Il Messaggero, 2 febbraio 2023
Le mille vite di Colette
Quando si è amate non si dubita di nulla. Quando si ama, si dubita di tutto. E: Una cocotte è una signora che di solito fa in modo di ricevere più di quanto non dia. Sono alcune delle fulminanti asserzioni di Sidonie-Gabrielle Colette, più nota semplicemente come Colette. Libera, scandalosa, sulfurea, incline ai ménages-à-trois, talentuosa, versatile, capace di vivere mille vite, la scrittrice è un’esponente di quella Parigi degli anni ’20 che trabocca di talento, passione, voglia di folleggiare, ma anche sofferenza, paura del futuro, bisogno di stordirsi con assenzio e altro. La Lost generation, la Generazione perduta, per intendersi.
LA FAMIGLIA
Colette nasce 150 anni fa, il 28 gennaio 1873 a Saint-Sauveur-en-Puisaye, luogo al quale resterà legata. Suo padre, Jules Jacques, è un uomo un po’ fragile; sua madre, Sidonie detta Sido, una donna forte e anticonformista. Benché dica in seguito: Un’infanzia felice è una scarsa preparazione per i rapporti umani, lei trae grande sicurezza dalla propria. È una bambina amata, che legge di tutto, si diletta con il giardinaggio e la natura. Compie brillantemente gli studi, si dedica alla musica e al teatro.
Nel 1893 sposa lo scrittore, critico ed editore Henry Gauthier-Villars – detto Willy – che ha 14 anni più di lei, è un uomo di mondo e la introduce nei salotti della Belle Époque. Fra Proust (che sarà suo estimatore) e Valéry, la Bella Otero e Debussy, Colette si trova a proprio agio e collabora con il marito su giornali e riviste. È lui a consigliarle di scrivere un libro: nasce Claudine à l’école. Sempre Willy induce la moglie a calcare la mano sugli aspetti più osée delle vicende della quindicenne Claudine.
È quindi lui che firma il romanzo e lo lancia, ricavandone lauti introiti. Pubblicato nel 1900, è un immenso successo: il nome di Claudine viene dato a profumi, gioielli, bambole, colletti falsamente ingenui, cappelli, sigarette. Dirà in seguito Carlo Bo: Colette aveva creato una delle immagini più celebrate della donna che si vuole libera e padrona dei propri istinti. Una donna che è capace di utilizzare l’uomo, soprattutto più giovane, per il piacere dei sensi.
IL DIVORZIO
Dopo il primo bestseller ne escono altri, con la medesima protagonista, che sbarca a teatro e nei cabaret. Alla fine la scrittrice si stanca dell’infedele e interessato sposo e si separa: divorzierà nel 1910, intraprendendo azioni legali per i diritti dei libri. Intanto si esibisce al music-hall, intreccia molte relazioni fra cui quella con la marchesa Mathilde de Morny detta Missy (con cui si bacia al Moulin Rouge), scrive su La Vie Parisienne e su diversi giornali, è protagonista di una commedia di Sacha Guitry. Nel 1912 si risposa con il barone Henri de Jouvenel detto Sidi, giornalista e futuro direttore de Le Matin. Ha da lui una bambina, Colette Renée detta Bel-Gazou, della quale non si cura granché. In seguito, la ragazza avrà una vita turbinosa e diverrà giornalista.
Colette continua quindi a recitare (a volte nuda), a scrivere reportage, durante la prima Guerra Mondiale va a Verdun, in seguito si reca in Italia e conosce D’Annunzio, redige sceneggiature di film, poi diviene critica teatrale de Le Matin.
Trionfa nel bel mondo, pubblica il romanzo Chéri – applaudito da André Gide, che dice: Che splendido argomento è quello che ha scelto – si infatua del figlio diciassettenne del marito barone. Ottiene la Légion d’Honneur, scrive della casa della sua infanzia e di sua madre, ha una relazione con Léopold Marchand. Il matrimonio va in frantumi, la sua reputazione è assai chiacchierata, ma lei non cambia le proprie abitudini.
Dichiaratamente anti-intellettuale, Colette detesta l’ipocrisia del proprio tempo, si muove in un tourbillon di libri e articoli – è prolifica, arriverà a pubblicare oltre cinquanta titoli – viaggi, amori, case (fra cui una in Costa Azzurra), teatri, film. E si lancia in imprese nuove: apre, per esempio, una serie di istituti di bellezza. Si risposa nel 1935 con l’uomo d’affari e scrittore Maurice Goudeket, più giovane di lei. Ottiene premi e onorificenze, si ammala di artrosi all’anca, torna a vivere a Parigi, a Palais-Royal, collabora con Radio Paris-Mondial. Sono gli anni della Seconda Guerra Mondiale: Goudeket è ebreo e viene mandato in campo di concentramento, ma lei arriva a ottenerne la liberazione.
IL SUCCESSO
La grande celebrità arriva in età avanzata. Nel 1945 Colette diventa componente dell’Académie Goncourt – ne sarà Presidente – cura la raccolta delle proprie opere che saranno pubblicate in quindici volumi ne Le Pléiade. É un mito, un monumento delle lettere francesi un testimone del proprio tempo, ottiene premi, cittadinanze onorarie, lauree, è visitata da letterati, teste coronate e potenti. Molto malata, muore nel 1954: la Chiesa non accetta che abbia funerali religiosi, ma viene onorata dai funerali di Stato nella cour d’honneur di Palais Royal.
Fate delle sciocchezze, ma fatele con entusiasmo, ha detto una volta. Avrebbe anche potuto dire, per parafrasare il titolo dell’autobiografia di Neruda, Confesso che ho vissuto.