il Fatto Quotidiano, 30 gennaio 2023
Intervista a Fanny Ardeo
Bancone, breve presentazione, l’urlo di Ezio Greggio simile a un goliardico richiamo della foresta, riflettori, musica e poi loro, le Veline (la “v” maiuscola, per carità), le antesignane delle influencer, l’evoluzione televisiva della ragazza immagine, il Pinocchio oramai di carne. E in trenta e passa anni di Striscia la Notizia, alcune Veline sono scese dal bancone, hanno camminato, non più ballato, come Fanny Cadeo, una delle prime, anno di debutto 1992. “È stata un’esplosione, un tourbillon fisico ed emotivo, una rivoluzione difficile da gestire”.
Addirittura…
Arrivavo dalla provincia e proprio dalla provincia volevo fuggire, ma non avevo idea delle azioni e delle conseguenze.
Messa così, è in negativo.
No, assolutamente. Però mi rendo conto di essere stata brava, fortunata e aiutata dai miei, perché all’improvviso mi sono trovata davanti a un riflettore gigantesco, più grande di oggi, in grado di accentuare le rughe della vita ed ergerle a sistema.
Come andava a scuola?
Bene, una delle più brave.
Passava i compiti?
Mica tanto.
Bella, da quando?
L’estate dei 15 anni. Ho finito l’anno che ero la più alta e la più magra poi ho preso sette chili e sono diventata un’altra. Non mi capacitavo.
E appena maggiorenne ha debuttato in tv…
Canticchiavo in un gruppo musicale, fino a quando il mio agente di allora mi propose di tentare con Striscia: “Andiamo, al massimo mi mangio un risotto”.
Angosciata?
Il primo incontro è stato con Antonio Ricci che mi ha posto una serie di domande alle quali ho risposto in maniera noiosa. O almeno credo.
Crede…
Sì, perché ero talmente emozionata da aver dimenticato tutto, da subito.
Com’è Ricci?
L’ho visto solo quella volta, nei due anni successivi l’ho incontrato di sfuggita; (sorride) Ricci era una presenza costante ma senza apparire, aleggiava nell’aria, temutissimo.
Da Velina sentiva il mondo ai suoi piedi?
Mi arrivavano centinaia di lettere, poi diventate migliaia. Le conservo. Ogni tanto ne apro qualcuna e la rileggo: sono piena di proposte di matrimonio.
Le girava la testa.
Un po’, ma sono sempre stata avvolta da sano pragmatismo; (pausa) poi avevo qualche problema col mio agente.
Del tipo?
Lasciamo perdere, è morto.
Di carattere sessuale?
(Stupita) No! Economico.
La Milano da bere?
Vissuta poco, lavoravo tanto tra servizi fotografici, serate in discoteca e Striscia; (pausa) le discoteche le detestavo però ho ancora i cartoncini che annunciavano la mia presenza.
Pure i cartoncini?
I giornali, le locandine, insomma fino a un certo periodo ho tenuto il più possibile.
Si è mai spaventata?
Un anno al Motor Show di Bologna salgo su uno dei palchi allestiti, il pubblico si ammassa e a momenti lo buttavano giù. È intervenuta la polizia.
Chi l’ha consigliata?
Devo molto a Ricci e a Costanzo; Maurizio mi ha permesso di uscire dalla comfort zone della soubrette, mi ha permesso di cimentarmi con il teatro e altre trasmissioni tv. Se avevo un problema ne parlavo con lui.
Rimpianto.
La Rai mi offrì un super contratto per stare accanto ad Aldo Biscardi al Processo del lunedì. Dissi di no perché dovevo risultare ammiccante e il mio fidanzato del tempo era geloso.
Dolore.
Per anni non mi hanno più chiamata; poi sono stata coinvolta in un programma di cucina ed è stato bellissimo.
Il lato migliore del suo lavoro.
Che non c’è legame tra età anagrafica e possibilità di crescere: anche a 70 anni puoi guardare, capire e migliorare.
Guardando chi è cresciuta?
(Sorride) Sono stata a lungo in tournée teatrale con Sandra Milo. Che fenomeno.
Cioè?
A 80 e passa anni è ancora donna, sa piacersi, sa giocare con il proprio corpo, con la propria storia; non indossa mai scarpe senza tacco e mangia l’impossibile a orari impossibili; (pausa) io la guardavo ammirata.
Oltre alla Milo?
Luciano De Crescenzo, un uomo ripetitivamente straordinario.
“Ripetitivo” uno come De Crescenzo?
Era stupendo, divertente e con un suo repertorio ben collaudato; (sorride) lui era avantissimo, già negli anni 90 ha pensato a una serie di cassette per spiegare Internet ai ragazzi.
De Crescenzo era famoso per il suo debole per le donne.
Con me non ci ha provato.
Possibile?
Diceva: “Sei troppo bella, quelle così belle non danno soddisfazione”.
La Fanny di oggi cosa consiglierebbe alla Fanny di 30 anni fa?
Di non sentirsi in colpa o inadeguata quando non ce n’è bisogno.
Si sentiva inadeguata?
Per un periodo sì, pensavo di stare lì soltanto per il fisico.
Lei chi è?
(Se lo ripete) Una mamma e una donna curiosa, che ha ancora voglia di sperimentare.