Il Messaggero, 1 febbraio 2023
Intervista a Marco Mengoni
Dieci anni fa a quest’ora arrivava all’Ariston «con una Cinquecento carica di sogni e di vestiti, senza neppure uno stylist, un truccatore, un parrucchiere»: «Con me c’era soltanto la mia manager, Marta Donà. Eravamo soli. Molti mi davano per spacciato: dicevano che ero finito. Il primo a non crederci più ero proprio io: avevo pensato pure di ritornare a frequentare l’università. Fu un ceffone: sentivo di dover combattere contro tutto e tutti», ricorda Marco Mengoni. «Se il gioco si fa duro è da giocare», cantava nei versi de L’essenziale, che gli autori cercavano di piazzare da qualche parte da mesi (prima di Mengoni la provinò anche Noemi, che oggi si morde ancora i gomiti per averla scartata), ma senza successo: come se quella canzone aspettasse lui. Fu un trionfo.
IL TOUR
Dieci anni dopo Marco Mengoni torna in gara al Festival di Sanremo, ma con uno spirito diverso: d’altronde stavolta non c’è una carriera da rilanciare. Quella del cantautore laziale (è di Ronciglione, provincia di Viterbo), tra i 68 Dischi di platino vinti negli anni, gli oltre 110 mila biglietti venduti per i concerti negli stadi dell’anno scorso, i sold out nei palasport e il nuovo tour negli stadi che lo attende la prossima estate (partenza il 17 giugno da Bibione, chiusura l’8 luglio a San Siro Roma, al momento, non c’è), è solida: «Ho accettato l’invito di Amadeus. Ogni volta che mi chiedevano se mi interessasse tornare in gara, rispondevo: Con il pezzo giusto, perché no?». Alla fine il pezzo è arrivato. Si intitola Due vite, scritto a sei mani con Davide Petrella e Davide Simonetta: è una ballata elegante e intensa al tempo stesso, con un testo che è un fiume di parole, quasi come fosse un flusso di coscienza. «È la mia storia infinita», sorride lui. Il film cult degli Anni ’80 non c’entra: «È frutto di un lavoro di analisi che sto facendo su me stesso da anni. E che non finisce mai. Dedico un’ora alla settimana alla meditazione con il sostegno di un terapeuta: un lavoro di questo tipo ti fa cambiare e crescere. La canzone è un viaggio intimo, in cui il mio inconscio dialoga con la parte più razionale di me. Non è un bilancio, perché non chiude nulla. Semmai è un rilancio: è un pezzo speranzoso. A 34 anni sono contento di aver sbagliato e di aver preso ceffoni: mi hanno insegnato molte cose». Nelle quotazioni degli scommettitori ha superato Ultimo e Giorgia, diventando a sei giorni dalla partenza del Festival, in programma dal 7 all’11 febbraio il favorito alla vittoria: «Sarò banale, ma dico che vado a Sanremo per divertirmi. Poi se si vince bene, altrimenti sarà stato comunque bello partecipare. Il Festival è una festa. Il videomessaggio di Zelensky? Non ci vedo niente di male. L’Eurovision? Vediamo: Due vite sta bene in ogni contesto». Nella serata delle cover canterà Let It Be dei Beatles insieme ai tredici coristi londinesi del Kingdom Choir: «È la canzone che tutti quelli che fanno il mio mestiere avrebbero voluto scrivere. È un inno all’andare avanti, a lasciare andare questa vita. Si lega in qualche modo al messaggio di Due vite, che è un invito ad accettare quello che la vita ci offre. Riarrangiandola, ho capito che serviva la spiritualità di un coro gospel. E per me cantarla rappresenta un po’ una chiusura del cerchio: in Cambia un uomo, il singolo di lancio dell’album Materia (Terra), uscito un anno e mezzo fa, citavo il riff di piano di Let It Be. Sarebbe un bel sogno se Paul McCartney ascoltasse la nostra versione».
WEB RADIO
Nella settimana del Festival ospiterà amici e colleghi sul lungomare, in un quartier generale ribattezzato Lido Mengoni (da dove trasmetterà anche l’omonima web radio): «E con Fabio De Luigi registrerò ogni mattina un podcast quotidiano, Caffè col limone, che uscirà su tutte le piattaforme», anticipa il cantautore. Dopo Materia (Terra) certificato in questi giorni triplo Disco di platino dalla Fimi e Materia (Pelle), uscito l’anno scorso, prima dell’estate uscirà il nuovo album di inediti, terzo capitolo della trilogia: «Non mi capita mai di dirlo, ma sono molto soddisfatto di quello che sto facendo».