la Repubblica, 31 gennaio 2023
Tre caffè al giorno abbassano la pressione
Il caffé non alza la pressione, anzi, chi lo beve regolarmente ha valori «significativamente più bassi». La notizia è controintuitiva, perché contrasta con quello che molti pensano, tra gli ipertesi ma anche tra alcuni medici. Non è raro, negli ambulatori, sentir dire: «Adesso basta con i caffé». La novità arriva dall’università di Bologna, che ha appena realizzato uno studio pubblicato sulla rivista Nutrients.
A frenare gli entusiasti degli appassionati, quelli che buttano giù anche una decina di espressi, o si fanno tre o quattro moka ogni giorno, ci sono però i dosaggi. Bisogna comunque regolarsi, visto che i ricercatori parlano di due o tre tazze al dì. «Chi beve questa quantità ha la pressione più bassa rispetto a chi beve una sola tazza o a chi non ne prende affatto», dicono dall’Università di Bologna, dove lavorano il professor Claudio Borghi, responsabile dello studio, e Arrigo Cicero, primo autore. Certo, «i dati confermano l’effetto positivo del consumo di caffè rispetto al rischio cardiovascolare», ma non bisogna esagerare con gli espressi.
La professoressa Maria Lorenza Muiesan, ordinario a Brescia e presidente la Società italiana di ipertensione arteriosa, specifica: «Chi ha la pressione alta può bere il caffè purché non in dosi eccessive e se si trova in buone condizioni, cioè non ha altri problemi di salute oltre all’ipertensione». Per lei, dosi non eccessive significa «un paio di tazzine di espresso al giorno. Molto dipende anche dal tipo di caffè che si beve. L’espresso ha un contenuto di caffeina diverso, normalmente inferiore,rispetto all’americano o comunque ai caffè lunghi».
Come illustrato nello studio, sono altri componenti del caffé, non la caffeina, a essere protettivi. «Contiene altre sostanze che potrebbero avere un effetto favorevole sulla salute vascolare, come i polifenoli e, ad esempio, il potassio che sembrerebbe avere un effetto favorevolesulla pressione – dice Muiesan – Ma sempre se le dosi di caffè sono contenute». In effetti, ci sono ricerche scientifiche di segno diverso rispetto a quella bolognese. «Diversi studi epidemiologici osservazionali hanno analizzato questa relazione e hanno dato risultati contrastanti – insiste Muiesan – Ad esempio, lo studio italiano Harvest ha dimostrato una correlazione dose-dipendente tra consumo di caffè ed eventi cardiovascolari in un ampio gruppo di giovani trentenni, ipertesi, in prevalenza uomini». Circa il 20% dei maschi tra 18e 35 anni e il 12% delle femmine hanno la pressione alta. Loro, in base all’altro studio, dovrebbero evitare il caffé. Comunque il rischio va visto anche in base ad altri fattori. «Dipende dalla qualità del loro stile di vita globale, e quindi anche dal concomitante consumo di alcol e di sigarette, dalla sedentarietà, dal sovrappeso eccetera», spiega la professoressa di Brescia. Per lei deve essere prudente con il caffé anche «chi ha problemi cardiovascolari, tra cui coloro che hanno, o hanno avuto, aritmie, perché un elevato contenuto di caffeina potrebbe peggiorarle».
Da Bologna spiegano che si stima come, tra il 2020 e il 2021, siano state consumate quasi 10 milioni di tonnellate di caffé a livello globale. «Nonostante si sia temuto a lungo che potesse avere conseguenze negative per la salute, sono emersi invece da tempo diversi effetti benefici – dicono dall’Università – E tra chi ne beve abitualmente è stato osservato un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e alcune malattie neurodegenerativ e e del fegato». Sempre comunque a patto di non esagerare.