Corriere della Sera, 30 gennaio 2023
Così il Pd si è autosbriciolato
In una democrazia le istituzioni funzionano correttamente quando c’è una solida maggioranza che governa e una opposizione sana che fa da contrappeso. Per dirla con le parole di Adenauer: «In parlamento una buona opposizione è una assoluta necessità che deve essere esercitata da un grande partito di opposizione». Quel grande partito è il Pd, ma è riuscito a sbriciolarsi da solo. In 15 anni, dal 2007 a oggi, i segretari sono otto: Walter Veltroni, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Maurizio Martina, Nicola Zingaretti ed Enrico Letta. Il più longevo, e al tempo stesso il più divisivo, è Renzi, l’unico a vincere due volte la sfida per la segreteria: oggi è leader di un altro partito. Nessuno ha mai concluso il mandato di quattro anni previsto dallo Statuto. I motivi delle dimissioni: sconfitta elettorale o spaccature nel partito diviso in correnti.
Vediamo allora dove si posizionano oggi le diverse anime e come le primarie stanno definendo nuovi equilibri. Lo facciamo incrociando i database dei politologi Luca Verzichelli (CIRCaP-Università Siena), Luca Carrieri (Unitelma-Sapienza), e Giulia Vicentini (Università Napoli Parthenope) e una laboriosa raccolta di informazioni sul campo.
Le correnti
Il Partito democratico riunisce già dalla sua origine due fazioni: una più di sinistra e laica e un’altra più centrista e cattolica. Succede che quando una delle due diventa minoranza, a seguito della sconfitta alle primarie o alla perdita della leadership, si arma dando vita a una nuova corrente. Nel corso del tempo le divisioni ne generano di nuove, che vanno oltre le differenti sensibilità politiche e sconfinano in lotte di potere o nel mantenimento di interessi personali. Partiamo dalle correnti: come si formano e chi sono i principali esponenti. La lista completa dei nomi è pubblicata nella versione online su Corriere.it.
Ala sinistra, che a sua volta riunisce cinque sottocorrenti. 1) I Giovani turchi: lanciati da Matteo Orfini nel 2010 in piena era berlusconiana. Ne fanno parte la deputata Chiara Gribaudo e il senatore Francesco Verducci. Si sono staccati e ora sono autonomi il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il senatore a lui vicino Claudio Mancini. 2) Sinistra Dem: creata da Gianni Cuperlo a un mese dalla sconfitta alle primarie contro Renzi nel dicembre 2013. La sostiene il senatore Andrea Giorgis. 3) I Dems fondati da Andrea Orlando nell’agosto 2017, a pochi mesi dalla propria sconfitta alle primarie di aprile contro Renzi. Tra gli esponenti di spicco, i parlamentari Peppe Provenzano (vicesegretario Pd con Letta) e Antonio Misiani (responsabile economico del Pd). 4) Prossima: lanciata nel maggio 2021 dopo le dimissioni di Zingaretti dai suoi fedelissimi Stefano Vaccari (responsabile dell’organizzazione del Pd), Marco Furfaro (responsabile Comunicazione) e Valentina Cuppi (presidente del Pd). Tra i più conosciuti Cecilia D’Elia (portavoce delle Donne democratiche), l’ex sindaco di Bologna Virginio Merola e Ouidad Bakkali. 5) Coraggio Pd: creata da Brando Benifei nell’autunno 2022.
Area Dem : nasce nel 2009 per volontà di Dario Franceschini dopo la sconfitta alle primarie contro Bersani. L’ex coordinatore della Margherita rappresenta i cattolici di sinistra, come i parlamentari Bruno Astorre (segretario regionale Pd Lazio), Alberto Losacco (commissario Pd Marche) e Anthony Barbagallo (segretario regionale Sicilia). Nel tempo aderiscono ad Area Dem anche deputati e senatori ex comunisti come Piero Fassino, Franco Mirabelli, Marina Sereni e l’ex ministra di origine diessina Roberta Pinotti.
Base riformista (nota come gli ex renziani): esordisce nel maggio 2019 per arginare le fuoriuscite dal partito verso Italia viva, che Renzi fonderà pochi mesi dopo. È capitanata da Lorenzo Guerini e conta tra le sue file i deputati Antonella Forattini, Andrea Rossi, Luciano D’Alfonso, Mauro Laus, Nicola Carè e i senatori Alessandro Alfieri, Simona Malpezzi, Alfredo Bazoli, Dario Parrini, Daniele Manca e Nicola Irto.
