Avvenire, 3 febbraio 2023
Wagner, l’antisemita che evitò Hitler
«Si tratterà qui di spiegare il sentimento inconscio che si manifesta nel popolo nella forma di un’intima repulsione verso la natura ebraica». «L’ebreo, che ha un Dio tutto per sé, nella vita quotidiana ci colpisce subito per la sua apparenza esteriore, che ha un che di sgradevolmente estraneo a quale che sia la nostra nazionalità europea: ci auguriamo istintivamente di non aver nulla a che fare con un essere che ha un simile aspetto». «Diventare umani con noi significa come prima cosa per l’ebreo: smettere di essere ebreo». Parole di Richard Wagner, contenute in uno dei suoi più espliciti pamphlet antisemiti, L’ebraismo nella musica. Altre, si trovano in Che cosa è tedesco?, un articolo violentissimo: «Vediamo oggi questa immagine ripugnante e deforme dello spirito tedesco presentata al popolo tedesco da parte della speculazione ebraica». Entrambi sono pubblicati in una nuova versione italiana in appendice a un libro, ineludibile, dello storico della musica francese Jean Jacques Nattiez, Wagner antisemita (Lim-Ricordi editore, edizione italiana a cura di Olga Visentini, pagine 737, euro 40,00). Il volume verrà presentato a Milano martedì 7 febbraio alle ore 18 al Memoriale della Shoah, in collaborazione con l’Associazione Wagneriana Milano e alla presenza della senatrice a vita Liliana Segre, che ama la musica di Wagner. Sabato 11 febbraio, l’autore sarà ospite del programma Momus di Rai-Radio 3. «Le radici dell’antisemitismo sono profonde nel pensiero tedesco», racconta Nattiez. «Già Martin Lutero, alla fine della sua vita, ha pubblicato un testo contro gli ebrei ed erano antisemiti numerosi scrittori e filosofi del tempo di Wagner, quando abbiamo notizia, in Germania, di alcuni pogrom». Esistono due versioni di L’ebraismo nella musica, la prima firmata con uno pseudonimo, la seconda con il suo nome. «Non sono molto diverse nel testo. Ma la seconda edizione, uscita quando Wagner era diventato già famoso, ha avuto un impatto più forte». E si è trattato di un impatto destinato a durare nel tempo: «Hitler adorava la musica di Wagner, era ospite frequente al Festival wagneriano di Bayreuth e raccomandava che nelle scuole tedesche si leggessero i suoi scritti antisemiti. Ma non bisogna dimenticare che Wagner è morto nel 1883, cinquant’anni esatti prima dell’avvento di Hitler e dunque non ha una responsabilità diretta nella politica di annientamento degli ebrei perseguita dal nazismo». Molte caricature di Wagner, accentuano in maniera esasperata i suoi presunti tratti somatici ebraici. È diventato antisemita per allontanare da sé ogni “sospetto” di essere ebreo, considerando che il suo probabile padre naturale, l’attore Ludwig Geyer, era ebreo? «Wagner era ossessionato dal problema del nome. Un’intera sua opera, Lohengrin, ruota attorno al tema dell’impronunciabilità del nome. Dal punto di vista psicologico, credeva di essere ebreo e questa convinzione può averlo spino a diventare un estremista antisemita. È un punto sul quale ha riflettuto anche Friedrich Nietzsche, prima suo intimo amico e poi suo avversario, che finì per definire Wagner “il più grande istrione”». Gli scritti non lasciano dubbi, ma Nattiez sostiene che anche nella musica appare evidente il disprezzo per il popolo e la cultura ebraiche: «È così in molti momenti della sua opera. Penso alla serenata di Beckmesser nei Maestri cantori di Norimberga, talmente aspra verso gli ebrei che la comunità ebraica tedesca del tempo ne fu scioccata e protestò pubblicamente. Noi oggi non riusciamo a renderci conto di quanto violenta sia stata! Nel ciclo de L’anello del Nibelungo, il personaggio che all’inizio spezza l’armonia della natura e che sopravvive fino alla fine, anche dopo il crollo del Walhalla, la dimora degli dei, è Alberich, che viene presentato come una grottesca caricatura dell’uomo ebreo. È impossibile separare l’antisemitismo degli scritti dall’antisemitismo presente nella sua musica». La senatrice a vita Liliana Segre, deportata e sopravvissuta ad Auschwitz, ha accettato l’invito per partecipare alla presentazione del libro. Come le sembra possibile? «La senatrice Segre pensa come il direttore d’orchestra Daniel Barenboim, che è ebreo e che ha più volte tentato di eseguire la musica di Wagner anche in Israele, incontrando grandi difficoltà. La sua musica rimane uno dei momenti più alti dell’arte occidentale e dobbiamo continuare ad eseguirla e ascoltarla. Forse non dobbiamo più leggere i romanzi di Louis-Ferdinand Céline o ammirare i quadri di Vasilij Kandinskij perché erano antisemiti?».