la Repubblica, 27 gennaio 2023
Intervista a Andrea Milko Skofic, l’unico figlio di Gina Lollobrigida
«Le ha fatto il lavaggio del cervello». Andrea Piazzolla si è preso cura di Gina Lollobrigida perché aveva in testa un unico obiettivo: «I soldi». A parlare è Andrea Milko Skofic, l’unico figlio della grande attrice, che punta il dito sull’assistente della madre a processo, a Roma, per circonvenzione d’incapace. La vittima è, appunto, la star del cinema scomparsa da qualche giorno. Per Skofic, Piazzolla, ha fatto leva sulla debolezza della madre. «Le diceva sempre di sì, salvo poi farle tagliare i rapporti con tutte le amicizie storiche, quando era ormai anziana e vulnerabile, con il fine di dilapidarle il patrimonio». Un obiettivo che ha in parte raggiunto perché, nel testamento, è stato inserito anche il factotum. «Ma già prima aveva messo le mani sui conti correnti e le proprietà di mia madre».
Com’è entrato Piazzolla nella vita di Gina Lollobrigida?
«In veste di aiutante, una persona che si era prestata a darle una mano.
Non aveva alcuna capacità tale da coprire ruoli nella gestione della vita professionale di mia madre. Si intrometteva in troppe cose. Ci fu un periodo nel quale lo aveva allontanato. Ma poi è riuscito di nuovo a insinuarsi. Le offrì, gratuitamente, un aiuto in una causa a New York dove aveva un parente avvocato. Ma io le dicevo: “Guarda che nessuno fa niente gratis”. Infatti poi il conto è stato presentato negli anni successivi: le ha portato via tutto».
Quando ha capito che era riuscito ad avere la sua totale fiducia?
«Una decina di anni fa, mi ricordo che eravamo in cucina, mia madre era ai fornelli: Piazzolla è entrato trionfante declamando che era riuscito a farci fare pace. Io l’ho guardato stralunato, non avevo litigato con lei. Questa è la prima cosa di cui mi pento oggi: mi aveva allarmato, ho sentito puzza di bruciato, ma confidavo nella furbizia ciociara di mia madre».
Perché sua madre non le ha parlato più?
«L’azione di amministrazione di sostegno che ho promosso le è stata riferita a lei come un tradimento. Ma non avevo altre vie da percorrere.
L’ho fatto a sua tutela (assistito dall’avvocato Michele Gentiloni). Non dobbiamo dimenticarci che Piazzolla era andato a vivere a casa di mia madre. Un “manager” che si installa a casa del cliente? Oltretutto “manager”? Questo ragazzo non aveva e non ha nessuna capacità manageriale, ma vivendo nella villa con lei la isolava dal mondo. Le organizzava compleanni che costavano centinaia di migliaia di euro, ma non era da lei. Vorrei ricordare chi era mia madre».
Prego.
«Era nata a Subiaco nel 1927, ha sempre dovuto lottare per quello che voleva. Lei non sprecava nulla.
“Spegni la luce! Costa troppo!”, mi diceva. Un modo di pensare che si era formato negli anni duri della giovinezza».
Quali sarebbero stati gli “sprechi” di Piazzolla?
«Un esempio? Lei mi diceva che Piazzolla acquistava delle supercar per rivenderle. Le ho spiegato che era una truffa. I soldi andavano a finire nel conto dei suoi genitori. Perciò mi sono reso conto che era rimasta solo la via legale».
A questo punto il rapporto si è deteriorato?
«Io sono diventato il diavolo. Non riuscivo più a vederla».
Non le era permesso?
«Per tre anni non sono riuscito ad entrare a casa sua. Mi chiamavano i suoi amici: “Perché non ci risponde?”. Quasi tutte le persone che le erano state vicine erano state allontanate, le altre dovevano passare attraverso Piazzolla».
Poi cosa è accaduto?
«Era tutto nelle mani di questo ragazzo. Quando finalmente sono andato a trovarla con mio figlio, suo nipote, Piazzolla non ci lasciava soli».
C’è qualche cosa che avrebbe voluto dire a sua madre?
«Dopo l’operazione al femore, a settembre, sono andato a trovarla.
Lei scuoteva la testa, ma non riusciva a parlare. Alla fine ha detto solo: “Ho sbagliato tutto”».
In che senso?
«Penso che si fosse pentita di aver allontanato, negli ultimi anni della sua vita, le persone che l’hanno sempre amata».
Secondo lei Piazzolla le ha mai voluto bene?
«Ha perso il senso della realtà e della decenza. Un paio di anni fa era andato in televisione a dire che voleva impiccarsi perché si sentiva perseguitato da noi parenti. Poi, pochi giorni fa, ha detto che era andato a parlare con un primario per donarle il suo rene. Nessun chirurgo avrebbe mai acconsentito, lui lo sapeva bene. Infine, sui giornali, dopo che è morta, la prima cosa a cui ha pensato è stato il testamento»
Gina Lollobrigida sembra che si fosse realmente affezionata a lui.
«Con l’età le persone diventano fragili e raggirabili».
Prima, come era il rapporto con sua madre?
«C’era affetto e stima. Mia madre aveva un carattere forte, io sono suo figlio, per cui ogni tanto ci mandavamo a quel paese, ma durava poco. Ci volevamo molto bene».
Non era facile essere il figlio di una star?
«C’è il personaggio e la persona, quando si è adolescenti può essere difficile fare la distinzione. Per cui sono cresciuto con una corazza per proteggere i miei sentimenti, la mia intimità dai paparazzi e giornalisti, era come se mi volessero rubare qualcosa di profondamente mio».
Come era sua madre nel privato?
«Una persona semplice, passava molto tempo a cucire i suoi vestiti.
Purtroppo il rapporto con lei non è finito bene, un epilogo tragico.
Piazzolla non capisce che ciò che ha rubato a mia madre sono gli ultimi 10 anni della sua vita. L’ha allontanata da tutto ciò che aveva di più caro al mondo: un figlio e un nipote che l’amavano per ciò che era, non per quello che aveva. Adesso spero che i magistrati facciano il loro dovere, sono molto fiducioso».