mostra tanto amore per le cose che disegna ma le sue forme di vita certe volte perdono letteralmente i pezzi, provano dolore e i lettori con loro.
«A me per primo dispiace far soffrire così tanto imiei personaggi, quindi forsequesta compassioneche si crea nel lettore è in primo luogo frutto del mio stesso coinvolgimento. Però, per portarlidove devo portarli purtroppo questoè un male necessario.
L’obiettivo di tutto questo racconto è parlare della gentilezza, ma purtroppo lastrada verso lacomprensione totale di questa parola, di questo stato di grazia degli esseri viventi, è una strada molto tortuosa in cui si soffre. Io sono il primo a essere dispiaciuto di questa cosa».