Corriere della Sera, 31 gennaio 2023
Il magnate che spende 2 milioni l’anno per ringiovanire
Vuole il mito etrusco che dopo le sue dodici fatiche Ercole incontrò un uomo pelle e ossa, incurvato dagli anni. E perse. Era la vecchiaia. L’inseguimento dell’eterna giovinezza non è certo una novità. E il tempo dirà se siamo di fronte a un nuovo capitolo del ritratto di Dorian Gray. Fatto sta che, in questo caso, il metodo applicato dall’imprenditore dello Utah Bryan Johnson, diventato milionario nel 2013 per aver venduto la sua società a 800 milioni di dollari al sito di aste eBay, è almeno originale. Non fosse altro che per la targhetta del prezzo: servono due milioni di dollari l’anno tra diete, medici e staff personalizzato che vi segua dalle 5 del mattino al tramonto. Johnson, 45 anni, dopo due anni di impegno costante con 1.977 calorie vegane al giorno (né una di meno, né una di più, pare), una serie di allenamenti e analisi del sangue quasi fossero il caffè del mattino, ha annunciato di avere il cuore di un 37enne, la pelle di un 28enne e la capacità polmonare di un 18enne.
In sostanza sarebbe ringiovanito di «5 anni biologici». Anzi: 5,1 (i numeri con la virgola sembrano dare una sostanza scientifica all’annuncio). Il sarebbe è d’obbligo: nonostante le eccezioni passate alla storia (Winston Churchill faceva colazione con pancetta, whiskey e sigaro cubano Romeo y Julieta, beveva sempre champagne Pol Roget a pranzo, proseguiva ubriacandosi tutte le sere e morì a 91 anni) è vero che evitare cibi infiammatori e alcol, seguire una corretta dieta con molti vegetali e fare esercizio fisico ha un impatto sulle probabilità di allungare la vita. Ma «ringiovanire» le cellule è un’altra cosa (alcuni esperimenti mostrerebbero la possibilità di ringiovanire le cellule della pelle, ma intervenendo sui geni).
Il progetto di Johnson si chiama Blueprint e non è un particolare secondario ricordare che la società finanziata con 100 milioni dallo stesso imprenditore, Kernel, si prefigge di misurare l’attività cerebrale con un caschetto ipertecnologico. Il suo fondo di venture capital, Os Fund, finanzia società che hanno interessi in questo settore. Il legittimo sospetto è che sia, guarda caso, una pubblicità mondiale in stile reality per le sue società. Un allievo di Elon Musk insomma.
Johnson non è il primo super ricco a credere a «Il curioso caso di Benjamin Button», memorabile film con Brad Pitt in cui il personaggio nasce vecchio con una malattia genetica rara che purtroppo esiste realmente, la progeria, per poi ringiovanire. Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha deliziato i tabloid americani quando a cinquant’anni ha scoperto il body building. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha cercato una strada non poco controversa per passare a una dieta più sana: ha deciso qualche anno fa di uccidere personalmente gli animali che sarebbero finiti nei suoi pasti per convincersi che fosse meglio diventare vegetariano. L’ex ceo e guru di Twitter, Jack Dorsey, ha una sauna schermata dalle onde elettromagnetiche, mangia solo proteine vegetali dopo le 18.30 e usa la crio-genesi. Ma il vero mentore di Johnson è Musk che con la sua Neuralink punta a trasferire anche i ricordi di un uomo in un computer. È l’entusiasmo della Silicon Valley di fronte alla scienza che però porta anche a dimenticare il limite della fantascienza. Dal punto di vista scientifico esistono degli studi sulla possibilità di bloccare il meccanismo di invecchiamento delle cellule degli organi: Guido Kremer ha identificato un fattore chiave per la longevità in salute nella restrizione calorica (il salto dei pasti) in grado di indurre l’autofagia delle cellule. Ma solo nei topi, per adesso.
Parafrasando il «filosofo» Woody Allen potremmo concludere che Johnson ci ricorda più che altro una cosa: la ricchezza non dà la giovinezza, figuriamoci la povertà.