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 2023  gennaio 28 Sabato calendario

La rivincita del conte Attilio

Chi era il conte Attilio? Nei Promessi Sposi compare appena, lasciando al lettore una curiosità inappagata. Claudio Paglieri, il giallista inventore del commissario Luciani, abbandona le sue amate detective-story per un romanzo storico. Anche se il modello non è tanto il classico e ovviamente inarrivabile Manzoni, quanto il romanzo d’avventura. Cappa e spada. Con un richiamo al presente, nel meccanismo dello spin-off e del prequel che un tempo alimentava i grandi poemi epici e oggi viene spesso utilizzato dalle serie tv.
Il conte Attilio di Claudio Paglieri, edito da Giunti, è un’operazione sorprendente, che si potrebbe immaginare studiata a tavolino se non fosse nata, come racconta l’autore nei ringraziamenti, sui banchi di scuola del ginnasio. L’idea nasce da un tema assegnato dalla temutissima prof di italiano, «Personaggi simpatici e antipatici dei Promessi Sposi». A Paglieri era simpatico il conte Attilio, personaggio secondario ma intrigante, il cugino malvagio del malvagio don Rodrigo. Quel tema incentrato su Attilio gli valse una reprimenda dell’insegnante, ma anche un ottimo voto.
Molto tempo dopo, e in occasione dei 150 anni della morte di Alessandro Manzoni, Paglieri scioglie finalmente quel voto rendendo il giovane Attilio protagonista di un romanzo appassionante, pieno di colpi di scena, duelli, amori, intrighi e tradimenti. Strizza l’occhio ai Tre moschettieri e al Tulipano nero di Dumas, al Capitan Fracassa di Gautier e al Capitano Alatriste di Pérez-Reverte, con qualche spiazzante citazione di Tex Willer, altro monumento nazionale al quale dedicò un libretto umoristico diventato di culto, Non son degno di Tex. Anche qui l’ironia non manca, quella del suo eroe, biondo e bellissimo (l’autore, appassionato tennista, confessa di averlo modellato sul greco Tsitsipas).
Dunque Attilio, cadetto della ricca famiglia Arrigoni escluso dall’eredità, parte per la guerra delle Fiandre, si mette al servizio del generale Spinola e tra temerarietà e ricerca del bel gesto si copre di gloria: «Il primo a lanciarsi in battaglia, l’ultimo ad arretrare. Uno di quelli che amano danzare con la Morte, così vicini da sentirne il fiato putrido, e cercare ugualmente di baciarla».
Nell’estate del 1627, però, mentre è di stanza a Boscoducale, Attilio riceve una lettera da Milano, la sua città: Lucrezia, la ragazza che ama, è stata chiusa in convento dal fratello e sta per prendere i voti. Insieme all’amico Massimiliano il capitano Arrigoni parte in una disperata corsa contro il tempo per salvarla. Le tappe del viaggio sul Reno, tra agguati e incidenti, si alternano ai pensieri di Lucrezia, stesa sul gelido marmo del convento di Sant’Orsola, in un crescendo di suspense che tocca il culmine quando Attilio, esausto, giunge sul lago di Como e chiede aiuto al cugino don Rodrigo e ai suoi bravi.
È solo l’inizio di una serie di avventure che si svilupperanno a Milano, dove Attilio incontrerà personaggi storici come il cardinale Federigo Borromeo, lo scienziato Manfredo Settala, la pittrice Fede Galizia che riconosce e incoraggia il talento di Lucrezia. Lucrezia: una splendida ragazza dai capelli rossi che assurge al ruolo di coprotagonista; a volte ingenua, a volte capricciosa, altre volte ancora maliziosa. Difficile non innamorarsene. Quanto ad Attilio, nonostante il rovesciamento di prospettiva (da malvagio a eroe) resta tutto sommato coerente con il personaggio del Manzoni: ama le feste, le donne e il gioco, sa essere spensierato ma anche astuto e calcolatore. E come nei Promessi Sposi ricorre all’aiuto del conte zio: il senatore del Consiglio Segreto, che nel romanzo del Manzoni allontana fra’ Cristoforo per favorire i piani di don Rodrigo, qui è alla testa di un complotto antispagnolo contro il governatore don Gonzalo. Da Milano l’azione si sposta poi a Genova e in Liguria, dove protagonisti diventano i banchieri genovesi e l’argento proveniente dalle Americhe, carburante della guerra infinita che incendia l’Europa.
Sulla reale esistenza del conte Attilio l’autore non si sbilancia: le ricerche di archivio, dice, non hanno dato risposte certe. Ma di sicuro la famiglia Arrigoni e la famiglia Manzoni furono acerrime nemiche e concorrenti nel controllo delle miniere di ferro della Valsassina. Il romanziere a quanto pare si ispirò proprio al capofamiglia degli Arrigoni per tratteggiare don Rodrigo, e Paglieri li «vendica» raccontandoci la storia dal punto di vista dei rivali. Poi, come è giusto che sia in un prequel, si ferma un attimo prima che comincino I Promessi Sposi.
La scelta è coraggiosa, per vari motivi. Non ultimo quello puramente letterario. Paglieri è giallista di successo, grazie alla saga del commissario Luciani. La scelta di cambiare genere era un rischio, in un mercato che incasella gli autori in uno scaffale ben definito. Ma alla fine è una scelta originale che vorrebbe rilanciare il cappa e spada, genere che in Italia non gode di grande fortuna. E siccome Il conte Attilio cattura dalla prima all’ultima pagina, non possiamo che tifare per il sequel del prequel.