Corriere della Sera, 26 gennaio 2023
Aida, i magnifici quattro
VIENNA Una prima più prima di tutte le altre. Anna Netrebko (soprano), Elina Garanca (mezzosoprano), Jonas Kaufmann (tenore) e Luca Salsi (baritono). I Fab Four della lirica hanno cantato per la prima volta insieme. Accade all’Opera di Vienna, nell’Aida «di» Nicolas Joel, sul podio Nicola Luisotti. I primi a essere stati sorpresi sono loro, le quattro star. «Come avranno fatto a riunirci, trovando giorni in cui eravamo liberi tutti e quattro?», dice Luca Salsi. Qui ci racconta i retroscena di uno spettacolo che ha avuto un successo…faraonico. «Non c’è altro palcoscenico dove si possa avere un cast simile», scrive Wiener Zeitung. E lo Standard: «Un risultato degno di una prima assoluta».
È un allestimento del 1984, dunque una ripresa. In Italia è impensabile avere una compagnia del genere per uno spettacolo vecchio. Ci si può avvicinare, ma solo in una nuova produzione. Infatti il prossimo 7 dicembre per il Don Carlo alla Scala ci saranno Netrebko, Garanca e Salsi, che avrà la sua quinta apertura scaligera: «A Vienna c’è la stessa atmosfera ed elettricità, anche se è una produzione non nuova e super classica, mancavano solo gli elefanti».
In Austria il 29 va in tv su ORF III. Biglietti esauriti da sei mesi. All’uscita del teatro, i magnifici quattro sono attesi dalla folla delle rockstar. La gente è in smoking e le donne ingioiellate «come al 7 dicembre, in genere qui si viene più casual. Si sentono parlare mille lingue, come a Milano».
Quanto avete provato, siete arrivati all’ultimo momento? «Un cast così puoi metterlo su solo con poche prove. Ma abbiamo lavorato una settimana, non male per una ripresa». Ridono e scherzano, prima di immergersi nella profonda solitudine dei loro personaggi. E di essere sepolti dagli applausi. Salsi è l’ultima volta che canta Amonasro, il re dell’Etiopia padre di Aida, «un ruolo che dà poche soddisfazioni. Con Anna l’abbiamo fatta tante volte insieme, anche a Salisburgo con Riccardo Muti. Andiamo col pilota automatico. Cantiamo in coppia da 23 anni».
Il cantante italiano
«Nessuna rivalità,
le brutte esperienze
si hanno soltanto
con i colleghi scarsi»
Come indicazioni, poiché Joel è morto tre anni fa, ci sono gli assistenti registi della Staatsoper, dove si fa un’opera a sera e sono dipendenti del teatro. Le quattro star si sono auto gestite: «Ci hanno dato giusto uno schema, non ci hanno detto nulla sulle intenzioni registiche».
Rivalità? «Nessuna. Quando uno di noi non è in scena, si mette in quinta ad ascoltare gli altri. Ci diamo consigli, le brutte esperienze si hanno con i colleghi scarsi». Gelosie per i camerini?«Nessuna, giuro, anche se il mio è il più grande!». La russa Anna e la lettone Elina con la parrucca nera, al debutto come Amneris, la figlia del faraone sconfitta in amore, avevano già cantato insieme, anche a Vienna: «Sono due guerriere». Voci stupende, ruoli e registri diversi, ma la competizione in scena la vivono. Di cosa parlate tra voi? «Io e Jonas della comune passione per gli orologi. Ma i cantanti sono noiosi, parlano solo di opera. Anna abita a Vienna ed è molto brava in cucina, soprattutto nell’insalata russa che però loro chiamano in un altro modo. Oppure andiamo qui di fronte a Il Sole, il ristorante italiano di Aki Nuredini che è un po’ la casa dei musicisti. All’inizio Anna sembra schiva, distante, sulle sue; se la conosci è semplice e diventa la donna più generosa del mondo». Parlate del black face, il volto dipinto oggi al centro delle polemiche sul razzismo? «Siamo tutti d’accordo con Canio che nei Pagliacci dice che il teatro e la vita non sono la stessa cosa. Il movimento della cancel culture non c’entra nulla col teatro, ma pensiamo a Jago che definisce Otello il selvaggio dalle gonfie labbra. Allora cancelliamo Shakespeare. Bisogna andare all’opera con lo spirito di chi vuol ridere o piangere, non si tratta di sensibilità». Lui, come Amonasro, ha un costume «vecchio stampo e i capelli un po’ ingrigiti», e soltanto la matita sotto gli occhi: «Nessuno mi ha parlato del trucco, ma lui è etiope, ed io, etiopi bianchi non ne vedo. È una polemica ingiusta».
In quest’Aida tutto ruota attorno alla musica. «L’aspetto teatrale e visivo è meno centrale rispetto all’Italia, il pubblico è abbastanza conservatore, si vogliono ascoltare belle voci con i magnifici Wiener. La cultura musicale in Austria è al centro della vita sociale e non è residuale. Ricordo l’ex premier Conte che parlava di cultura come intrattenimento, un punto di vista completamente sbagliato, e detto nel momento sbagliato, con il Covid. Significa non sapere che Verdi non solo era un genio ma un contadino, un senatore, un uomo immenso».