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 2023  gennaio 31 Martedì calendario

Il Fmi lancia l’allarme sui debiti delle famiglie

Il rischio è il collasso delle famiglie. Il debito privato, ancora prima che quello pubblico, preoccupa il Fondo monetario internazionale (Fmi). Specie in Italia, fa notare l’ultimo aggiornamento del World economic outlook (Weo). La recessione sarà meno severa, l’inflazione no. Il Fmi avverte che si deve tenere la barra dritta sui conti. Tuttavia, il crescente costo della vita riduce i redditi ed erode i risparmi. Con la conseguenza che a essere intaccata, secondo l’istituzione di Washington, è la ricchezza privata. Cioè uno dei capisaldi dell’economia del nostro Paese. Misure ad hoc per le fasce più fragili sono richieste, dice il Fmi, «a patto che siano mirate e temporanee».
Pandemia, guerra in Ucraina, strozzature nelle filiere produttive e crisi energetica rischiano di intrappolare l’Italia in una spirale fatta di riduzione del potere d’acquisto, alto debito e bassa crescita. Lo scenario tratteggiato dal Fmi è costituito di buone notizie sul fronte della recessione. Se in ottobre era quasi scontata, ora non lo è più. Le stime del Pil sono state innalzate di 8 decimali per il 2023, ma sono state ridotte dello 0,4% per il 2024. Tradotto: stagnazione. Sul fronte globale, il Pil calerà dal 3,4% del 2022 al 2,9% del 2023. Per l’Italia si prevede una crescita dello 0,6% in quest’anno e dello 0,9% nel prossimo. In uno scenario del genere le famiglie, così come le imprese, avranno extra costi che intaccheranno i risparmi privati. Secondo Banca d’Italia la quota di debito delle famiglie italiane ha superato quota 1.000 miliardi di euro, quasi 4 punti in più sull’anno precedente. Ed è solo l’inizio.
Per Roma la doccia gelata, secondo il Fmi, riguarda l’inflazione. A livello globale sarà al 6,6% nel 2023, al 4,3% nel 2024. Due revisioni al rialzo, rispettivamente da un decimale e da due, che preoccupano chi deve quadrare i bilanci ogni giorno. «La guerra della Russia in Ucraina potrebbe intensificarsi, e le condizioni finanziarie globali più rigide potrebbero peggiorare il fronte di stress debitorio», scrivono gli economisti di Washington. Rilevante attenzione è riservata ai Paesi con una storia di elevato debito pubblico ed espansione economica ingessata. Con «una politica monetaria più restrittiva e una crescita inferiore che potrebbero incidere sulla stabilità finanziaria e del debito», bisogna «aumentare il monitoraggio» sulle situazioni di pericolo. Parole che, come spiegano fonti interne del Fmi, riguardano due Paesi nello specifico in Europa: Italia e Francia.
Gli occhi sono puntati sulle famiglie italiane. Che, da decenni, hanno un debito privato assai inferiore alla media europea. Il Fmi è preoccupato che il prossimo biennio possa creare un circolo vizioso. «La crescita inferiore e gli oneri finanziari più elevati hanno aumentato i rapporti del debito pubblico in diverse economie. Laddove il debito è insostenibile, l’attuazione anticipata della ristrutturazione o del riprofilamento come parte di un pacchetto di riforme (compreso il consolidamento fiscale e le riforme dal lato dell’offerta che stimolano la crescita) può evitare la necessità di aggiustamenti più dirompenti in seguito», fa notare il Fmi. Da qui, il possibile stress delle famiglie, in caso di coperta corta. Vale a dire, i governi che hanno pochi margini per incentivi, sussidi e aiuti, come quello italiano. «Le misure temporanee e di ampia portata stanno diventando sempre più costose e dovrebbero essere ritirate e sostituite da approcci mirati», dice il rapporto del Fmi.
Per i Paesi con meno spazio fiscale, come Roma, la proposta di Washington è precisa. Se da un lato si suggeriscono «reti di sicurezza sociale come trasferimenti di denaro secondo le classi di reddito» o «basate sul consumo energetico passato», strumento proposto anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dall’altro si ipotizza un controbilanciamento. Come? Con «tasse di solidarietà una tantum per i maggiori percettori di reddito». Ove opportuno, si sottolinea. Ma il punto, di fronte a uno scenario di progressiva difficoltà prolungata, è la sostenibilità di lungo periodo. Vero è che, come sottolineato da Fmi, il risparmio italiano è significativo. Ma contare solo su quello può essere un rischio, economico e sociale, troppo elevato.