26 febbraio: o si svolta o si muore
I separati in casa ora devono scegliere il nuovo segretario in una sfida che sta rimescolando le correnti. Gli autocandidati sono quattro.
Stefano Bonaccini , 56 anni, da sempre nel Pd, una carriera politica costruita sul territorio come assessore comunale poi consigliere regionale e due volte presidente dell’Emilia-Romagna. Con la sua rielezione nel gennaio 2020, facendo leva sulla buona Sanità e la tenuta del sistema produttivo in anni di crisi, riesce ad arginare una avanzata del centrodestra a trazione salviniana che sembra inarrestabile. Nella corsa alle primarie compatta Base riformista, la maggioranza di sindaci e governatori del Pd, più sostenitori come Deborah Serracchiani e Graziano Delrio. È appoggiato anche da una parte di Area Dem come Fassino, la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, quel che resta dei Giovani turchi, i lettiani Marco Meloni e Anna Ascani, e la minicorrente di Brando Benifei, capodelegazione al Parlamento europeo.
Elly Schlein , 37 anni, tessera del Pd nel 2013, lasciata a maggio 2015 in contrasto con Renzi, ripresa il 12 dicembre 2022 dopo la candidatura alle primarie. È promotrice della campagna di mobilitazione nazionale OccupyPd dopo i 101 traditori di Prodi al Quirinale nel 2013. Entra nel Parlamento Ue nel 2014, dove non si ricandida per aspettare le Regionali del gennaio 2020: eletta, ma non decisiva per la vittoria di Bonaccini perché la sua lista prende solo il 3,8%. Si dimette da consigliera subito dopo per diventare vicepresidente di Bonaccini, carica che lascia per diventare deputata nelle elezioni del settembre 2022. Tra i temi forti ambiente, immigrazione, diritti civili e voto online. Nella corsa alle primarie è sostenuta dalla parte di Area Dem vicina a Franceschini, da esponenti di spicco dei Dems come Andrea Orlando e Peppe Provenzano, dagli zingarettiani di Prossima e dal lettiano Francesco Boccia. Si è potuta candidare perché l’Assemblea nazionale del Pd cambia l’articolo 12 dello Statuto che prevedeva che solo gli iscritti si potessero presentare.
Paola De Micheli , 49 anni, consigliera comunale e assessora dalla fine degli anni Novanta, poi 4 volte deputata, 2 volte sottosegretaria, Commissaria al sisma e ministra delle Infrastrutture nel Conte II. Nel 2013 appoggia Cuperlo attaccando duramente Renzi sulla vicenda dei voti mancati a Prodi per il Quirinale. Nel 2019 coordina gli eventi di Piazza Grande ai tempi della campagna a segretario dem di Zingaretti, di cui diventa poi vice. Dal 2016 al 2018 è presidente della Lega Pallavolo Serie A. La sostiene un gruppo di lettiani come Vito Defilippo e l’ex segretario provinciale di Genova Alberto Pandolfo.
Gianni Cuperlo, 61 anni, segretario nazionale della Fgci nel 1988, consigliere per la comunicazione di D’Alema premier nel 1999, 4 volte parlamentare e ancora in carica. Alle primarie del 2013 prende il 18,2% contro il 67,6% di Renzi e diventa presidente del Pd per un mese per poi dimettersi. Lo sostengono il senatore Andrea Giorgis e Barbara Pollastrini.
Come si vota
Le primarie si compongono di due fasi. La prima è riservata agli iscritti che votano dal 3 al 12 febbraio nei circoli, e da dove usciranno i due candidati con più voti. La seconda sarà il 26 febbraio con il voto aperto a tutti i cittadini. Per la prima volta potranno votare online gli italiani residenti all’estero, i fuori sede, i malati e i disabili. Da sempre chi vince la prima tornata vince anche la seconda. Ma la forza del nuovo segretario/a dipenderà dall’affluenza ai gazebo: passata dai 3,5 milioni del 2007 per Veltroni a 1,6 del 2019 per Zingaretti. Se diminuiscono ancora, sarà complicato adempiere al mandato, che è quello di riportare voti a un partito al minimo storico, e castigato proprio per le sue guerre intestine.