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 2023  gennaio 28 Sabato calendario

Il valore del lavoro non è nella paga

«Adesso trovati un bel lavoro!». Ecco l’invito che più di tutti segna l’inizio della vita adulta e lascia truppe di neolaureati in balìa di una domanda: che cosa vuol dire? Qualche decennio fa non era così difficile rispondere: un bel lavoro, un tempo, era quello che anche a fronte di grandi sacrifici avrebbe garantito un futuro migliore ai figli. Oggi la risposta non è né così limpida né unanime. Tra le sfide globali c’è anche una crisi di senso e investe in pieno il significato che attribuiamo al lavoro, al fine ultimo che ha, al ruolo che riveste nella vita di ciascuno di noi e delle società.
In Un bel lavoro Alfonso Fuggetta, docente di Informatica al Politecnico di Milano e direttore scientifico del centro di ricerca e innovazione digitale Cefriel, elabora una risposta possibile a partire da una consapevolezza. Siamo abituati a parlare di automazione, di mestieri che spariscono e cambiano. La trasformazione del lavoro, però, non riguarda solo la dimensione economica, tecnologica e organizzativa: è prima di tutto culturale. E se possiamo rivolgere un estremo saluto al mito del posto fisso è arrivato il momento di guardare in faccia i lavoratori per scoprire le loro vere aspirazioni: non cercano più un lavoro per guadagnare bene. Vogliono vivere bene. Desiderano un’esperienza professionale appagante, stimolante, in cui la retribuzione conta ancora ma non da sola.
Secondo l’autore, infatti, sono almeno dieci le dimensioni rilevanti affinché il tempo speso a lavorare porti bellezza nella vita di chi lo fa. Un «bel lavoro» è quello che ha significato, produce risultati di qualità, è svolto con metodo, è valorizzato, flessibile, sicuro, cooperativo, dinamico. Permette, infine, di imparare e di crescere professionalmente. Tutti gli aspetti elencati sono magmatici e interpretabili – ad esempio, la valorizzazione può riguardare il denaro ma anche il riconoscimento sociale – ma due temi in particolare rappresentano un cruciale cambio di paradigma per le imprese: significato e sicurezza. Se per gli individui, infatti, il senso del lavoro conta, vuol dire che produrre profitto non è più sufficiente: la ricchezza è un mezzo, non un fine. Serve a generare risultati di valore per le comunità e le società.
Le aziende sono pronte a riconoscerlo? I numeri suggeriscono di sì. Unlock the Change, il primo report sulle B Corp italiane (le società che rispondono ai più alti standard di performance sociali e ambientali) certifica che il movimento è cresciuto nel 2021 del 27% in Europa e del 26% in Italia. E se il trend è chiaro, il cambiamento in corso è per certi versi ancora inesplorato.
L’accezione di sicurezza del lavoro, per esempio, è in evoluzione. Fuggetta lo spiega: il concetto non concerne solo la protezione dai rischi fisici, questione purtroppo ancora attuale e prioritaria. Il concetto ha a che fare anche con una particolare declinazione della sicurezza: quella psicologica. Si tratta della facoltà delle persone di esprimersi in ufficio,con i colleghi, con il «capo», senza temere ritorsioni per una posizione divergente. Amy C. Edmonson, studiosa di leadership, la definisce come la possibilità di assumersi dei rischi relazionali. Se sentiamo di non poterlo fare poniamo un ostacolo allo scambio di informazioni e permettiamo ai soliti errori di verificarsi ancora con una perdita di creatività e performance.
L’apertura al dialogo, quindi, non è solo bella per le persone ma fa bene alle imprese. Il problema, però, spiega Fuggetta, non è solo di senso o di pratiche da adottare in azienda: oltre a indagare che cos’è un bel lavoro, è cruciale dare a tutti la possibilità di svolgerlo. Siamo lavoratori con profili diversi. I tradizionalisti, per esempio, ambiscono alla carriera e a benefit elevati, i caregiver, invece, considerano essenziali i servizi alla persona e gli idealisti non rinuncerebbero mai all’inclusività e a un buon clima aziendale. Tutti, però, meritiamo di aspirare a un lavoro che ci permetta di vivere in sicurezza e in salute e che offra gratificazione e una buona qualità della vita. Saremo capaci, come società, di creare non solo posti di lavoro, ma lavori belli? La sfida è questa. Ed è ancora aperta.