La Stampa, 30 gennaio 2023
Giustizia, a Milano manca un terzo dei cancellieri
Il paradosso, la scorsa settimana. Per evitare di paralizzare l’ufficio due magistrati, anche con una certa anzianità di servizio, hanno caricato borsoni di fascicoli in auto e sono andati nella nuova sede della polizia giudiziaria. Che da meno di un mese si è trasferita al quartiere Corvetto, nella periferia sud di Milano. Così, alla cronica carenza di cancellieri e personale amministrativo che, aggravata da pensionamenti e richieste di trasferimento, ha raggiunto il –30 per cento, si è aggiunto un nuovo problema: poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della polizia locale che seguono le deleghe di indagine, e quindi dovrebbero lavorare a braccetto con i pm, hanno dovuto traslocare in un edificio che dal Tribunale dista cinque chilometri. Con i mezzi pubblici ci vuole almeno mezz’ora, zaino in spalla con faldoni da migliaia di pagine al seguito.
«È il peso della giustizia!», scherza un investigatore, anche se da ridere c’è poco. Nella sua squadra due colleghi sono stati destinati, ormai, praticamente solo a questo: fare la spola tra via Caviglia e corso di Porta Vittoria, su e giù con l’auto di servizio. E tra viaggio, ricerca del parcheggio, giro tra gli uffici dei pm per riempire i borsoni di atti e ritorno, ogni volta si perde un giorno di lavoro.
La necessità di trovare una nuova sede per gli ufficiali di pg è emersa anni fa, perché la vecchia, in piazza Umanitaria a 200 metri dal Tribunale, era fatiscente, il contratto era in scadenza e la società proprietaria voleva ristrutturarla per farne appartamenti. All’epoca però si puntava molto sul "fascicolo informatico": un sogno che ancora non ha visto la luce. In zona non erano disponibili immobili del Comune o del Demanio. All’"indagine di mercato" avviata dal ministero della Giustizia ha risposto un’unica società, la stessa proprietaria del palazzo di piazza Umanitaria, che ha proposto l’edificio di via Caviglia. Moderno ma logisticamente scomodo per tutti, testimoni e avvocati compresi.
Il ministero lo ha preso in locazione, e il trasferimento si è concluso a inizio anno. Nel frattempo, però, i passi da gigante cui si ambiva nel campo dell’informatizzazione non sono stati compiuti. Per fare le riunioni su Teams, alcuni ufficiali sono stati costretti a comprare la telecamera a loro spese, perché i computer spesso obsoleti non hanno neanche quella. Mentre il sistema delle cartelle condivise – che potrebbe essere usato nei dintorni del tribunale – così lontano rischierebbe di essere violato dagli hacker. E in tema di indagini, garantire la sicurezza di dati delicati e sensibili è fondamentale.
Non basta. Pur apprezzando comodità e ampiezza degli spazi, chi lavora in via Caviglia elenca altri disservizi. Come la videoregistrazione degli interrogatori e la registrazione delle sit (l’ascolto dei testimoni) pretese dalla riforma Cartabia. La sede, infatti, non è stata dotata dei dispositivi. Così, finora, ognuno ha fatto come poteva: chi portando la videocamera da casa, chi usando il cellulare di servizio. Andrà bene?
Dalla Direzione delle risorse materiali del ministero della Giustizia garantiscono che questo problema sarà risolto in fretta, stanziando i soldi per l’acquisto dei registratori. Mentre il nodo logistico della sede è più difficile da sciogliere: «Il ministero si rende conto che la soluzione di via Caviglia è provvisoria e sta cercando quella definitiva: un edificio più vicino al palazzo di giustizia e quindi più funzionale». Anche se ci vorrà del tempo: «Realisticamente non basteranno uno o due anni».
Tra gli immobili su cui la procura punta, c’è anche la vecchia sede della Provincia, proprio davanti al Tribunale. Ma è solo un’ipotesi. Più in generale, da un anno e mezzo, il ministero ha intrapreso la "strada innovativa" dell’acquisto degli immobili: delle mille sedi in tutta Italia, trecento sono in locazione. Ma l’acquisto – fanno sapere – è «un percorso complesso che necessita tempi più lunghi. Forse entro fine anno andrà in porto nelle sedi di tre città italiane, tra cui non c’è Milano», con buona pace della pg e dei pm.
Consapevole delle difficoltà, il procuratore Marcello Viola ha provato a ovviare a parte del problema: «Nonostante l’assenza di spazi adeguati a tutti – spiega – per ora siamo riusciti a garantire almeno la postazione di un ufficiale di pg per ogni magistrato all’interno del palazzo». La «chiave di tutti i problemi» però, per il procuratore e gran parte dei colleghi, «è la carenza di un terzo del personale amministrativo». Che si aggiunge ai 2 procuratori aggiunti su 8 e ai 14 sostituti su 82 che mancano. Le segreterie condivise provocano molti malumori. Non ci sono soprattutto gli assistenti diretti del magistrato, come i cancellieri. A fronte di una settantina di pm ci sono una cinquantina di amministrativi. Spesso in passato i magistrati hanno chiesto aiuto agli ufficiali di pg per sopperire al sotto organico, ma oggi sono dall’altra parte della città. E così gli amministrativi rimasti sono oberati di lavoro, in molti casi chiedono il trasferimento per cercare una sede «con carichi più tollerabili». In due note indirizzate al ministero, il procuratore ha rappresentato in maniera a tratti drammatica la situazione che rischia di mettere in ginocchio il sistema: «Non si parla solo del buon funzionamento della procura, ma di permetterle di raggiungere il suo scopo istituzionale in termini di indagini e processi, con risultati soddisfacenti per il bene della collettività».