il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2023
«Armi in pugno». Quando Cospito, dal carcere, scriveva che il terrorismo dal basso verso l’alto ha tutte le ragioni del mondo
Alfredo Cospito, pescarese classe ’67, una delle figure di maggior spicco della Federazione anarchica informale (Fai), già nel 2018 scriveva di tornare alla lotta armata. All’epoca era recluso nel carcere di Ferrara per aver gambizzato a Genova, il 7 maggio 2012, Roberto Adinolfi allora ad di Ansaldo Nucleare. Il concetto lo esprimeva in un lungo articolo scritto nel carcere emiliano e inviato al giornale clandestino Vetriolo, i cui primi numeri furono stampati a Villa Vegan a Milano, uno dei centri dell’estremismo anarchico già in contatto con l’Asilo occupato di Torino.
All’epoca Cospito non era al 41-bis, perché ancora per gli attentati incendiari (senza danni a persone o cose) fuori dalla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) l’accusa non era stata trasformata in strage politica. “Quale internazionale? Intervista e dialogo con Alfredo Cospito”. Questo il titolo con cui si aprono tre fittissime pagine nelle quali Cospito scrive: “Ritengo ancora oggi di incredibile efficacia il tentativo di creare organizzazioni internazionali clandestine che agiscono sotto traccia all’interno dei movimenti di massa”. Qualche passo dopo spiegava come “la nascita del Fai-Fri (…) ha concretizzato una internazionale nera” perché “gli anarchici che aspettano i momenti maturi per agire hanno perso in partenza (…). Solo scontrandosi armi in pugno con il sistema possiamo costruire l’azione”. E ancora: “Il terrorismo è una pratica sempre usata dagli anarchici (…). Il terrorismo dal basso verso l’alto ha tutte le ragioni del mondo”. Parole che attraverso Vetriolo sono state veicolate negli ambienti anarchici italiani e non solo. Ragionamenti, va detto, non ordini né obiettivi precisi (se pur definiti in via generale). Vetriolo, la rivista che pubblicherà l’intervento di Cospito, in qualche modo nasce sulle ceneri de L’Aurora, altro ciclostile pubblicato a Milano a partire dal 2006 e che aveva come obiettivo, scrive il giudice Guido Salvini nell’ordinanza relativa all’inchiesta milanese sul Partito comunista politico-militare (2007) “un lavoro politico che, inserendosi in situazioni come le lotte sociali in fabbrica e le contestazioni contro il Tav in Valsusa lavori per portare il maggior numero di persone sul terreno rivoluzionario”. Ora Vetriolo, secondo molti analisti, per un certo periodo di tempo ha avuto un obiettivo simile a L’Aurora. Di nuovo Cospito nel suo scritto: “Oggi la progettualità informale ci sta regalando la possibilità di rilanciare concretamente in maniera pericolosa per il sistema una internazionale che potrebbe innescare una reazione a catena inarrestabile (…). Un’internazionale anarchica pericolosa che faccia sanguinare facendogli la guerra in maniera efficace”. Ma per Cospito il vero avversario non è più il capitalismo, ma il capitalismo al servizio delle tecnologie. Prosegue: “Bisogna avere il coraggio di opporsi armi in pugno giocandosi la vita per fermare questo processo autodistruttivo”.
Non fu un caso che nel 2012 Cospito assieme a Nicola Gai organizzò e portò a termine la gambizzazione di Adinolfi. Nel 2013, su un blog di area anarchica, lo stesso Cospito ricorderà così quel 7 maggio: “In una splendida mattina di maggio ho agito e in quelle poche ore ho goduto a pieno della vita. Per una volta mi sono lasciato alle spalle paura e autogiustificazioni e ho sfidato l’ignoto. In una Europa piena di centrali nucleari, uno dei maggiori responsabili del disastro nucleare che verrà è caduto ai miei piedi (…). Quel giorno non ero una vecchia Tokarev (pistola russa, ndr), la mia arma migliore, ma l’odio che provo contro la società tecno-industriale”. Tornando alla nuova rivoluzione tecnologica, scrive su Vetriolo: “Oggi a gestirla è un numero limitato di scienziati (…) tutti alla portata di una internazionale anarchica”.