il Giornale, 26 gennaio 2023
Biografia di Fabio Pinelli
«Mai obliqui», sembra il suo motto. La disfida al Csm tra il costituzionalista pisano Roberto Romboli per il Pd e il penalista lucchese Fabio Pinelli per la Lega si conclude a favore di quest’ultimo, che nel primo discorso promette chiarezza e trasparenza. Ringrazia il partito di Matteo Salvini che ha investito su una figura «non politica e indipendente» e indica la Costituzione come il suo faro. Poi cita il giudice-ragazzino ucciso dalla mafia, il beato Rosario Livatino, per dire che si viene giudicati per quanto si è «credibili» non credenti. Lui, il nuovo vicepresidente di palazzo de’Marescialli, certo è cattolico e legato agli ambienti di centrodestra, Carroccio e Luca Zaia in testa, ma ha anche la capacità dell’avvocato lungimirante di mantenere relazioni trasversali. La sua elezione rappresenta una vittoria di Salvini, dovuta anche al passo falso di FdI su Giuseppe Valentino, ma bisogna dare il giusto peso alla capacità di dialogo di Pinelli e alla sua indipendenza di pensiero, preziose per il confronto con il governo da una parte e con la magistratura dall’altra. Dicono che uno dei suoi sponsor sia Luciano Violante, una volta capofila delle toghe rosse e da sempre nume tutelare della sinistra per la giustizia. Pinelli era membro del Comitato scientifico di Fondazione Leonardo, di cui Violante è uno dei personaggi di spicco, ma certo il rapporto non finisce lì. Come vice di Sergio Mattarella al Csm, l’impresa che gli si para davanti è restituire lustro ad un organo di autogoverno delle toghe sommerso dal fango dello scandalo Palamara, per recuperare prestigio alle toghe sceso ai minimi storici. Questo, nel momento in cui un governo di centrodestra promette riforme molto dure da digerire per la magistratura. Lui, auspica «scelte condivise». Il penalista Pinelli sembra ben attrezzato per il compito. Ha 57 anni, si è laureato a Milano ed ha lo studio a Padova, è avvocato patrocinante in Cassazione e alla Corte costituzionale. Ha difeso insieme ad aziende e manager esponenti leghisti come l’ex sottosegretario Armando Siri, l’ex spin doctor di Salvini Luca Morisi e il presidente del Veneto Zaia. Ha una formazione specializzata in diritto penale dell’economia. Alla Consulta ha rappresentato una parte privata sulla questione della «omessa previsione del fatto lieve nel sequestro di persona a scopo di estorsione». È stato designato dal Senato per rappresentarlo alla Corte costituzionale nel conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con i pm di Firenze sulle chat sequestrate a Matteo Renzi nell’inchiesta Fondazione Open. Fino all’elezione in Parlamento come laico del Csm, è stato professore a contratto all’Università Ca’ Foscari di Venezia di «Diritto penale dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza informatica (Internet e privacy)». È coautore del manuale «Lineamenti di diritto penale dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro», ha presieduto la Fondazione Salus Pueri, che raccoglie fondi per migliorare la Pediatria di Padova.