Corriere della Sera, 2 febbraio 2023
Fabio Volo e la separazione dalla moglie
Fabio Volo e Vittoria Puccini in Una gran voglia di vivere, il film dal 5 su Prime tratto dal suo libro. Hanno tutto per essere felici, ma non riescono a esserlo. Coetanei, belli, sani, un figlio. Non basta. Una crisi invisibile, senza tradimenti, erode la coppia, che si sfalda dopo un viaggio in camper in Norvegia che doveva rimettere le cose a posto. «Un viaggio avventuroso rompe la routine, si fanno tante piccole scelte, uscendo dalla comfort zone. Sono occasioni in cui ci si riscopre. Ma non basta», dice la regista Michela Andreozzi.
Lei, racconta Vittoria, architetta, donna imprevedibile, nella carriera fa un passo indietro per la famiglia, e glielo rinfaccia; lui, racconta Fabio, ingegnere, razionale «tende a funzionare più che a vivere, non ha una grande educazione sentimentale e non riesce a esprimere le sue emozioni». Meglio una separazione civile che un matrimonio triste. Un po’ quello che è successo a Fabio, «sì ci sono spunti autobiografici che poi ho vissuto, mi sono separato dopo dieci anni dalla mia compagna islandese, Johanna, con cui ho due figli di 9 e 7 anni. Il camper è un’esperienza fatta personalmente. Lì parcheggio dove voglio e scrivo, come faccio quando prendo il Freccia Rossa. Non vedo l’ora di prendere un treno». Undici libri, 8 milioni di copie vendute nel mondo. Non male per uno che ha la terza media. Fabio, in che fase è della vita? «A giugno compio 51 anni, e forse sto imparando a godere la vita. È sempre stata una lotta continua col senso del dovere. Ho fatto il panettiere, il muratore, il cameriere». Qualcosa ti resta addosso, «sono uno che a tavola non lascia avanzi e spegne le luci». Il prossimo film, Una vita nuova, anch’esso da un suo romanzo, è in parte modellato sul padre povero, «gran lavoratore, felice solo quando guidava la sua 850 Fiat che però dovette vendere per i debiti». E lui nel libro gliela ricompra, «autorizzando me stesso a essere felice, convivendo con i sensi di colpa. Ecco, io non voglio che i miei figli siano a loro agio nell’infelicità, come fu per me». Volo non si identifica in ciò che fa, «il lavoro non è tutta la mia vita»; dice di non essere simpatico, «posso essere divertente ma vado a giorni»; non vive a Roma, «dove si decidono i film sulle terrazze».
Non è un artista da premi, letterari o di cinema, e i festival non gli mancano perché non appartengono al suo immaginario. Ha una forte spiritualità, «pratico yoga, meditazione e mi aiuto con lo psicoterapeuta, ne ho cambiati due o tre, ho provato di tutto, ho un team che mi sostiene». Un outsider amato, di successo.