Il Messaggero, 2 febbraio 2023
Intervista a Fabio Volo
Cascasse il mondo, da 22 anni ogni giorno Fabio Volo conduce in diretta su Radio DeeJay il programma Il volo del mattino. Non ha fatto eccezione durante la breve trasferta a Roma dove è venuto a presentare Una gran voglia di vivere, il film di cui è protagonista con Vittoria Puccini, ispirato al suo best seller omonimo (Mondadori) e diretto da Michela Andreozzi (prodotto da Paco, sarà su Prime Video dal 5 febbraio). «Ho trasmesso dall’armadio, felpe e maglioni riproducono l’ambiente di un studio radiofonico», racconta lo scrittore, conduttore, attore e tante altre cose ancora, 50 anni, aria sempre gentile, due figli di 9 e 7, una recente separazione più che serena dalla mamma dei bambini. Una gran voglia di vivere, storia di una coppia in crisi che decide di lasciarsi «senza risentimenti» durante un viaggio in camper in Norvegia, è il secondo film dopo Il giorno in più tratto dai romanzi-fenomeno di Fabio che solo in Italia hanno venduto 8 milioni di copie.
Si è spiegato questo suo successo mostruoso?
«Forse perché racconto storie semplici, di vita comune, in cui chiunque può riconoscersi. Lascio sempre al lettore lo spazio per identificarsi nei vari personaggi».
Contento che i critici abbiano smesso di stroncarla?
«Devono essersi arresi (sorride, ndr). Per gli ultimi due libri ho ricevuto addirittura dei complimenti. Ma all’inizio stavo male: non avevo offeso nessuno, eppure venivo trattato come uno che ha fatto la pipì in chiesa».
E poi?
«Il vero nemico è quello che hai dentro: se mi fossi lasciato destabilizzare da stroncature, insulti e provocazioni non ce l’avrei fatta. Invece sono andato avanti per la mia strada».
Ha scritto e poi interpretato Una gran voglia di vivere per raccontare la sua vicenda personale?
«Volevo dire che l’amore può esistere anche al di fuori della convivenza. Si trasforma. Insieme non sempre si esprime il meglio, c’è chi dà l’altro per scontato e chi invece non si arrende alla routine... e quando ci si lascia non è mai colpa di uno solo».
Nel programma di Rai3 Splendida cornice l’impegnatissimo Roberto Saviano ha detto a Geppi Cucciari che avrebbe voluto scrivere «come Fabio Volo». Che effetto le ha fatto?
«Con Roberto ho un magnifico rapporto, nato ai tempi in cui entrambi vivevamo a New York. Siamo amici».
Non si è stancato, dopo 22 anni, di fare la radio?
«Scherziamo? La radio è l’amore della mia vita. Ho rinunciato a film e tournée teatrali per non perdere la diretta del mattino. La mattina entro in studio facendo le scale due a due».
E che Italia è quella che la chiama in diretta?
«C’è una grande solitudine, specie dopo la pandemia. La convivenza forzata ha fatto esplodere tante coppie. Sui social c’è tanto intrattenimento ma zero condivisione. Non a caso gli psicoterapeuti oggi sono presi d’assalto».
Ci è andato anche lei?
«Altro che! (ride, ndr). Ne ho cambiati un bel po’, di tutti gli orientamenti. Non mi sono fatto mancare nulla».
Perché da tanto tempo non fa tv?
«Continuo a ricevere proposte, ma la tv richiede un impegno di 3-4 anni. Se un programma non fa ascolti, te lo chiudono senza complimenti. Meglio la radio».
Presentare Sanremo non le piacerebbe?
«Me lo proposte Pippo Baudo qualche anno fa, ma rifiutai».
E perché?
«Sarei stato divorato dalla macchina del Festival. Troppo grande per me che non sono un conduttore di professione».
Compiere i 50 è stato uno choc?
«No, ogni età ha i suoi pregi. Sono gli altri a vederti invecchiato: se chiedi un bicchiere d’acqua, il cameriere aggiunge a temperatura ambiente?. Quello che dovevo fare l’ho fatto. E oggi, mentre cerco di stare più tempo possibile con i miei figli, cerco di godermi la vita».
Che obiettivo le manca da realizzare?
«Nessuno. La vita mi ha fatto il più bel regalo possibile. A vent’anni, quando ero fornaio, avevo l’ambizione di aprire tre panetterie. Poi la vita t’insegna che esistono sogni ancora più grandi di quelli che puoi immaginare».