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 2023  gennaio 28 Sabato calendario

Ritratto di Tammy Abraham

Quel velo di tristezza e quelle ombre che lo stavano inseguendo, Tammy le ha lasciate andare. Come si fosse liberato di un peso, che gli mordeva le gambe, che gli ingombrava la testa, togliendogli il sorriso. Quel calciatore libero e bello, lo stiamo riscoprendo soltanto ora, dopo il mondiale rubato(gli). Del resto, ha detto Gareth Southgate, suo ct, non lo aveva meritato. E come dargli torto, in effetti. L’Abraham dei primi mesi di questa sua seconda stagione italiana, aveva portato a chiederci: ma quello vero è questo o quello dell’anno scorso, che ha chiuso la stagione con 27 reti? Ma ha ancora voglia di restare qui, nel posto che ha scelto per sentirsi di nuovo protagonista dopo la brutta esperienza nel Chelsea di Thomas Tuchel? Lo scorso anno, quando si è giocato Napoli-Roma era il 18 aprile (non segnò ma firmò l’assist per la rete del pari di El Shaarawy), il campionato era alle battute finali e lui aveva messo a segno undici reti, più otto in Conference League; domani si presenterà al Maradona con i suoi cinque gol (più uno in Europa League), realizzati tutti in trasferta. Osimhen era lontano ma nemmeno troppo. Oggi Tammy insegue il nigeriano, che vola ed è il vero trascinatore del Napoli e lui sta solo ricominciando ora ad aprire le ali per portare la Roma, chissà, a un secondo trofeo. E per sognare non è mai troppo tardi, perché questa stagione può dire ancora molto, e può scrivere un pezzo di quella successiva, per lui e per squadra. Anche lo scorso anno, Abraham ha vissuto il suo momento buio, stando all’asciutto per sei giornate di campionato, quest’anno è arrivato a sette, da metà settembre ad inizio novembre, interropendo il digiuno con il colpo di testa al Sassuolo.
LA BEFFA EVITATA
La testa, appunto. Per uscire dalle situazioni negative e far girare la ruota, serve proprio quella, non bastano le qualità tecniche. E nel caso di Abraham, la testa è stata tutto, il momento del reset. La svolta in Roma-Bologna, prima partita dell’anno dopo la lunga sosta mondiale, la squadra di Mourinho sta vincendo e all’ultimo secondo della sfida dell’Olimpico, Tammy salta e con la testa-nuca, devia una palla colpita da Ferguson sopra la traversa evitando un gol fatto, che avrebbe condannato e immalinconito la Roma. Tutti hanno esultato come se la rete l’avesse realizzata proprio l’inglese, quella infatti è stata la sensazione. Esaltante, come una parata miracolosa o, appunto, come un gol fatto. Da lì è cominciata la sua risalita: rete a San Siro con il Milan, poi due assist con la Fiorentina e infine il bel gol a La Spezia domenica scorsa. Una serie di segnali: il 2023 è ricominciato sotto una stella nuova. «Questo potrebbe essere l’anno migliore della mia vita, quindi voglio che diventi realtà. Sarebbe bellissimo vincere qualcosa anche quest’anno con la Roma», le sue parole in alcune recenti interviste. Tammy ha superato anche alcuni problemi personali, questo sarà l’anno in cui diventerà papà. «Ci sarà la nascita di mio figlio, chissà cosa riserverà il futuro», dice. «Vincere un trofeo europeo al primo anno con la Roma è stato incredibile – aggiunge, tornando sulla Conference League dello scorso anno – A essere onesti, non credo che qualcuno se lo aspettasse. Qui non si vinceva una coppa da molti anni e tante persone non credevano che fosse possibile. L’intesa con Dybala? Ci siamo subito piaciuti, stiamo costruendo un bel rapporto. Un’amicizia che sta diventando sempre più solida con il passare del tempo. Questo è positivo per me e per la squadra, dobbiamo continuare su questa strada. Lui è un giocatore straordinario e il suo arrivo ha portato qualcosa di diverso che prima mancava. E Mourinho? È come uno zio». Insomma, accettare la Roma «si è rivelato fantastico. Certo, mi sono dovuto adattare rapidamente e a volte mi manca sentire la lingua inglese, ma qui è il posto giusto per me. Penso che fosse il momento giusto per andare via dall’Inghilterra, ero pronto per fare il passo successivo nella mia carriera». Ora c’è il Napoli, squadra alla quale ancora non è riuscito a segnare, diciamo per sfortuna. Ospina lo scorso anno, Meret quest’anno gli hanno negato la gioia di esultare, come ha fatto in queste ultime gare: nelle ultime tre, due reti e due assist, appunto, per l’amico Paulo. E la sfida con Osimhen, domani, farà un po’ meno paura.