il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2023
Il caso Renzi
Il 23 dicembre 2020 non è un giorno qualsiasi. Cade in un momento delicato della vita politica italiana, in cui cominciano le manovre per porre fine (cosa che avverrà un mese e mezzo dopo) al governo Conte II. Quel giorno, di cui tanto poi si parlerà, Matteo Renzi ha diversi appuntamenti. È ospite a L’Aria che tira, occasione per il leader di Italia Viva per tornare sul tema (sul quale allora batteva parecchio) della delega ai servizi che Conte – come permesso dalla legge che nel 2007 riforma le agenzie di sicurezza – teneva per sé. “I servizi segreti devono essere guidati da un esperto tecnico che non è il Presidente del Consiglio – dice Renzi – (…) Conte accentra, bisogna che anche su questo ci siano segnali di novità”. Si parla pure di Recovery plan: Conte, dice il leader Iv, “ha fatto il presidente per un anno con Salvini e secondo me non hanno fatto bene (…). Poi è arrivato il Conte II e c’è stata la pandemia. Adesso si tratta di capire per i prossimi due anni e mezzo che ci separano dalla fine della legislatura: ci arrivano più soldi di quelli che mai abbiamo avuto, io non vorrei buttarli via”. Quel 23 dicembre, dopo l’ospitata tv, Renzi va a fare visita a Rebibbia a Denis Verdini, allora detenuto. E poi si dirige verso Firenze. Ma fa una sosta: all’autogrill di Fiano Romano, dove incontra l’ex 007 Marco Mancini. Un appuntamento ripreso da una professoressa che, per caso, si imbatte in quello che di lì a poco diventerà un caso, dopo che quelle immagini sono inviate a Report, che il 3 maggio 2021, ne fa una servizio. Alla fine in questa storia tutti intorno a Renzi sono rimasti in qualche modo scottati: la docente indagata, Mancini che di lì a poco lascia il Dis, Report travolto dai sospetti di far parte di un complotto. Mentre il senatore ancora oggi non ha spiegato chiaramente il perché e i dettagli di quell’incontro.
La prof. Le denunce, poi la richiesta sui servizi
Ma ricomponiamo i tasselli di questa vicenda, partendo proprio dalla professoressa. Dopo il servizio di Report, Renzi, l’8 maggio 2021, deposita una prima denuncia. Ne nasce un fascicolo e la docente viene indagata. Non per il reato per cui aveva chiesto di indagare il leader Iv (ossia l’intercettazione abusiva di un parlamentare), bensì per diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. La donna è stata sentita due volte dai pm. L’8 novembre 2022 ha spiegato di essersi fermata all’autogrill di Fiano Romano perché il padre non stava molto bene. Ed è lì che ha visto Renzi e la sua scorta. Spiegando il perché delle sue riprese, ha detto ai pm: “(…) Ho immaginato che il fatto fosse meritevole di essere raccontato nell’esercizio del diritto di cronaca. (…) Sono rimasta, difatti, profondamente colpita che quell’incontro all’autogrill, con quelle particolari modalità, avvenisse in un momento di tensione e crisi politica”. La donna ha inviato una mail alla redazione del Fatto che colpevolmente non se ne accorge e poi il 23 aprile 2021 ha scritto anche a Report. La versione che la professoressa fornisce al programma però non ha convinto l’ex premier, che in diverse occasioni ha apostrofato la docente come “sedicente” tale, come se dietro quel video potesse nascondersi chissà quale complotto. La donna è stata poi sentita una seconda volta dai pm e in quell’occasione ha addirittura affermato di non esser stata iscritta a partiti politici. Nel corso delle indagini inoltre non sono emersi elementi di collegamento con il mondo dell’intelligence. Ma questo non è bastato a fermare le polemiche. Alla prima denuncia di Renzi, ne è seguita una seconda nella quale i legali del senatore hanno messo in fila ciò che, a loro parere, non torna nella versione dell’insegnante. È stata anche depositata una memoria, nella quale l’avvocato che segue l’ex premier come persona offesa chiede alla procura di svolgere accertamenti sugli uomini dell’Aise, i servizi segreti per l’estero. Quel che si vuole sapere è se ci siano stati, in determinate date e orari, contatti telefonici o se le celle del personale Aise (ma anche Dis e Aisi) fossero geolocalizzate nello stesso luogo dell’uomo che a Report, a volto coperto (identificato nel frattempo dalla Digos), ha riconosciuto Mancini quale interlocutore di Renzi all’autogrill.
L’agente del dis via dal dipartimento
C’è poi l’ex 007. All’epoca dell’incontro all’autogrill, Mancini era un agente del Dis, l’agenzia che coordina Aisi e Aise. Nel periodo precedente – e siamo nel corso del Conte II – c’era stato un momento in cui aveva buone possibilità di ottenere una funzione più operativa, dentro l’Aise o l’Aisi. Oppure di essere nominato vicedirettore del Dis, accanto all’allora direttore Vecchione. Aveva infatti il sostegno di molti (compresi alcuni dei 5Stelle). Alla fine però non se n’è fatto nulla e Mancini è rimasto al suo posto. Che ha lasciato, perché è andato in prepensionamento a luglio 2021. In quel momento il servizio di Report era già andato in onda ed erano già partite le polemiche.
I contatti dei giornalisti ricostruiti dalla digos
In questa storia Report ci ha rimesso molto. Le fonti dei giornalisti infatti sono state oggetto di indagine. Nelle informative la Digos ha dovuto ricostruire i contatti di Sigfrido Ranucci e Giorgio Mottola. La prof. è stata identificata e così pure l’uomo che ha riconosciuto in tv Mancini. Non solo. Ranucci e Mottola sono stati anche indagati a Ravenna dopo un esposto di Mancini (poi il fascicolo è passato a Roma) per aver rivelato – secondo quanto riportato da La Verità nei giorni scorsi – “notizie che dovevano rimanere segrete nell’interesse dello Stato riguardanti la persona e l’immagine di Mancini, all’epoca dirigente della Presidente del consiglio dei ministri”.
Le due versioni i babbi e la caduta del governo
E così alla fine resta una domanda: ma perché Renzi ha incontrato Mancini quel 23 dicembre 2020? A Report l’ex premier aveva detto: “Mi doveva portare i babbi, che sono un wafer romagnolo (…). Mancini aveva un ottimo rapporto con Conte, quindi se c’era qualcuno che poteva sponsorizzare o meno Mancini come altri era il Presidente del consiglio”. Mesi dopo, il 24 novembre 2022, a Torino durante la presentazione del suo libro Il mostro, Renzi è tornato sull’incontro: “Sono momenti delicati c’è la crisi del governo Conte, io sto dicendo in tv, come dico all’agente dei Servizi, che per quello che mi riguarda o Conte cambia o va a casa”. Perché parla con un dirigente dei Servizi della caduta del governo? A distanza di oltre due anni ancora non è chiaro.