la Repubblica, 27 gennaio 2023
Telecomando, una specie in via di estinzione
Salvate il telecomando tv dalla estinzione. Prendono forma in Italia nuove regole a protezione di questa specie tecnologica a rischio. Permetteranno al telecomando classico – con il suo rassicurante tastierino e i numeri dei canali dallo 0 al 9 – di restare in campo, a dispetto delle mode, di Internet, degli smart speaker che ti fanno cambiare canale con la voce. In Italia – ecco la regola in arrivo – ogni nuovo apparecchio avrà in scatola almeno un telecomando tradizionale, con il tastierino.
Salvatori del telecomando classico sono gli arbitri del settore tv. Le autorità di garanzia – l’Ofcom nel Regno Unito, ora l’AgCom qui da noi – mettono al vecchio telecomando un giubbotto anti-proiettile (mentre Netflix e le altre webtv lanciano dardi da tutte le parti). Sullo sfondo, silenziosi, ma felici, sorridono gli editori tradizionali. Come la Bbc in Inghilterra; come Rai, Mediaset, La 7 e la stessa Sky qui in Italia. Erano ben coscienti che il graduale abbandono del telecomando storico con i numeri e l’avvento dei dispositivi semplificati (senza) li avrebbe messi all’angolo. D’altra parte, il telecomando non è un elettrodomestico. Non èsolo l’amico che da anni proteggiamo nelle sue custodie di plastica doppia. Non è la preda di Villaggio che – in “Fantozzi contro tutti” – fa 380 cambi di canale in 26 secondi netti. Al contrario, è il terreno di una disfida economica tra le emittenti. Anche in ragione delle sue caratteristiche tecniche, uno strumento simile premia o affonda un editore invece di un’altro.
Nel 2015, è Reed Hastings – l’ingegnere confondatore di Netflix – a individuare nel telecomando il cavallo di Troia capace di incendiare le reti storiche. Hastings bussa così alla porta di 5 produttori di televisori (Sony, Panasonic, Philips, Toshiba e finanche della turca Vestel) perché aggiungano al telecomando tradizionale un tasto Netflix centrale, che porti al menu dell’emittente via web. Basta andare su eBay – oggi, nel 2023 – per trovare centinaia di telecomandi nel mondo senza più il tastierino. Telecomandi che, semmai, hanno 4 o 5 pulsanti dedicati alle web tv, come Amazon Prime, Disney+, Netflix, Hulu.
Ma ora, in Italia, entra in campo l’arbitro della televisione. Tutto nasce in verità a Bruxelles, città non proprio amica dei giganti del digitale. La direttiva Ue sui Servizi di media audiovisivi (2018) comincia a porre il problema. La crescitadelle tv in streaming va bene purché non demolisca le nostre emittenti classiche, a partire dal servizio pubblico. Nel 2021, il decreto legislativo italiano – mentre recepisce la direttiva Ue – è ancora più netto. La sua parola d’ordine è “risalto”: le reti storiche del digitale terrestre devono conservare adeguata visibilità, le pubbliche e le private. Il compito di dettare le regole del gioco è affidato all’Autorità (all’AgCom) che mette in campo una commissaria attrezzata, Laura Aria. Da ieri sono pubbliche le norme che – dopo una consultazione pubblica di soli 30 giorni – saranno approvate. Stabiliscono che la confezione della tv, fresca di acquisto, abbia almeno un telecomando classico all’interno. Se non c’è, la tv dovrà essere compatibile con i telecomandi tradizionali che compriamo a parte. Un qualsiasi numero del telecomando, anche se appena sfiorato, porterà al digitale terrestre. Una volta nel menu degli editori in streaming (come Netflix o Dazn), un’icona grande e visibile rimanderà al digitale terrestre, se cliccata. Un’altra icona porterà a canali classici di particolare pregio – anche locali, anche radiofonici – ribattezzati Sig. Servizi di interesse generale. Somiglia a un singhiozzo, forse è quello delle webtv.