Corriere della Sera, 30 gennaio 2023
Gazzelle allo stadio Olimpico
C’è un groviglio di paranoie nella musica di Gazzelle. Un mondo malinconico che negli ultimi cinque anni si è popolato al punto da portarlo dritto allo Stadio Olimpico di Roma. Flavio Pardini, il cantautore romano di 33 anni che si nasconde dietro lo pseudonimo, è diventato portavoce di tormenti e lacrime di tanti ragazzi: «Evidentemente quella è la mia cifra – ammette – Non è che mi piaccia perché poi sembra che sono solo così, ma non mi viene da fare canzoni spensierate. Magari le scrivo pure, ma poi le butto. E se la gente ha deciso che in qualche modo posso essere utile, se grazie alle mie canzoni piange, per me è comunque qualcosa».
A tutta questa gente, con un certo grado di incoscienza (dice lui), Gazzelle ha dato appuntamento il 9 giugno prossimo per la sua prima data formato stadio, il suo unico live del 2023. Un traguardo a cui guarda con occhi diametralmente opposti: «Lo vedo più come un punto di partenza che come un punto di arrivo», esordisce. Ma poi aggiunge: «In realtà magari dopo lo stadio mi ritiro, apro un allevamento di cani o un negozio. Ma è un pensiero un po’ triste, di quando mi annoio. Altri giorni, invece, spero di fare altri 20 stadi».
Prima di collezionare concerti sold out e dischi di platino (due ciascuno per gli album «Punk» e «Ok», uno per «Megasuperbattito», senza contare i singoli pluripremiati), Gazzelle racconta di aver fatto, tra le altre cose, anche il postino «mandato da mia madre che mi vedeva a casa senza fare niente» e di essere stato un bambino «dolce e affettuoso»: «Alle elementari stavo sempre a ridere, poi dopo è andato storto qualcosa. Al liceo sono entrato nel mio mondo, forse quello fuori non mi piaceva tanto. Sono sempre stato ipersensibile, introverso e un po’ riservato. Ma anche cinico, forse per reazione, perché mi tocca tutto. Quindi metto un piccolo muro e quel muro crolla solo quando scrivo una canzone».
Anche l’aver fatto della propria passione il suo lavoro ha però avuto dei contraccolpi: «Non è facile gestire il cambio dirompente e immediato della tua vita. La maggior parte delle persone si trova magari a sognare per sempre delle cose. Il mio sogno era proprio questo e realizzarlo ha un impatto sul cervello. È bello e gratifica, ma il contro è che non hai più troppi sogni e vivere una vita senza sogni è scadente».
Nel ritornello dell’ultimo singolo «Non lo dire a nessuno» (preludio del nuovo disco su cui è al lavoro), Gazzelle ripete più volte «Io mi sono bevuto tutto»: una frase metaforica «riferita alle mie bugie, non alla birra», spiega, ma anche il risultato di un bilancio. «Tiravo le somme degli ultimi anni e obiettivamente in queste somme c’è che mi ero bevuto tutto anche a livello alcolico. Ho passato una fase triste, due o tre anni un po’ caotici. Ho fatto un po’ la rockstar, ma sempre con la testa, perché non mi lascio sopraffare dalle cose e non mi piace avere dipendenze».
L’ultimo periodo, invece, è positivo: «Ho avuto degli sprazzi di semi-felicità, infatti sono preoccupato, ho paura anche di stare troppo bene». Nell’altalena dei suoi umori, comandano i sentimenti: «Ho avuto dei bei guai in quel campo e invece adesso sto bene. Sono un po’ spiazzato perché è da quando sono piccolo che non sto bene in una relazione. Quindi ci sono momenti in cui dico “domani mi sposo” e altri in cui penso “domani mi ammazzo”».