il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2023
Il funerale di Schellenberg pagato da Coco Chanel
Su La Stampa di martedì 1 aprile 1952, nella rubrica “Stato civile” della cronaca, i lettori appresero che a Torino, il 31 marzo, era morto un certo “Schellenberg Walter di Guido, a. 41, via Magenta 24”. Quel cognome, però, non dovette suggerire niente a chi vi si era imbattuto. E non sollecitò la curiosità neppure dei cronisti, che all’epoca erano soliti leggere con molta attenzione i necrologi. Strano ma vero. Solo tre anni prima, il 14 aprile del 1949, su Stampa Sera si era dato conto di quel Walter Schellenberg. Era uno dei nazisti imputati in uno dei procedimenti, il cosiddetto “processo dei ministri”, nati dal dibattimento di Norimberga: “Walter Schellenberg, capo della sezione spionaggio dell’S.D., responsabile del massacro di prigionieri di guerra russi”, condannato a sei anni di reclusione.
Ciò che Stampa Sera non diceva è che Schellenberg, generale delle SS, era stato assistente del gerarca Reinhard Heydrich e tra i principali collaboratori del “Reichsführer” Heinrich Himmler nella veste di capo del suo servizio di controspionaggio. Lo Schellenberg deceduto a Torino per un tumore al fegato nella lussuosa Clinica Fornaca di corso Vittorio Emanuele II, in quell’inizio di primavera, era proprio l’alto ufficiale nazista, anche se i torinesi e gli italiani non lo avrebbero saputo. I servizi segreti americani, invece, e forse pure i nostri, che peraltro erano stati ricostituiti dagli angloamericani, ne erano informati. Lo testimonia una nota della CIA del 20 ottobre 1952 sul “General Walter Schellenberg”, in cui si asseriva che “fonti hanno confermato, sulla base di un’investigazione, che il Soggetto si è sentito male mentre stava viaggiando in treno nel nord Italia. Quando il treno è arrivato a Piacenza, il Soggetto è stato caricato su un’ambulanza che ha proseguito per Torino, dove il Soggetto è stato ricoverato nella clinica Forcava [cioè Fornaca]”. Lì “egli è morto il 31 marzo per arresto cardiaco, cirrosi al fegato e infezione della bile”. Sembra che l’ex generale delle SS fosse riuscito a evitare il carcere riparando in Svizzera. Aveva raggiunto poi il Lago Maggiore, fermandosi per qualche tempo a Pallanza e a Domodossola. Quando si sentì male era probabilmente “diretto a Roma, forse per incontrare qualcuno interessato alla pubblicazione delle sue memorie oppure per altre ragioni più oscure, legate al suo passato e verosimilmente ai contatti che già prima della fine della guerra aveva avuto con gli angloamericani. Certo è che il funerale del nazista venne pagato dalla stilista Coco Chanel, già amante di Schellenberg e agente segreto al soldo del Terzo Reich. Non è noto se il soggiorno torinese di “Schellenberg Walter di Guido” fosse stato dovuto soltanto alla malattia. Di sicuro, in quei giorni, nella città piemontese viveva indisturbato Marcel Déat, detto “l’Hitler dei francesi”, condannato a morte nel suo Paese. Lo avevano cercato ovunque, ma l’ex socialista divenuto nazista abitò sotto la Mole fino alla morte, nel gennaio del 1955.