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 2023  gennaio 26 Giovedì calendario

In Alto Adige niente più voti sotto il 4

L’Alto Adige vuole abolire i voti scolastici dal 4 in giù. Niente più 2 o 3 in pagella, né su un compito in classe o all’interrogazione. Ci si ferma al 5, all’insufficienza generica quindi, senza considerare troppo i diversi livelli di gravità. La proposta di abolire il 4, ritenuto inutilmente mortificante, arriva da Philipp Achammer, l’assessore provinciale alla scuola in lingua tedesca che, chiedendo di togliere i voti più bassi, spiega che «non hanno alcun valore educativo e pedagogico». Una proposta che fa discutere e che per ora vede contrario, sempre in Alto Adige, anche l’assessore alla scuola in lingua italiana Giuliano Vettorato che, perplesso, ha dichiarato: «Lo sono per il merito e la professionalità dei docenti. Poi ovviamente facciamo tutte le valutazioni del caso, tenendo presente che con un due, ad esempio, diventa complicato recuperare». Del resto spetta poi al singolo docente decidere fin dove arrivare con i voti, tenendo presenti le possibilità di recupero e le medie. Di certo nel mondo della scuola, presidi e prof sono contrari a questo cambiamento: «Abolendo i voti sotto il quattro non si premia il merito, così non va bene».
SISTEMA
Il dibattito sulla valutazione, nella scuola italiana, è sempre aperto. Dieci anni fa è stato rivisto il sistema nella scuola elementare. Ma la questione dei voti in classe è un tema sempre aperto al dibattito nella scuola italiana, come del resto accade tutte le volte che si decide di abolire un metodo di valutazione a vantaggio di un altro. I voti numerici sono scomparsi dalle pagelle dei bambini delle scuole elementari quasi due anni fa, quando si decise di sostituirli con giudizi descrittivi, raggruppati in 4 livelli: avanzato, vale a dire il più alto, intermedio, base e in fase di apprendimento che, di fatto, racchiude in sé l’insufficienza. Questo tipo di giudizi è entrato in vigore dal secondo quadrimestre del 2021. Prima di allora si procedeva con i voti decimali anche alle elementari, come previsto dal 2008 dall’allora ministra all’istruzione Gelmini. Per ora restano nella scuola secondaria, dove si crea uno scollamento di voti nel passaggio dalla primaria. Ma le pagelle degli studenti, negli anni, ne hanno viste di tutti i colori. Si è passati infatti dai giudizi come ottimo, distinto, scarso mediocre o discreto, alle lettere dl metodo anglosassone come A, B e C.
Oggi nelle scuole superiori ci sono ancora i voti numerici, anche decimali con compiti in classe che in base al numero degli errori. Poi si tende ad approssimarli per difetto o per eccesso in pagella o all’esame di Stato dove comunque, fino ad oggi, sono rimaste in vigore le griglie di valutazione sempre con i voti numerici. Anche l’esame di maturità e quello di terza media hanno contribuito a modificare la valutazione durante gli anni intermedi: una volta, infatti, non si dava mai più di 8, anche nel caso di compiti in classe o interrogazioni corrette, poi però per raggiungere il massimo dei voti all’esame è stato necessario arrivare a dare anche 10 altrimenti i voti finali si fermavano ad 80 o giù di lì. «Togliere i voti più bassi rientra in un ragionamento intelligente - spiega Pietro Lucisano, presidente della Sird, la Società italiana di ricerca didattica Sird, e professore ordinario di pedagogia sperimentale dell’università La Sapienza di Roma - possiamo anche mantenere il 4, per indicare una insufficienza grave diversa dal 5. Ma non andrei sotto il 4 perché così rischiamo di far passare la voglia agli studenti». La maggior parte dei paesi europei ha un sistema non decimale ma basato su punteggi divisi in fasce, segnalate da lettere e non da numeri proprio per evitare di fare la media. Lucisano: «In realtà credo che siano utili i voti come 6, 7, 8 mentre il 9 e il 10 non andrebbero usati perché la perfezione non fa parte dei compiti in classe. Dovremmo trovare una scala a 5 livelli: piena insufficienza, lieve insufficienza, sufficienza, buonino e buono».