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 2023  gennaio 26 Giovedì calendario

Ritratto di Fabio Pinelli

Da ieri la cordata veneta che domina la giustizia italiana è al completo. Carlo Nordio, da Treviso, in via Arenula. Fabio Pinelli, da Padova, vice di Mattarella al Csm. Andrea Ostellari, da Padova anche lui, sottosegretario alla Giustizia. Ciro Maschio, da Verona, presidente della commissione Giustizia della Camera. Pierantonio Zanettin, da Treviso, capogruppo di Forza Italia alla commissione Giustizia del Senato. E per chiudere pure l’intraprendente Alberto Rizzo, da Vicenza, capo di gabinetto di Nordio.
Ed è dal Veneto, la sua terra, che bisogna partire per seguire l’exploit di Fabio Pinelli. Che arriva ad occupare la poltrona che è stata di pezzi forti dello Stato come il giurista Vittorio Bachelet, un politico di rango come Virginio Rognoni, di costituzionalisti dai nomi altisonanti, Giovanni Conso, Piero Alberto Capotosti, Cesare Mirabelli, nonché geniali avvocati come Carlo Federico Grosso. Ebbene, da tre mesi Pinelli sta giocando la sua partita, tant’è che a citarlo, l’11 dicembre, in un articolo sul Tempo, è quel Luigi Bisignani che tuttora gode di buone informazioni. Lo dà per certo come futuro componente del Csm.
E lui, che vent’anni fa entrò nel giro degli avvocati rampanti grazie a Niccolò Ghedini, è arrivato dove voleva, giocando abilmente le sue carte politiche, strizzando l’occhio a destra e a sinistra. Ha sempre fatto così, con la maestria di salire sul carro giusto. Ghedini, e il suo team di avvocati che facevano campagna contro una giustizia ingiusta, gli fornì il primo trampolino. Siamo negli anni in cui Forza Italia era una grande potenza in Veneto, l’unica per chi volesse fare carriera. E lui, Pinelli, nuota in quell’acqua, anche se non diventa mai organico al partito.
Esplode il caso Galan per via dell’indagine sul Mose, giusto gestita da Nordio, e Forza Italia s’avvia a lasciare il passo alla Lega come potenza politica della regione. Nel frattempo lo studio legale Pinelli s’è via via ingrandito, e forse lui ha soffiato anche qualche cliente importante a Ghedini. Che adesso non c’è più, e sarebbe inopportuno citarne l’opinione. Fatto sta che chi lo conosceva bene racconta che le simpatie tra i due s’erano raffreddate. E poi ormai s’è aperta la stagione leghista per Pinelli che nel portafoglio clienti può vantare i big del partito. Si rivolgono a lui lo spin doctor Luca Morisi, il sottosegretario Armando Siri, nonché il potente governatore del Veneto Luca Zaia.
È tempo, per l’occhialuto avvocato Pinelli, di guardare al grande potere romano, e di uscire dalla galassia politica di centrodestra. L’abile mossa è quella di guardare a sinistra. A Luciano Violante, alla sua Fondazione Leonardo. Inutile insistere con l’ex presidente della Camera per scucirgli un giudizio su Pinelli. Ma è documentato dai racconti dei consiglieri del Csm che Pinelli, ormai da giorni, nella suacampagna per conquistarne la vetta, ha speso il suo nome come sponsor. Nonché quello di un magistrato di sinistra come Nello Rossi, direttore della rivista di Md Questione giustizia, dove ha pubblicato alcuni articoli. Rossi è uomo disavoir faire e alla domanda se Pinelli sia stato un suo collaboratore fisso risponde solo con un fatto, i suoi articoli sono usciti nella sezione “Tribuna aperta”. Contributi spontanei dunque. Non richiesti dalla direzione.
In piazza Indipendenza la campagna acquisti di Pinelli non guadagna la sinistra dei togati che fa quadrato su un costituzionalista di fama come Roberto Romboli, di certo uomo poco incline, a differenza di Pinelli, al gettarsi in un’affannosa ricerca di consensi. Il pallottoliere gli consegna una vittoria “di destra”, appena colorata forse dal voto di un togato di Unicost. Abile giocoliere, quando per la prima volta siede accanto a Mattarella, spende il ricordo di una toga «di tutti» come Livatino. E cita quella sua frase, «quando moriremo ci chiederanno non quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili nell’interesse del Paese». Toccherà adesso a Pinelli garantire la credibilità del suo Csm da sempre scudo per le toghe italiane.