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 2023  gennaio 26 Giovedì calendario

Storia del conte Attilio

Le radici del male, della violenza, si possono leggere soltanto nella propria carne. Di male ce n’è un bel po’ nei Promessi sposi manzoniani, uno dei romanzi più maltrattati della nostra storia letteraria, proprio perché romanzo imposto come lettura scolastica da professori bolsi. Ben lo sapeva Carlo Emilio Gadda che l’opera del Gran Lombardo l’ha sempre difesa a spada tratta. In questo centocinquantenario della morte dello scrittore si può trovare in libreria un romanzo che con uno dei cattivi del Manzoni gioca con intelligenza. Si intitola Il conte Attilio (Giunti, pagg. 454, euro 16,90) ed è a firma di Claudio Paglieri. Chi sia il conte Attilio non serve spiegare, o forse sì, visto che la scuola vive di voti e di bigini (ora sostituiti dalla più economica Wikipedia). E allora partiamo dal bigino. Il conte Attilio è il cugino di don Rodrigo, aiuta il nobilotto di molta spada e poco senno nel tentativo di catturare Lucia Mondella. Blasonato e ozioso, ha incorporato nel più becero dei modi l’etica del suo tempo e si arrovella in dispute cavalleresche dove onore fa rima con violenza. Si può dire che sia lui a mettere in moto le vicende del romanzo: il capriccio di don Rodrigo di far sua Lucia nasce da una scommessa partita proprio da lui. Sull’onda del desiderio di sopruso si attiverà per portare a compimento il piano del parente, andando ad esempio a Milano a perorare l’aiuto al potente conte zio perché impedisca a padre Cristoforo di interferire con la scommessa. Paglieri, che del personaggio si invaghì ai tempi del liceo preferendolo a Renzo Tramaglino, «una testa calda senza cervello», a Fra Cristoforo, «un invasato pasticcione» e a tutti gli altri, lo ha messo al centro di una narrazione parallela che ha soprattutto un pregio: dà ad Attilio un cognome, Arrigoni. Nel metterlo al centro di una vicenda di cappa e spada che è una sorta di prequel del romanzo, va a toccare uno dei grandi segreti dell’efficacia della trama e dell’ordito manzoniano. Ovvero il fatto che Alessandro Manzoni non aveva bisogno di nessun manoscritto anonimo seicentesco (lo strumento narrativo da cui parte il Nostro per giustificare la vicenda) a cui attingere. La storia della sua famiglia era più che sufficiente. Come mise in luce, alcuni anni fa, una ricercatrice dell’Università statale di Milano, la dottoressa Alessandra Dattero, nel breve ma denso studio Potere e ricchezza nel Seicento lombardo: la famiglia Manzoni della Valsassina (1997), i Manzoni avevano attraversato il Secolo di ferro a colpi di archibugio, di spada e di untori. E chi erano gli Arrigoni che Claudio Paglieri aggancia alla vicenda? I loro mortali nemici. Allora facciamo una rapida escursione nella Valsassina del Seicento. Questo anfratto delle Alpi posto nella parte settentrionale dello Stato di Milano era strategico per due motivi: era un passaggio per entrare nella Penisola ed era ricchissimo di miniere per la produzione del ferro. Nel pieno della Guerra dei Trent’anni entrambe le cose si rivelano fondamentali per la grande Storia e per chi fosse stato capace di approfittare dei suoi corsi e ricorsi. Tra questi, i membri della famiglia Manzoni che sul finire del Cinquecento erano dei semplici «negociatores» (leggasi mercanti di campagna) in quel di Barzio. Iniziano a prestare denaro, con il sistema del «fitto livellario francabile» (leggasi usura mascherata), poi si impadroniscono dei forni dove veniva lavorato il ferro, sempre più indispensabile nel divampare della guerra. Scoppia la peste e la gente ha fame in quarantena? I Manzoni prestano e poi pignorano. La comunità di premana, ad esempio, finisce sotto scacco. Intanto passano sempre più spesso alle vie di fatto. Nel 1639 Giacomo Maria Manzoni fa con tutta probabilità uccidere Luigi Arrigoni, uno dei loro principali avversari. Omicidio portato a termine con l’aiuto del figlio Pasino e di due bravi. Ma una decina di anni prima, durante la peste, era stato Ambrogio Arrigoni, zio di Luigi, ad accusare Giacomo Maria e i figli di Pompeo Manzoni di aver dato ordine ad alcuni untori affinché imbrattassero la sua casa di pestifere sostanze. Gli autori materiali dell’unzione vennero giustiziati con le ossa fracassate e attorcigliati su una ruota – sì proprio come il Gian Giacomo Mora di Storia della colonna infame – ma i Manzoni vennero riconosciuti innocenti. Del resto i Manzoni, stretti alleati dei feudatari della valle, i Monti, venivano quasi sempre riconosciuti innocenti. E intanto le intimidazioni continuavano, come quando nel 1684 Giuseppe Sacco, membro di una famiglia di giureconsulti, si ritrovò sotto la minaccia delle armi come un Don Abbondio qualsiasi. Quanto sapeva Manzoni di queste vicende familiari, compresa la vicenda di una certa Betta Manzoni, sedotta da Giovanni Ambrogio Arrigoni allo scopo di ottenere una deposizione contro Giacomo Maria Manzoni? Forse non lo sapremo mai con certezza. Ma di certo il romanzo di Paglieri, che gioca molto di fantasia e va incontro alle esigenze di un lettore che vuole cappa e spada, risveglia la curiosità. Per il resto ci sono gli storici che, sulle orme della Dattero, chissà cosa potrebbero trovare in Valsassina e negli archivi. Matteo Sacchi Giornale 26/1/23 @font-face {font-family:"Cambria Math”; panose-1:2 4 5 3 5 4 6 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:roman; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536870145 1107305727 0 0 415 0;}@font-face {font-family:Calibri; panose-1:2 15 5 2 2 2 4 3 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:swiss; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:-536859905 -1073732485 9 0 511 0;}@font-face {font-family:NunitoSans-Regular; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-alt:Cambria; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:roman; mso-font-format:other; mso-font-pitch:auto; mso-font-signature:0 0 0 0 0 0;}p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-unhide:no; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:"”; margin-top:0cm; margin-right:0cm; margin-bottom:10.0pt; margin-left:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman”,serif; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoChpDefault {mso-style-type:export-only; mso-default-props:yes; mso-fareast-font-family:Calibri; mso-fareast-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US; mso-bidi-font-style:italic;}.MsoPapDefault {mso-style-type:export-only; margin-bottom:10.0pt;}div.WordSection1 {page:WordSection1;}