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 2023  febbraio 01 Mercoledì calendario

Boeing, consegnato l’ultimo Jumbo jet

L’era del jumbo si è conclusa ieri, 55 anni dopo il suo primo volo, con la consegna alla compagnia cargo Atlas Air dell’ultimo Boeing 747, quello numero 1574. Un’era gloriosa di democratizzazione del volo: fino a tutti gli anni Sessanta il trasporto aereo era riservato a pochi benestanti e audaci. Il nuovo jet con la sua grande capacità (fino a 500 posti in alcune versioni) consentiva alle aviolinee di abbassare notevolmente le tariffe. E con le sue dimensioni mastodontiche, da “nave dei cieli” (oltre 400 tonnellate di peso al decollo), il 747 faceva passare a molti la paura di volare.
Il prodotto di un’era straordinaria anche dal punto di vista delle capacità produttive. L’idea del jumbo nacque nel 1965 dalle conversazioni tra gli ingegneri della Boeing e i capi della Pan American (allora principale aviolinea Usa sulle rotte mondiali, andata in bancarotta nel 1992) che volevano un aereo più grande del Boeing 707 e capace di essere usato anche in versione cargo. Per questo fu creato un piano superiore per la cabina di pilotaggio e un certo numero di passeggeri: serviva a consentire un’apertura del muso dell’aereo adeguata al vasto piano di carico. Nacque così la gobba che ha reso inconfondibile il 747, facendolo diventare addirittura un’icona pop.
Fu avviato uno sforzo enorme: un aereo composto da sei milioni di parti prodotte in molti Paesi del mondo, assemblate in uno stabilimento costruito a tempo di record ad Everett, vicino Seattle: a quel tempo, e forse ancora, il più grande edificio del mondo. Ci vollero appena 28 mesi per passare da quelle conversazioni al completamento del prototipo del jet: primo decollo nel 1968, battesimo che sorprese il mondo l’anno dopo all’Air Show parigino di Le Bourget e primo volo commerciale, New York-Londra, il 21 gennaio 1970. La Boeing aveva costruito il jumbo con qualche timore, anche perché stava sviluppando in parallelo un aereo supersonico da mettere in concorrenza col Concorde di Francia e Gran Bretagna. Ma il volo a Mach 2 di velocità si rivelò ben presto commercialmente impraticabile mentre oltre cento compagnie di tutto il mondo, Alitalia compresa, si precipitarono a ordinare i 747 che per decenni hanno regnato incontrastati nei cieli del mondo. Averli era uno status symbol per nazioni, aviolinee e anche per gli aeroporti, con quelli meno grandi che si affannavano a dotarsi di hangar, automezzi di traino, passerelle, scale e sale d’attesa adeguate alle grandi dimensioni del quadrireattore.
Vent’anni fa l’inizio del declino: coi propulsori sempre più affidabili, si possono ormai usare i più economici bimotori anche su tratte lunghissime e sugli oceani, mentre molte compagnie hanno cominciato a preferire l’uso di velivoli più piccoli per collegare direttamente città medie (ad esempio Atlanta-Roma o New York-Venezia) anziché concentrare tutto su grandi hub come Londra o Parigi dai quali, poi, smistare il traffico regionale. La Boeing ha, così, cominciato a puntare sui bimotori, dal 777 al recente Dreamliner 787, mentre anche il consorzio europeo Airbus, entrato in ritardo nel mercato dei quadrimotori giganti con l’A 380, ha già deciso di interrompere la produzione del suo jumbo a due piani tornando a puntare sui più piccoli bimotori.
Ma i 747 non spariranno totalmente dai cieli. Tre grandi compagnie aeree, la tedesca Lufthansa, la Korean Air e l’Air China, continuano a usare il jumbo anche per i voli di linea mentre gli operatori cargo che hanno nelle loro flotte questi aerei contano di continuare ad utilizzarli con profitto ancora per decenni. E poi c’è, ovviamente, l’Air Force One, l’aereo della Casa Bianca: i presidenti americani continueranno ancora per molti anni a girare per il mondo a bordo di questo mastodonte che è da 33 anni uno dei simboli più visibili potenza americana. Un po’ invecchiata, come questo suo straordinario prodotto.